tag:blogger.com,1999:blog-70288931809945316772024-03-16T17:09:42.288+01:00ReportageSiciliaReportageSicilia è uno spazio aperto di pensieri sulla Sicilia, ma è soprattutto una raccolta di immagini fotografiche del suo passato e del suo presente.
Da millenni, l'Isola viene raccontata da viaggiatori, scrittori, saggisti e cronisti, all'inesauribile ricerca delle sue contrastanti anime.
All'impossibile fine di questo racconto, come ha scritto Guido Piovene, "si vorrebbe essere venuti quaggiù per vedere solo una delle più belle terre del mondo"
Ernesto Olivahttp://www.blogger.com/profile/03541606610177865185noreply@blogger.comBlogger1414125tag:blogger.com,1999:blog-7028893180994531677.post-50916821633960236472024-03-16T17:05:00.001+01:002024-03-16T17:09:09.163+01:00IL PREZZO DEL NORD PER I SICILIANI DIVENTATI "STRANIERI SENZA PATRIA" <p style="text-align: justify;"></p><table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjM4UHBQXluydmjHTuvbJr0IcdkoE1OxieVCffnaZuyH0Z1B2Go6ILG_2sCD-j2McuWYlDzOTVtZv82cqgPHwUxIsVfWdc-p77TjpU63iVsngIMX2u42wsqsFZ39LPB0hmVsJlfQAcV28dEI-0yMYROys42QuMjHBX07buf9prcS4OBq8UlAb4cZVBvOFw/s3423/IMG_8207.JPG" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="3423" data-original-width="2277" height="640" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjM4UHBQXluydmjHTuvbJr0IcdkoE1OxieVCffnaZuyH0Z1B2Go6ILG_2sCD-j2McuWYlDzOTVtZv82cqgPHwUxIsVfWdc-p77TjpU63iVsngIMX2u42wsqsFZ39LPB0hmVsJlfQAcV28dEI-0yMYROys42QuMjHBX07buf9prcS4OBq8UlAb4cZVBvOFw/w426-h640/IMG_8207.JPG" width="426" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;"><span style="font-family: helvetica;">Partenza di emigranti siciliani da <b>Palermo</b>.<br />Foto tratta dalla rivista <i>"Il Mediterraneo"</i><br />edita dalla <b>Camera di Commercio di Palermo</b><br />nel <b>marzo</b> del <b>1970</b></span></td></tr></tbody></table><br /><span style="font-family: helvetica; font-size: large;"><br /></span><p></p><p style="text-align: justify;"><span style="font-family: helvetica; font-size: large;">Nel <b>dicembre </b>del <b>1960</b> <b>Vallecchi Editore</b> pubblicò a <b>Firenze</b> un libro-inchiesta nella collana <i>"Mezzo secolo"</i> curata da <b>Carlo</b> <b>Bo</b>, <b>Enrico Emanuelli</b> e <b>Giancarlo Vigorelli</b>. Il saggio, con una prefazione di <b>Geno Pampaloni</b>, portava il titolo <i>"Il prezzo del nord": </i>una non comune<i> </i>analisi degli scompensi sociali sofferti nelle regioni del <b>Settentrione d'Italia</b> da molti emigrati provenienti dal <b>Mezzogiorno</b>. Nella sola<b> Milano</b>, in quel <b>1960</b>, se ne contavano 45.000 provenienti dalla <b>Sicilia</b>;<b> </b>si calcola che quelli diretti soprattutto in <b>Lombardia</b>, <b>Piemonte</b>, <b>Liguria</b> ed <b>Emilia Romagna</b> negli <b>anni Sessanta</b> siano stati 610.000.<b> </b>Negli ultimi dieci anni, l'<b>Isola </b>ha nel frattempo continuato a patire il fenomeno migratorio: sarebbero circa 200.000 i siciliani - per lo più giovani con il possesso di titoli di studio - che hanno trovato occupazione nel <b>Centro-Nord d'Italia</b> ed all'estero. Nel libro-inchiesta di quel lontano <b>1960</b>, furono raccolte alcune testimonianze di emigrati siciliani incontrati a <b>Milano</b>, <b>Torino</b> e <b>Pavone Canavese</b>. Ne riportiamo tre, a ricordo delle sofferte storie di quelle centinaia di migliaia di isolani diventati allora - per usare la definizione di uno di loro - <i>"stranieri senza patria":</i> </span></p><p style="text-align: justify;"><span style="font-family: helvetica; font-size: large;"><b>SEBASTIANO G.</b>, disoccupato a Milano</span></p><p style="text-align: justify;"><span style="font-family: helvetica; font-size: large;"><i>"Venni via dalla Sicilia nel 1951.Prima giunsi a Milano io e stetti da solo quasi un anno. Una volta che ebbi trovato lavoro come manovale e anche la casa feci venire su la moglie e i figli. In Sicilia lavoravo sempre ma non ero mai pagato, facevo il falegname. Da quando sono a Milano faccio un pò di tutto: il manovale e anche il facchino. Il mio maggiore guadagno però è quando faccio le forme per le scarpe, di quelle con la molla che tengono bene la scarpa. In tempo di fortuna riesco a guadagnare anche 600 lire al giorno. A Milano mi trovo come tanti altri compaesani miei. Siamo ormai gente senza patria e si vive dove ci stanno i soldi che ci permettono di vivere"</i></span></p><p style="text-align: justify;"><span style="font-family: helvetica; font-size: large;"></span></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><span style="font-family: helvetica; font-size: large;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiBoKHFe_ej218UdwgweLSxFPGiP7zZ3RJM6XSoUG9s3Ny1L8iwvXA1kVCChUi5HXAdA_Tny-0veQ7zIi5bzh2tFBWp4d0Evk1VJR-ZpM4ucq3m1dZODhmIIBcJP7M8uDi1vBsi9ZgSp9_6SZL5sOB0Thg9HHIFpZnDK93ZLg7k-RUbnhVcl0gVcwjnJVU/s2389/IMG_8207%202.JPG" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="2389" data-original-width="2295" height="400" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiBoKHFe_ej218UdwgweLSxFPGiP7zZ3RJM6XSoUG9s3Ny1L8iwvXA1kVCChUi5HXAdA_Tny-0veQ7zIi5bzh2tFBWp4d0Evk1VJR-ZpM4ucq3m1dZODhmIIBcJP7M8uDi1vBsi9ZgSp9_6SZL5sOB0Thg9HHIFpZnDK93ZLg7k-RUbnhVcl0gVcwjnJVU/w384-h400/IMG_8207%202.JPG" width="384" /></a></span></div><span style="font-family: helvetica; font-size: large;"><br /><i><br /></i></span><p></p><p style="text-align: justify;"><span style="font-family: helvetica; font-size: large;"><b>CARMELO M.</b>, anni 41, manovale edile a Milano</span></p><p style="text-align: justify;"><span style="font-family: helvetica; font-size: large;"><i>"Cosa sono venuto a fare nel Nord, cosa ci rimango a fare. Chiunque mi domanda questa cosa io penso che non ci so rispondere perché mica sono sicuro che mi sistemerò bene anche se qui ci stanno i soldi e ci sta la gente ricca che si diverte e va in giro tutto il giorno. Credete che non la veda? Sicuro che la vedo, lavoro in un cantiere in via Palmanova e vedo la gente che cammina e sale in macchina uscita da belle case. Lavoro in centro dove ci sta la metropolitana e vedo tutte le persone che vanno nei negozi e sono contenti e ridono. Io da quando sono venuto su ho sempre lavorato, prima lavoravo al mio paese anche solo cento o centoventi giornate all'anno. Qui ho lavorato tutti i giorni, meno i primi due mesi quando andavo in giro a chiedere a questo e a quello. Tutti i giorni. So fare bene il mio mestiere e il mio capo dice che deve ancora vederne di uomini come me che sanno impastare bene la calcina, e indovinare subito quale è il mattone da mettere e come lo si deve tagliare per farlo entrare giusto insieme agli altri. Ma anche se lavoro tutti i giorni non prendo mai più di quaranta o quarantacinquemila lire al mese. A Castelvetrano, da dove vengo, prendevo assai meno, certe volte nulla, come già dissi, ma laggiù la vita costava pochissimo e per mangiare si spendeva una miseria. Qui da voi tutto costa caro e il pane e la pasta, la carne la mangiano tutti e si vede che la comprano ma io non so come fanno quelli come me al cantiere e che guadagnano come me. Loro pure la comprano, e prendono soldi come ne prendo io. Mi chiedete se sono contento di essere qui. Non vorrei fare discussioni. Può darsi di sì e può darsi di no. I punti da vedere sono tanti. Certo che quando stavo a campagna al mio paese era una vita assai più misera. E certe volte non si mangiava che pane e fichi, e quando erano le volte anche pane solamente. Ma lì si era tutti uguali. Qui non si è tutti uguali e c'è gente stessa come me che mi dice "terrun", che mi guarda male anche alla mia famiglia. Cosa credete che anch'io non mi sia chiesto da solo se ho fatto bene a venire al Nord, o se ho fatto male. Me lo chiedo tante volte. Ma non so mai cosa rispondere. Forse rispondo che ho fatto bene, che qui almeno lavoro anche se non mi basta per vivere. Non mi importa se mi dicono terrone, se dicono della gelosia e delle donne. Non ci dò risposta e non mi preoccupo. Ma è un'altra cosa quella che mi fa pensare. E' se potrò continuare a vivere così. Io dico che non si può vivere sempre male, che non ci si riesce. Lavorare o non lavorare, avere una busta paga o non averla, che differenza c'è se poi i soldi non ti bastano? Allora lavorare è come non lavorare. Qui ci sta la verdura che costa anche 100 lire l'etto. E l'uva costa 500 lire al chilo quando è la prima stagione. E anche i fichi costano tanto. Qui uno che guadagna quello che guadagno io è come se al mio paese non lavorasse. Fa quasi la stessa vita. Mia moglie non può aiutarmi perché è malata. Ecco come è la mia vita, sempre uguale da quando sono nato. Si può fare qualcosa per cambiarla? Io ci provo, più che lavorare non posso fare. Ma vedo che c'è troppa ingiustizia in giro. Chi ha tutto e chi ha niente. Io sono di quelli che non hanno niente, e se domani mi ammalassi, o cadessi da una scala col carico di mattoni sulle spalle? Chi pensa poi a me e ai miei? Non abbiamo mai avuto soldi da parte. I miei soldi finiscono subito, nel mangiare e quel poco per vestirci e l'affitto. Abito in via Forze Armate, in quella via ci stanno altri due di Castelvetrano e anche loro sono come me ma non ci pensano perché sono sempre contenti a vanno bere all'osteria..." </i></span></p><p style="text-align: justify;"><span style="font-family: helvetica; font-size: large;"><i></i></span></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><span style="font-family: helvetica; font-size: large;"><i><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiMWRk1I817R6tkf4-ehovuVfozu5mWOVZ3UvcWI7cpMltIzAYfyF5x3mAknDqwdMXXGbUi-Iok9CkNEgEAuOvpZHZCuuBOxxiapY4EQoquouDBDcap8F0cY9dWgrWyhoRp9kkL2UnmQDcTwpXwRLj2EUOm5oBuKUg9ZljfQZljld-o8B4wS1PuUftV2Rk/s4491/IMG_8207%203.JPG" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="4491" data-original-width="2685" height="640" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiMWRk1I817R6tkf4-ehovuVfozu5mWOVZ3UvcWI7cpMltIzAYfyF5x3mAknDqwdMXXGbUi-Iok9CkNEgEAuOvpZHZCuuBOxxiapY4EQoquouDBDcap8F0cY9dWgrWyhoRp9kkL2UnmQDcTwpXwRLj2EUOm5oBuKUg9ZljfQZljld-o8B4wS1PuUftV2Rk/w382-h640/IMG_8207%203.JPG" width="382" /></a></i></span></div><span style="font-family: helvetica; font-size: large;"><i><br /> </i></span><p></p><p style="text-align: justify;"><span style="font-family: helvetica; font-size: large;"><b>GIUSEPPE G.</b>, 57 anni, lattaio a Milano</span></p><p style="text-align: justify;"><span style="font-family: helvetica; font-size: large;"><i>"Io vengo da Piazza Armerina, in provincia di Enna, e sono a Milano dal 1925. Al mio paese facevo il calzolaio, non guadagnavo molto anche se avevo il lavoro assicurato e così sono venuto al Nord, in cerca di fortuna. In poche settimane trovai casa e lavoro, dapprima come calzolaio e poi potei acquistare questo negozio e da 7-8 anni faccio il lattaio. Io sono venuto a Milano molto giovane e perciò mi sono adattato senza fatica al nuovo tipo di vita che affrontavo; però, se non avessi avuto fortuna, sarei senz'altro tornato al mio paese. Adesso, io ho là parenti che sono poveri e vivono come delle bestie e vorrebbero venire a Milano: Però se nel Sud ci fosse da lavorare, io ci tornerei e credo che nessuno verrebbe via, perché là il clima è migliore e il paese è più bello e poi là ci sono anche i parenti e gli amici: Ma siccome giù non c'è più niente da fare, non penso nemmeno più a ritornare in Sicilia. Qui invece ci sono molte possibilità di lavoro, e non è nemmeno vero che la gente ce l'abbia con i meridionali. Io qui sto bene, ho la famiglia, gli amici, molti dei quali miei compaesani che come me si sono ben sistemati al Nord ed è talmente tanto tempo che sono qui che quasi mi sento più settentrionale che meridionale" </i></span></p>Ernesto Olivahttp://www.blogger.com/profile/03541606610177865185noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-7028893180994531677.post-3136852193088426762024-03-13T19:23:00.003+01:002024-03-13T19:25:17.264+01:00FATICHE E SOFFERENZE DEI SALINARI DI TRAPANI<p style="text-align: justify;"></p><table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjqj_erGbwAo3dPUD_I0X65YUWUrj5efhnfPAED_nXmxqcZRCALTgNVubFoy8khFe2Ze7NPNyIi5f9gSo7MFlo6F29KTQNPN34wfMqUNVbswPuuwiakSJ0c4v8knrMLamro5oFnLFTpqN2PkrQFkeOqy2Fph0d7Un-fhjP3A7jbXwlfTAonGEaUcK-Iub4/s2851/IMG_8220%202.JPG" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="2851" data-original-width="2007" height="640" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjqj_erGbwAo3dPUD_I0X65YUWUrj5efhnfPAED_nXmxqcZRCALTgNVubFoy8khFe2Ze7NPNyIi5f9gSo7MFlo6F29KTQNPN34wfMqUNVbswPuuwiakSJ0c4v8knrMLamro5oFnLFTpqN2PkrQFkeOqy2Fph0d7Un-fhjP3A7jbXwlfTAonGEaUcK-Iub4/w450-h640/IMG_8220%202.JPG" width="450" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;"><span style="font-family: helvetica;">Salinari al lavoro a<b> Trapani</b>.<br />Foto tratta dalla rivista<br /><i>"Vie Mediterranee"</i><br />edita da <b>Palermo</b> nel <b>settembre</b> del <b>1959</b></span></td></tr></tbody></table><span style="font-family: helvetica;"><br /><span style="font-size: large;"><br /></span></span><p></p><p style="text-align: justify;"><span style="font-family: helvetica; font-size: large;">Si deve a <b>Guido Piovene</b> ed al suo <i>"Viaggio in Italia"</i> ( <b>Arnoldo</b> <b>Mondadori Editore</b>, <b>1957</b>, <b>Milano</b> ) una non comune descrizione dell'organizzazione del lavoro allora adottata nella raccolta del sale a <b>Trapani</b>. Prima di lui, la narrazione delle saline da parte di viaggiatori e saggisti di passaggio a <b>Trapani</b> si era limitata a sottolineare la suggestione del paesaggio, ignorando la durissima opera dei salinari. <b>Daniel Simond</b>, ad esempio, pochi mesi prima aveva scritto in <i>"Sicilia"</i> ( <b>Edizioni Salvatore Sciascia</b>, <b>Caltanissetta-Roma</b>, <b>1956</b> ):</span></p><p style="text-align: justify;"><span style="font-family: helvetica; font-size: large;"><i>"Il sole ed il vento agevolano l'evaporazione, trasformando queste lagune in altrettante tovaglie abbaglianti di neve. Gli operai, a loro volta, ammucchiano il sale in coni cristallini. Tutto questo candore, aggiunto al volo dei gabbiani, alle vele che solcano il vicino mare, al bianco delle case che in esso si specchiano, dona a Trapani un aspetto singolarissimo..."</i></span></p><p style="text-align: justify;"><span style="font-family: helvetica; font-size: large;"></span></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><span style="font-family: helvetica; font-size: large;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEib2UZuIUJfDXZZQ6Q9tLlRiWDjYNFF-Okgm132i6Z5fnay87WnSr2x27mVz4K21GDmjilbZ3b84NN1_0S2V0oDaUP1CxJiOZruj7pyYfsi_l2QZe6v4BcXtlchKf8gczRoeFdbwaeHnOSel7sKn6MNXARHg_NxXPyuPBI2NqMQag6EinrviEBWGrWkorc/s2881/IMG_8220%202.JPG" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="2881" data-original-width="2028" height="640" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEib2UZuIUJfDXZZQ6Q9tLlRiWDjYNFF-Okgm132i6Z5fnay87WnSr2x27mVz4K21GDmjilbZ3b84NN1_0S2V0oDaUP1CxJiOZruj7pyYfsi_l2QZe6v4BcXtlchKf8gczRoeFdbwaeHnOSel7sKn6MNXARHg_NxXPyuPBI2NqMQag6EinrviEBWGrWkorc/w450-h640/IMG_8220%202.JPG" width="450" /></a></span></div><span style="font-family: helvetica; font-size: large;"><br /><i><br /></i></span><p></p><p style="text-align: justify;"><span style="font-size: large;"><span style="font-family: helvetica;">Ben più attento alle condizioni di impiego degli operai impegnati nelle saline è il racconto di </span><b><span style="font-family: helvetica;">Piovene</span></b><span style="font-family: helvetica;">:</span></span></p><p style="text-align: justify;"><i><span style="font-size: large;">"<span style="font-family: helvetica;">I lavoratori del sale sono divisi quasi in due caste distinte, i trapanesi addetti alle saline tutto l'anno, e gli stagionali, braccianti agricoli provenienti dalle campagne circostanti per la raccolta. L'andamento di una salina è molto simile del resto a quello di un'azienda agricola, con un fattore responsabile, che prende il nome di curatolo. </span></span><span style="font-family: helvetica; font-size: large;">Fissi o stagionali che siano, i lavoratori del sale devono possedere una grande robustezza fisica, ed essere immunizzati per abitudine dagli effetti nocivi.</span></i></p><p style="text-align: justify;"><i></i></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><i><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhbnyL7xpb6DqdFYyNPMQqdJh4b081iDG7sT_TEzI1vWrvGalkOlm-yyr3N1NedoY5P_GEW4w4PvfI3DdyTDtYZ9SNW4hkphEJGAra5dAepQjWBiyfEDjnE2nsSry8wFEHRhikAVNpwd2N6ckCox7Vjt03Ao6bVqT-eO7uC8aUEP593Wft2C3lmUBKzCTQ/s4392/IMG_8220.JPG" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="2888" data-original-width="4392" height="263" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhbnyL7xpb6DqdFYyNPMQqdJh4b081iDG7sT_TEzI1vWrvGalkOlm-yyr3N1NedoY5P_GEW4w4PvfI3DdyTDtYZ9SNW4hkphEJGAra5dAepQjWBiyfEDjnE2nsSry8wFEHRhikAVNpwd2N6ckCox7Vjt03Ao6bVqT-eO7uC8aUEP593Wft2C3lmUBKzCTQ/w400-h263/IMG_8220.JPG" width="400" /></a></i></div><i><br /><span style="font-family: helvetica; font-size: large;"><br /></span></i><p></p><p style="text-align: justify;"><i><span style="font-family: helvetica; font-size: large;">Infatti il sale si trasporta per lunghi tratti a spalla, chiuso in grossi sacchi e di corsa, perché il compenso è a cottimo; e l'acqua delle salamoie, che corrode e brucia, copre di piaghe i piedi degli inesperti, come in tempo di guerra coi lavoratori avventizi..."</span></i></p>Ernesto Olivahttp://www.blogger.com/profile/03541606610177865185noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-7028893180994531677.post-90714247636844154062024-03-10T16:11:00.001+01:002024-03-10T16:13:15.791+01:00LO SPOPOLAMENTO DI POLLINA, IL "PITTORESCO BORGO" DI CESARE BRANDI<p style="text-align: justify;"><span style="font-family: helvetica; font-size: large;"></span></p><table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjcJQfmRvEw0jA8M67jhk0wuXOLutnR9h6o0Ji0eC98l2xkZ4b2xAL5_fcRHBdTa9ZU-Xf_ZXH2nxIqfUIezaSpWvyXmyLRykt8UqwU_gMQm_1f11H4dYlH7FktJeyulCTAUz17HuZmXhOuge-jMTmsUQN0bWDI63mIPznnIgkdoih8HrGqyB2brVyLhaI/s4286/IMG_8219%202.JPG" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="4286" data-original-width="3127" height="640" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjcJQfmRvEw0jA8M67jhk0wuXOLutnR9h6o0Ji0eC98l2xkZ4b2xAL5_fcRHBdTa9ZU-Xf_ZXH2nxIqfUIezaSpWvyXmyLRykt8UqwU_gMQm_1f11H4dYlH7FktJeyulCTAUz17HuZmXhOuge-jMTmsUQN0bWDI63mIPznnIgkdoih8HrGqyB2brVyLhaI/w466-h640/IMG_8219%202.JPG" width="466" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;"><span style="font-family: helvetica;">Scena di vita quotidiana a <b>Pollina</b><br />negli <b>anni Sessanta </b>dello scorso secolo.<br />Fotografia tratta dalla rivista<br /><i>"Palermo"</i>, edita dalla <b>Provincia di Palermo</b><br />nel <b>giugno</b> del <b>1965</b></span></td></tr></tbody></table><span style="font-family: helvetica; font-size: large;"><br /><i><br /></i></span><p></p><p style="text-align: justify;"><span style="font-family: helvetica; font-size: large;"><i>"Pittoresco borgo"</i> definì <b>Pollina</b> lo storico dell'arte <b>Cesare Brandi</b>, dando lustro al piccolo comune delle <b>Madonie </b>abbarbicato in piena solitudine a 760 metri sul livello del mare. Qui la torre del castello venne utilizzata nel <b>1548 </b>dal matematico ed astronomo messinese <b>Francesco Maurolico </b>per l'osservazione del cielo e la correzione delle <b>tavole Alfonsine</b>, le <b>Effemeridi</b> astronomiche del suo tempo.</span></p><p style="text-align: justify;"><span style="font-family: helvetica; font-size: large;">Tre secoli dopo, <b>Vito Amico</b> lo descrisse come un paese <i>"fondato nella vetta di un monte, che soprastando sugli altri alla spiaggia aquilonare della Sicilia, sovraneggia a tutta la regione ed all'opposto mar Tirreno..."</i></span></p><p style="text-align: justify;"><span style="font-family: helvetica; font-size: large;">Insieme a <b>Castelbuono</b>,<b> Pollina </b>ha<b> </b>conservato per lungo tempo il primato siciliano nella produzione della manna, un prodotto che sino alla vigilia del secondo dopoguerra veniva coltivato in una ventina di comuni del palermitano e del trapanese. Come tanti altri centri montani, oggi <b>Pollina</b> soffre gli effetti dello spopolamento, qui accentuato dallo sviluppo turistico e commerciale del sottostante centro abitato di <b>Finale di Pollina</b>, lungo la <b>statale 113</b>. Nel <b>giugno</b> del <b>1993, </b>uno sciame sismico provocò nel vecchio centro storico il crollo di alcune palazzine e seri danni al patrimonio monumentale: una calamità naturale che accrebbe allora il numero di famiglie che decisero di abbandonare il <i>"pittoresco borgo" </i>descritto anni prima da <b>Brandi</b>. </span></p>Ernesto Olivahttp://www.blogger.com/profile/03541606610177865185noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-7028893180994531677.post-79719243456216683642024-03-06T16:45:00.004+01:002024-03-06T16:45:45.617+01:00L'ELOGIO DEL FICODINDIA DEL SIGNOR BUCAN<p style="text-align: justify;"><table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiIkoW2PgpZ4hHakLNRpqYW6WyfpWiAezJg9ZgSFaDWHhdUi-UDcht9w6Wx_NR6Le0t7lmENs23oPlrFLzu2S0_X_IBha6lDqYawtGaFRJwHidko8IaYJ9-LPlCwA1in71v-ljLtITzkU1V8heY_Y5E9TydbwFypYt-KPWQrm0n4HkgD4Mz7g_jI9awhGQ/s1613/IMG_8185.JPG" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="1613" data-original-width="1205" height="640" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiIkoW2PgpZ4hHakLNRpqYW6WyfpWiAezJg9ZgSFaDWHhdUi-UDcht9w6Wx_NR6Le0t7lmENs23oPlrFLzu2S0_X_IBha6lDqYawtGaFRJwHidko8IaYJ9-LPlCwA1in71v-ljLtITzkU1V8heY_Y5E9TydbwFypYt-KPWQrm0n4HkgD4Mz7g_jI9awhGQ/w478-h640/IMG_8185.JPG" width="478" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;"><span style="font-family: helvetica;">Foto<br /><b>Ernesto Oliva</b>-<b>ReportageSicilia</b></span></td></tr></tbody></table><br /><span style="font-family: helvetica; font-size: large;"><br /></span></p><p style="text-align: justify;"><span style="font-family: helvetica; font-size: large;">Nel corso del suo viaggio in <b>Sicilia</b>, nell'<b>estate</b> del <b>1891</b>, lo scrittore francese <b>René Bazin</b> ebbe modo di notare la diffusione del ficodindia: una pianta capace di crescere spontaneamente nei luoghi più inaccessibili ed imprevedibili di campagne e città. Da un ex ufficiale francese - il signor <b>Bucan</b>, procuratore generale dei beni in <b>Sicilia</b> del <b>duca d'Aumale</b> -<b> Bazin</b> apprese le virtù di questa specie botanica e dei suoi frutti, ancora più gustosi se mangiati dopo una pioggia: </span></p><p style="text-align: justify;"><span style="font-family: helvetica; font-size: large;"><i>"Con una ventina di fichidindia, il valore di due soldi forse, e</i> <i>un</i> <i>pò di pane </i>- si legge nell'opera di <b>Bazin</b> <i>"Sicilia. Bozzetti </i>i<i>taliani"</i> ( <i>Edizioni e Ristampe Siciliane</i>, <b>Palermo</b>, <b>1979</b> ) - <i>un siciliano trova la maniera di fare la prima colazione, di pranzare, di cenare e di cantare nell'intervallo. Sono freschi, sono sani. Avvolti in carta sottile, si conservano fino ad aprile. Non è quindi un frutto prezioso? L'albero non lo è di meno. Difende i nostri vigneti e i nostri campi di grano come nessun roveto e barriera lo può fare. La pala, affettata, viene data al bestiame in inverno. I rami malati servono da lettiera. Nulla si perde del ficodindia..."</i></span></p>Ernesto Olivahttp://www.blogger.com/profile/03541606610177865185noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-7028893180994531677.post-4471008842012864262024-03-06T15:06:00.001+01:002024-03-06T15:06:44.664+01:00LA PRIMA PIETRA DI GIBELLINA NUOVA<p style="text-align: justify;"><table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiQv73k83w49Ztix77qAMVT6GtCCKBHAbJI1mY2fUOiAVUPoFRUy3mgeN-tGgJba2u5VSkGN0r6xKxWL0-RnZAoF4ok2Dw5lAhXwLR9uAiEDi9jxph5DWNbnbT3C-jTun1n8ryimbrD0TipWhCv3iW5sWEmZhgfcR8c9t8y1bsPcB8Fwx-vKzpOHgbFqLE/s3068/IMG_8209%202%203.JPG" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="3068" data-original-width="2139" height="640" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiQv73k83w49Ztix77qAMVT6GtCCKBHAbJI1mY2fUOiAVUPoFRUy3mgeN-tGgJba2u5VSkGN0r6xKxWL0-RnZAoF4ok2Dw5lAhXwLR9uAiEDi9jxph5DWNbnbT3C-jTun1n8ryimbrD0TipWhCv3iW5sWEmZhgfcR8c9t8y1bsPcB8Fwx-vKzpOHgbFqLE/w446-h640/IMG_8209%202%203.JPG" width="446" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;"><span style="font-family: helvetica;">La posa della prima pietra<br />di <b>Gibellina Nuova</b>.<br />Fotografia tratta da <i>"Il Mediterraneo"</i>,<br />opera citata</span></td></tr></tbody></table><br /><span style="font-family: helvetica; font-size: large;"><br /></span></p><p style="text-align: justify;"><span style="font-family: helvetica; font-size: large;">La mattina del <b>primo febbraio</b> del <b>1973 </b>- cinque anni dopo il terremoto che aveva distrutto il vecchio paese di circa 6.000 abitanti - </span><span style="font-family: helvetica; font-size: large;">il sindaco di <b>Gibellina</b> <b>Ludovico Corrao</b> pose la prima pietra e sparse mucchi di terra nel luogo in cui ebbe inizio la costruzione del nuovo centro abitato. Il sito era quello di contrada <b>Salinella</b>, a<b> </b>distanza di 18 chilometri dalle rovine dell'originaria <b>Gibellina</b>.<b> </b>L'evento venne immortalato dallo scatto riproposto nel post e tratto dalla rivista <i>"Il Mediterraneo"</i>, edita dalla <b>Camera di Commercio di Palermo</b> nel <b>febbraio</b> del <b>1973</b>. Nella didascalia che accompagnò allora la fotografia si legge:</span></p><p style="text-align: justify;"><span style="font-family: helvetica; font-size: large;"><i>"Corrao ha sottolineato che la manifestazione, indetta dal consiglio comunale, che ha approvato il piano di opere per il trasferimento totale dell'abitato, non vuole essere soltanto un simbolo ma un momento di lotta. Ha annunciato inoltre che l'elaborazione del piano di attuazione avverrà in stretto contatto e collaborazione con l'amministrazione comunale, quale espressione della volontà popolare" </i></span></p>Ernesto Olivahttp://www.blogger.com/profile/03541606610177865185noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-7028893180994531677.post-49219669154849559632024-02-25T11:01:00.006+01:002024-02-25T11:03:42.205+01:00LA PANCHINA DI LEONARDO SCIASCIA A TERRASINI<p style="text-align: justify;"></p><table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhJD7BzDg8KOQnhArWxj-EaK-RMDmA5DqukpB6MSHmcNfA9znnp8XnbDoUDV-dDKFgiTXMnnRMmVV3kWNlxkr0vpnhyS5aUGxz9PiculzJrpbGDJ6Li4460ADjevYeFejGnhn7iGPbs7UzULE4pqaA3bBx87uZ0XvghWmiIDH2WeJ8v5cpnvMOOO0WjamQ/s4860/IMG_8143.JPG" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="4860" data-original-width="3238" height="640" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhJD7BzDg8KOQnhArWxj-EaK-RMDmA5DqukpB6MSHmcNfA9znnp8XnbDoUDV-dDKFgiTXMnnRMmVV3kWNlxkr0vpnhyS5aUGxz9PiculzJrpbGDJ6Li4460ADjevYeFejGnhn7iGPbs7UzULE4pqaA3bBx87uZ0XvghWmiIDH2WeJ8v5cpnvMOOO0WjamQ/w426-h640/IMG_8143.JPG" width="426" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;"><span style="font-family: helvetica;">Fotografie<br /><b>Ernesto Oliva</b>-<b>ReportageSicilia</b></span></td></tr></tbody></table><br /><span style="font-family: helvetica; font-size: large;"><br /></span><p></p><p style="text-align: justify;"><span style="font-family: helvetica; font-size: large;">A <b>Leonardo Sciascia</b> sono state dedicate in passato due emissioni filateliche: la prima nell'<b>ottobre del 2010 </b>- ad opera di <b>Poste Italiane</b> - l'altra nel <b>novembre del 2021</b>, nel centenario della nascita, da parte del <b>Ministero delle Imprese</b>. Nel <b>2019</b>, una rappresentazione dello scrittore di <b>Racalmuto</b> è stata ritratta all'interno di un francobollo dipinto su una delle cinque <i>"panchine letterarie"</i> realizzate da artisti locali a <b>Terrasini</b>. Quella dedicata a <b>Sciascia</b> - le altre omaggiano <b>Andrea Camilleri</b>, <b>Rosa Balistreri</b>, <b>Giuseppe</b> <b>Tornatore</b> e <b>Giovanni Meli</b> - è opera di <b>Maria Maniaci</b>. L'opera che ritrae <b>Leonardo Sciascia </b>con alle spalle una rappresentazione della <b>Sicilia</b> è rivolta verso il mare e la costa di <b>Cala Rossa</b>: circostanza che avrebbe fatto sorridere lo scrittore agrigentino, siciliano <i>"terragno"</i>, cresciuto e rimasto legato, come molti suoi conterranei, all'entroterra familiare delle zolfare. </span></p><p style="text-align: justify;"></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEie2Ki1disfDwF4x6klplLKNZXC_5oaTzNwac7EKz66i70dYbpeV7RTe2g8bBRw8siQBXQ9OcN7urZJwTsGyPQNreXEN4qAMQVCfzYb2N3515WAhKB4Njh5OTaVWvPPDesM01dBJeuzxJrFyjNptbCUR7ugTOrldhfBAKV-q6YDF3UzjyWasLTPPvs5XNI/s3300/IMG_8144%202.JPG" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="3300" data-original-width="2479" height="640" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEie2Ki1disfDwF4x6klplLKNZXC_5oaTzNwac7EKz66i70dYbpeV7RTe2g8bBRw8siQBXQ9OcN7urZJwTsGyPQNreXEN4qAMQVCfzYb2N3515WAhKB4Njh5OTaVWvPPDesM01dBJeuzxJrFyjNptbCUR7ugTOrldhfBAKV-q6YDF3UzjyWasLTPPvs5XNI/w480-h640/IMG_8144%202.JPG" width="480" /></a></div><br /><span style="font-family: helvetica; font-size: large;"><br /></span><p></p><p style="text-align: justify;"><span style="font-family: helvetica; font-size: large;">Del rapporto dei siciliani con il mare, <b>Sciascia</b> così scrisse nelle famose pagine del saggio <i>"Rapporto sulle coste siciliane"</i> ( <i>"La corda pazza. Scrittori e cose della Sicilia"</i>, <b>Einaudi</b>, <b>1970</b>, <b>Torino</b> ):</span></p><p style="text-align: justify;"><span style="font-family: helvetica; font-size: large;"><i>"... E come lo zolfataro altro non era che il contadino strappato alla campagna, in effetti il marinaio altro non è che il contadino costretto al mare dalla necessità: il contadino che più non ritrova alle sue spalle la terra da coltivare, e ha davanti il mare..."</i></span></p>Ernesto Olivahttp://www.blogger.com/profile/03541606610177865185noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-7028893180994531677.post-48936883007915789082024-02-25T09:26:00.003+01:002024-02-25T09:26:16.558+01:00LE CASE DI PANAREA DI IVAN MOSCA<p> </p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEg9iEAseDa3D527cHuZNC2Th79Ev7IIvjEs5tmDtWVbJiyeP-Px1TrfTi7N1wuuEFkzg-7O8ikq0Z7dH6eQnzBP_dwSzLfk62tG7Z9tSSQ-6RCb_sXdz5Ko3HRBGefxZN6ZeelRbRKixOxqidPAGdcB8D_UdSuOXXgodNC4DkcWGeKSycL1SGxJQz0op6Y/s3613/IMG_8154.JPG" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="3613" data-original-width="2788" height="640" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEg9iEAseDa3D527cHuZNC2Th79Ev7IIvjEs5tmDtWVbJiyeP-Px1TrfTi7N1wuuEFkzg-7O8ikq0Z7dH6eQnzBP_dwSzLfk62tG7Z9tSSQ-6RCb_sXdz5Ko3HRBGefxZN6ZeelRbRKixOxqidPAGdcB8D_UdSuOXXgodNC4DkcWGeKSycL1SGxJQz0op6Y/w494-h640/IMG_8154.JPG" width="494" /></a></div><br /><p></p>Ernesto Olivahttp://www.blogger.com/profile/03541606610177865185noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-7028893180994531677.post-19436590331358814692024-02-11T16:29:00.001+01:002024-02-11T16:29:13.677+01:00L'"ARTE DI MARE" DEI TONNAROTI DI SCOPELLO<p style="text-align: justify;"><table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEieRPuHEp6-CEm-WwkRs5CSJIoOzaOD1Bzh-Y_UncPrS0aYo8AQqo0sQYR0yb7brl99GbK5EKww5vurV-iXbvbSEKWvgGQgrKL0uqvi6E7l1VjZifb57GNyBaYkLWuHjxoG-HJYyaIwOx0fkaW1zIVQohwyWxqeU_7LBh8WlC5Zant6S53pXFsYdGxcmbc/s2765/IMG_8126.JPG" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="2765" data-original-width="2091" height="640" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEieRPuHEp6-CEm-WwkRs5CSJIoOzaOD1Bzh-Y_UncPrS0aYo8AQqo0sQYR0yb7brl99GbK5EKww5vurV-iXbvbSEKWvgGQgrKL0uqvi6E7l1VjZifb57GNyBaYkLWuHjxoG-HJYyaIwOx0fkaW1zIVQohwyWxqeU_7LBh8WlC5Zant6S53pXFsYdGxcmbc/w484-h640/IMG_8126.JPG" width="484" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;"><span style="font-family: helvetica;">Mattanza a <b>Scopello</b>.<br />Fotografia tratta dal saggio<br /><i>"Le forme del lavoro.<br />Mestieri tradizionali in Sicilia"</i>,<br />edito nel <b>1986</b><br />dall'<b>assessorato regionale ai BB.CC</b></span></td></tr></tbody></table><br /><span style="font-family: helvetica; font-size: large;"><br /></span></p><p style="text-align: justify;"><span style="font-family: helvetica; font-size: large;">Le prime notizie documentarie sull'attività della <b>tonnara di Scopello</b> risalgono al <b>1312</b>. Da quella lontana epoca e sino al <b>1980</b>, l'attività di pesca dei tonni in questo comprensorio tirrenico del trapanese ha coinvolto generazioni di raisi, tunnaroti, cabbanisti, capiguardia, massari, mascaioli, muciari, mastri calafati e d'ascia, ri bagghiu e ri camparia e di calafato; ed ancora, di mattanzari, parascarmeri, portancoddu, rimurchieri, runchiaturi, sciabbicoti, vardiani, vasciddari, vintuteri, vuttari e semplici "abbintizzi". </span></p><p style="text-align: justify;"></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhk-ELZqGcrS8PPGFrVvKUL4UqVe-pol-w8xckrrWFkxb23tRTTjT6myrYEUjw20iAnR1Wn7ECAzCUnU2G1mP8JMD5LBYKFmp0qwUVN8AfX2N4dHYlcGCiRzRGZsBd08LUFQnq6OFKP2wO1cty_bt8cvtvjXLcvE1D_UtppVzedHq9sT8PRE5pdCDuw13A/s1754/IMG_8126%202%202.JPG" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="1754" data-original-width="1656" height="400" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhk-ELZqGcrS8PPGFrVvKUL4UqVe-pol-w8xckrrWFkxb23tRTTjT6myrYEUjw20iAnR1Wn7ECAzCUnU2G1mP8JMD5LBYKFmp0qwUVN8AfX2N4dHYlcGCiRzRGZsBd08LUFQnq6OFKP2wO1cty_bt8cvtvjXLcvE1D_UtppVzedHq9sT8PRE5pdCDuw13A/w378-h400/IMG_8126%202%202.JPG" width="378" /></a></div><br /><span style="font-family: helvetica; font-size: large;"><br /></span><p></p><p style="text-align: justify;"><span style="font-family: helvetica; font-size: large;">Alcuni di questi artefici della pesca della tonno si tramandarono nei secoli il mestiere di padre in figlio. Più il ruolo specifico richiedeva abilità ed esperienza - ha scritto <b>Rosario Lentini </b>nel saggio di <b>Vincenzo Consolo</b> <i>"La pesca del tonno in Sicilia"</i> ( Sellerio, Palermo, 1986 ), opera da cui abbiamo tratto il glossario - <i>"più la prestazione lavorativa si connotava come "arte" di mare..."</i></span></p><p style="text-align: justify;"><span style="font-family: helvetica; font-size: large;"></span></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><span style="font-family: helvetica; font-size: large;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgdwQU8k5O7izj1EB4ty-h-vC8n8HpKt5Rrn-8h34qmX4YKmRykUoEI67hZhvsJ7oPW8aSdqxtdBMVwTzUXuLCqVX2xm-wekqD-KSXXOqFm41fEs4hPkJnl86Oh82rQTWjB2qEWMqhZFMlKG25urdFWmTAUDAvOb-gjfmHs-Mn99feTcfdEMUQ24-2diY4/s3849/IMG_8126%202.JPG" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="2875" data-original-width="3849" height="299" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgdwQU8k5O7izj1EB4ty-h-vC8n8HpKt5Rrn-8h34qmX4YKmRykUoEI67hZhvsJ7oPW8aSdqxtdBMVwTzUXuLCqVX2xm-wekqD-KSXXOqFm41fEs4hPkJnl86Oh82rQTWjB2qEWMqhZFMlKG25urdFWmTAUDAvOb-gjfmHs-Mn99feTcfdEMUQ24-2diY4/w400-h299/IMG_8126%202.JPG" width="400" /></a></span></div><span style="font-family: helvetica; font-size: large;"><br /><i><br /></i></span><p></p>Ernesto Olivahttp://www.blogger.com/profile/03541606610177865185noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-7028893180994531677.post-67821283160903400742024-02-11T14:34:00.006+01:002024-02-11T14:38:40.539+01:00AUTOSTRADA PALERMO-CATANIA, SINTESI DI UNA GENESI SOFFERTA<p style="text-align: justify;"><span style="font-family: helvetica; font-size: large;"></span></p><table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgx-5WyDFQD3bTYR8DUJmbPn6HoTUt-PniJoDxDC5GU4zTd27lpi1SWnEVVRbzBUf0msmn2sU3VLC4O4kDAJVCe3CMq4moMlrQmUI_5vt9dVKvrGeS_gzvUdpo5mzEf1EbWJONXLm_dekfGEUaQHRz93D4-qCNjccVZ51Fk8AXomb1Fzghpg3KVmNiHRYE/s4251/IMG_8082.JPG" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="4251" data-original-width="3089" height="640" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgx-5WyDFQD3bTYR8DUJmbPn6HoTUt-PniJoDxDC5GU4zTd27lpi1SWnEVVRbzBUf0msmn2sU3VLC4O4kDAJVCe3CMq4moMlrQmUI_5vt9dVKvrGeS_gzvUdpo5mzEf1EbWJONXLm_dekfGEUaQHRz93D4-qCNjccVZ51Fk8AXomb1Fzghpg3KVmNiHRYE/w466-h640/IMG_8082.JPG" width="466" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;"><span style="font-family: helvetica;">Cantieri per la costruzione<br />dell'<b>autostrada Palermo-Catania</b>.<br />Le fotografie del post<br />sono tratte dalla rivista<br /><i>"Sicilia Tempo" </i>del <b>luglio 1970</b></span></td></tr></tbody></table><span style="font-family: helvetica; font-size: large;"><br /><i><br /></i></span><p></p><p style="text-align: justify;"><span style="font-family: helvetica; font-size: large;"><i>"Autostrada, dunque. Su questo, i siciliani sono tutti d'accordo. Quando però bisogna decidere da quale parte convenisse cominciarla, sono sorti i contrasti. Palermo voleva cominciare dalla sua parte, e i catanesi temevano che, dopo metà dei lavori, i fondi ( ai quali avrebbero contribuito ) si esaurissero; col risultato che Palermo avrebbe pur sempre avuto un pezzo di autostrada, e attirato insediamenti industriali, mentre Catania sarebbe rimasta al punto di partenza... Il ritardo nella costruzione dell'autostrada danneggia anche le province intermedie; adesso l'ordine cronologico è stato concordato, e l'opera dovrebbe essere finita entro due anni, ma c'è di mezzo l'ANAS, e speriamo che i loro numi tutelari ( arabi, greci e normanni ) assistano i siciliani..."</i></span></p><p style="text-align: justify;"><span style="font-family: helvetica; font-size: large;">Così nel <b>novembre del 1965</b> il giornalista <b>Piero Ottone</b> raccontò la <i>"deprecabile polemica"</i> che negli anni precedenti in <b>Sicilia</b> aveva contribuito a rallentare l'iter per la progettazione e l'inizio della costruzione dell'<b>autostrada Palermo-Catania</b>. Sei mesi prima - il <b>15 maggio</b> - la campanilistica battaglia per stabilire il luogo dell'avvio dei cantieri si era conclusa a favore della capitale dell'Isola. Da qui, i bulldozer cominciarono un'opera il cui costo iniziale venne indicato in 57 miliardi e 203 milioni di lire: 24 miliardi a carico dello <b>Stato</b>, 29 della <b>Regione</b>, il rimanente della <b>Cassa per il Mezzogiorno</b>. Il prologo all'inizio dei lavori risaliva tuttavia a molti anni prima. </span></p><p style="text-align: justify;"></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEigqlIo2WeSEoaqhus3ZTjUuU8nRW-xUdEkjBTjqPI18yNvWYLDujVjepK4AO6X5n-DXCBJh_N60JHxCUwQSqS2FytAwgp6EpQa5JHLeKZbmuHndYFOGMaXvhfxb5ZFAA3kKwGKzjp_fpxmjNVlxQU0wZqcR5jA3XsRty4JGGKavUrQpXTxzAvcIi3utPk/s4555/IMG_8118.JPG" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="4555" data-original-width="2960" height="640" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEigqlIo2WeSEoaqhus3ZTjUuU8nRW-xUdEkjBTjqPI18yNvWYLDujVjepK4AO6X5n-DXCBJh_N60JHxCUwQSqS2FytAwgp6EpQa5JHLeKZbmuHndYFOGMaXvhfxb5ZFAA3kKwGKzjp_fpxmjNVlxQU0wZqcR5jA3XsRty4JGGKavUrQpXTxzAvcIi3utPk/w416-h640/IMG_8118.JPG" width="416" /></a></div><p style="text-align: justify;"><br /></p><br /><span style="font-family: helvetica; font-size: large;"><br /></span><p></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEi-hGBSayyaSyQfTfroZw0cfLFxsJURXwTvCXl7eREN9tefpWsK-__X275mswDMEO9Gavbx7LV_K00O96wSRThl35KyBC9Ljv33fj4EgzMLQ86ETxEzlWOf2-tWdJdXX5Nv0DVfcac4lLRjxwJDUhGXgp0Zh5EHTk77-WPyHp7H2fZkbsPAyY3kjsPqRFc/s2993/IMG_8081.JPG" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="2993" data-original-width="2645" height="400" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEi-hGBSayyaSyQfTfroZw0cfLFxsJURXwTvCXl7eREN9tefpWsK-__X275mswDMEO9Gavbx7LV_K00O96wSRThl35KyBC9Ljv33fj4EgzMLQ86ETxEzlWOf2-tWdJdXX5Nv0DVfcac4lLRjxwJDUhGXgp0Zh5EHTk77-WPyHp7H2fZkbsPAyY3kjsPqRFc/w354-h400/IMG_8081.JPG" width="354" /></a></div><br /><p style="text-align: justify;"><span style="font-family: helvetica; font-size: large;">Nel <b>1949</b> la <b>Regione</b> aveva infatti dato vita ad un Consorzio per la costruzione dell'autostrada, con il compito di individuare un percorso che attraversasse l'interno della <b>Sicilia</b>,<b> </b>ricalcando quello delle strade consolari romane. Dieci anni dopo - il <b>20 gennaio del 1959</b> - l'<b>ANAS</b> conferì alla <b>Società Italiana per le Strade Ferrate</b> l'incarico di redigere un progetto di massima. Al termine di una lunga serie di trattative con la <b>Regione</b> - conclusesi il <b>28 agosto del 1962</b> dopo l'esame di cinque diversi itinerari - il piano fu accettato e cominciò assai lentamente a prendere forma la mattina di quel <b>15 maggio del 1965</b>, con una progettazione esecutiva affidata alla Direzione dei Lavori dell'<b>ANAS</b>. Sin dall'inizio, il dualismo <b>Palermo-Catania</b> che aveva gravato sull'ideazione dell'intero progetto fu motivo di polemiche fra opposte fazioni amministrative e burocratiche dell'<b>Isola</b>. Nei primi quattro anni e mezzo di attività dei cantieri, furono portati a termine solo trenta chilometri di autostrada, ventuno dei quali nel palermitano. Caddero così le premesse per intitolare la futura arteria viaria <i>"Autostrada della Conciliazione"</i>, come prospettato, pare, da alcuni politici regionali. Oltretutto, l'impresa per congiungere <b>Palermo</b> a <b>Catania</b> si rivelò subito assai complessa da un punto di vista tecnico, tale da spostare la data presunta di termine dell'opera dal <b>1969</b> al <b>1972</b>. Nel corso dei vari sopralluoghi emersero perplessità sulla possibilità di tracciare l'autostrada secondo il progetto stabilito, soprattutto a causa della presenza di complessi movimenti franosi. Una perizia affidata al <b>Servizio</b> <b>Geologico del Ministero Industria e Commercio</b> stabilì infatti <i>"l'assoluta impossibilità"</i> di realizzare l'opera, individuando la maggiore criticità per i <b>lotti 11</b>,<b>12</b> e <b>13</b>, progettati su <i>"terreni caoticamente frammisti in profondo</i> <i>scompaginamento"</i>. Si trattava del tragitto <b>Scillato-Tre</b> <b>Monzelli</b>, indicato come <i>"la parte più problematica e difficile di tutto l'intero tracciato della Palermo-Catania"</i>: una valutazione corretta, come dimostrato dal cedimento del <b>viadotto Himera</b>, nell'<b>aprile del 2015</b>, a causa di un movimento franoso che compromise alcuni piloni. Fu grazie ad alcune varianti al progetto iniziale ed al coinvolgimento di più aziende edili - dalla <b>Lodigiani</b> alla <b>Sud Strade</b>, dalla <b>Farsura </b>alla <b>Sacug</b>, ed ancora <b>Cifa</b>, <b>Gozzani</b>, <b>Cogeco</b>, <b>Sogene</b>, <b>De Lieto</b> ed <b>Incisa</b> - che l'<b>ANAS</b> riuscì ad accelerare i tempi di completamento dell'autostrada. Nel <b>novembre del 1971</b> fu aperto al traffico il tratto <b>Motta Sant'Anastasia-Gerbini</b>, in territorio catanese; nel <b>febbraio del 1973</b>, terminarono i cantieri fra <b>Scillato</b> ed <b>Enna</b>. Gli ultimi 26 chilometri necessari per collegare <b>Palermo</b> a <b>Catania</b> furono finalmente completati nel <b>1975</b>. </span></p><p style="text-align: justify;"></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEh7djglo4Kt0ECsR3T7-H3zJ0d6460e8VOdfnY5OoGRozBUaejKtiR1cQAASo70tIM9GEQizVGv56H1RhSVHpnz5RAD4R4n8FJiDSPLmfMN3V4ZjZW0f0NjwSt30XHg3YIGxNO-kqk2RLv9h_R_GvmCzZ-ayjrdxB4oj9PLtkCCurewmPpC7oFe8_JTsXU/s3039/IMG_8119.JPG" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="3039" data-original-width="2191" height="640" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEh7djglo4Kt0ECsR3T7-H3zJ0d6460e8VOdfnY5OoGRozBUaejKtiR1cQAASo70tIM9GEQizVGv56H1RhSVHpnz5RAD4R4n8FJiDSPLmfMN3V4ZjZW0f0NjwSt30XHg3YIGxNO-kqk2RLv9h_R_GvmCzZ-ayjrdxB4oj9PLtkCCurewmPpC7oFe8_JTsXU/w462-h640/IMG_8119.JPG" width="462" /></a></div><br /><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhQS8gz5pMrc0p286sueczEcihXcJ4bpJ-KmJzS7L9h8yzDCLSvxJDPtGeG-BQwzLStpkfRf3gPI4VFUZRv9wEXodjIkacpfY4jgzFBIDYqAwxQoYSWzdahJhQMpItcun5zEWJg2o6lLTd7kUN-Eho1iqT36-NL-ggC6HYPqikCUYqx8793UIbM16UieM0/s2723/IMG_8117.JPG" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="2723" data-original-width="2084" height="640" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhQS8gz5pMrc0p286sueczEcihXcJ4bpJ-KmJzS7L9h8yzDCLSvxJDPtGeG-BQwzLStpkfRf3gPI4VFUZRv9wEXodjIkacpfY4jgzFBIDYqAwxQoYSWzdahJhQMpItcun5zEWJg2o6lLTd7kUN-Eho1iqT36-NL-ggC6HYPqikCUYqx8793UIbM16UieM0/w490-h640/IMG_8117.JPG" width="490" /></a></div><br /><span style="font-family: helvetica; font-size: large;"><br /></span><p></p><p style="text-align: justify;"><span style="font-family: helvetica; font-size: large;">I costi finali dell'opera sfiorarono i 250 miliardi di lire, ben oltre i 57 preventivati dieci anni prima. Oggi - a quarant'anni dal suo sofferto completamento - l'<b>autostrada Palermo-Catania </b>dimostra tutta la sua età, testimoniata dai numerosi cantieri di ristrutturazione che ne rallentano la viabilità soprattutto nei tratti delle province di <b>Palermo</b>, <b>Caltanissetta</b> ed <b>Enna</b>. Dopo anni di polemiche fra <b>ANAS</b> e <b>Regione</b>, quest'ultima ha commissariato la gestione degli interventi. I più recenti, in ordine di tempo, hanno riguardato la sostituzione dei giunti su entrambe le carreggiate del <b>viadotto Ponte Cinque Archi</b>, eliminando così uno dei restringimenti che rallentano ancora la percorrenza fra le due città che si contrapposero sulla genesi dei primi cantieri dell'autostrada. </span></p>Ernesto Olivahttp://www.blogger.com/profile/03541606610177865185noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-7028893180994531677.post-14623783866886743352024-02-05T18:49:00.005+01:002024-02-05T18:49:56.528+01:00LE TROPPE INCOGNITE CHE GRAVANO SULL'AGRICOLTURA DEL BELICE<p style="text-align: justify;"><table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgfsRIkpdQEVMjGhruPH566UqF1EkjJpHEQdvh0BUb29nvIxnXMwnlcPGUAe2kXQ3pAIgSYldpmTfZ0SwJRXksfwkUfdyM7Gt1XpEv63GtAMf_AuXM82Io-Ewk8edqzwthiMLHQwTV-XNDOjwVsGQt1sDtFbmLPm7hKrY_wLbWWUwVmORsSMh6yBhK9Wbo/s5184/IMG_8090.JPG" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="5184" data-original-width="3456" height="640" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgfsRIkpdQEVMjGhruPH566UqF1EkjJpHEQdvh0BUb29nvIxnXMwnlcPGUAe2kXQ3pAIgSYldpmTfZ0SwJRXksfwkUfdyM7Gt1XpEv63GtAMf_AuXM82Io-Ewk8edqzwthiMLHQwTV-XNDOjwVsGQt1sDtFbmLPm7hKrY_wLbWWUwVmORsSMh6yBhK9Wbo/w426-h640/IMG_8090.JPG" width="426" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;"><span style="font-family: helvetica;">Contadini ed allevatori<br />del <b>Belìce</b>.<br />Fotografie<br /><b>Ernesto Oliva</b>-<b>ReportageSicilia </b></span></td></tr></tbody></table><br /><span style="font-family: helvetica; font-size: large;"><br /></span></p><p style="text-align: justify;"><span style="font-family: helvetica; font-size: large;">Per il <b>Belìce</b>, l'agricoltura, la pastorizia e l'allevamento degli animali costituiscono da sempre la più importante forma di economia: l'unica possibile anche dopo la devastazione materiale, sociale e demografica seguita al terremoto del <b>gennaio del 1968</b>. Migliaia di famiglie di un territorio che comprende le province di <b>Palermo</b>, <b>Trapani</b> ed <b>Agrigento </b>vivono grazie al lavoro sui campi, che si basa ancora sui saperi tramandati dai nonni e dai genitori. </span></p><p style="text-align: justify;"></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhxv2f9AvhqxkZYxw29YfzrcGNH33ACZ2i5CO2MQ67Q6cGTgNMIVrvmgDHqvRndYINa8vyQI3_H5oY5thEqUcY27s_vLVEhjAjdlSSWgSFKIqclFocT65InbmDg5uwgmJjtz9lY2DiCPiq9stGDPn77xrN-AZEKv2YEp4ZimqoM7meZel2v69e0J-9gj2s/s4836/IMG_8088.JPG" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="4836" data-original-width="3224" height="640" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhxv2f9AvhqxkZYxw29YfzrcGNH33ACZ2i5CO2MQ67Q6cGTgNMIVrvmgDHqvRndYINa8vyQI3_H5oY5thEqUcY27s_vLVEhjAjdlSSWgSFKIqclFocT65InbmDg5uwgmJjtz9lY2DiCPiq9stGDPn77xrN-AZEKv2YEp4ZimqoM7meZel2v69e0J-9gj2s/w426-h640/IMG_8088.JPG" width="426" /></a></div><br /><span style="font-family: helvetica; font-size: large;"><br /></span><p></p><p style="text-align: justify;"><span style="font-family: helvetica; font-size: large;">Questa identitaria espressione di conoscenze e di sussistenza economica rischia da qualche anno di essere compromessa dagli eventi naturali e dalle scelte produttive a più ampio respiro territoriale. Siccità, innalzamento delle temperature, carenze infrastrutturali - strade ed opere idrauliche per l'irrigazione - rincari dei costi di produzione e crollo dei prezzi di vendita delle colture, concorrenza dei prodotti extraeuropei ed interessi delle grandi aziende alimentari stanno soffocando l'attività dei piccoli produttori belicini. </span></p><p style="text-align: justify;"></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgQbTIm6hiYYh5Wt5o83EM40rL9UQjB_ZZ5u7WqCtrfes7QMcK-lOi59xXMdPPDtSiyxW7SG083kGWyyaDpZDo-9p79rzAHwyGGyty8j2Ek2abvW65vVWurx326-VGj1v_CcDAoIcWIvj6WbxA-1mFeP7NoazJ_qbZ154UN5qoLJHX_neGuqCAgw88Ts4E/s4977/IMG_8096.JPG" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="4977" data-original-width="3318" height="640" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgQbTIm6hiYYh5Wt5o83EM40rL9UQjB_ZZ5u7WqCtrfes7QMcK-lOi59xXMdPPDtSiyxW7SG083kGWyyaDpZDo-9p79rzAHwyGGyty8j2Ek2abvW65vVWurx326-VGj1v_CcDAoIcWIvj6WbxA-1mFeP7NoazJ_qbZ154UN5qoLJHX_neGuqCAgw88Ts4E/w426-h640/IMG_8096.JPG" width="426" /></a></div><br /><span style="font-family: helvetica; font-size: large;"><br /></span><p></p><p style="text-align: justify;"><span style="font-family: helvetica; font-size: large;">Si chiedono rimedi alla politica - regionale, nazionale ed europea - e si manifesta sulle strade, percorse da colonne di trattori, come accaduto oggi a <b>Santa Margherita del Belìce</b>. Il timore è che dopo i danni provocati dal terremoto, fra qualche anno gli effetti di questa crisi produttiva possano dare il definitivo colpo di grazia ad un pezzo di economia e di società siciliana. </span></p>Ernesto Olivahttp://www.blogger.com/profile/03541606610177865185noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-7028893180994531677.post-19954580555354513572024-02-02T18:17:00.002+01:002024-02-02T18:20:07.348+01:00 LA SCOPERTA DELLA SURA DEL CORANO DI CALATAFIMI<p style="text-align: justify;"></p><table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiIaNmK1WL112ZIAKhlUCsdPdygQrwcogogrxhjyfXkq0rW2lo47sFpCly0-ACyLP3As_rOmA8olbpIo6GOTHfb_eJ3qurqDYFNaWO8qik9jim_LvzPhC4srmkGAcm7pu2nensMrOxkICRFpPbXVfvN_NYTNp-spdpq9GXTsiC8tFi9pBAUTU1K-UwDM7o/s2689/IMG_8062%202.JPG" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="2689" data-original-width="2056" height="640" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiIaNmK1WL112ZIAKhlUCsdPdygQrwcogogrxhjyfXkq0rW2lo47sFpCly0-ACyLP3As_rOmA8olbpIo6GOTHfb_eJ3qurqDYFNaWO8qik9jim_LvzPhC4srmkGAcm7pu2nensMrOxkICRFpPbXVfvN_NYTNp-spdpq9GXTsiC8tFi9pBAUTU1K-UwDM7o/w490-h640/IMG_8062%202.JPG" width="490" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;"><span style="font-family: helvetica;">Fotografia<br /><b>Ernesto Oliva</b>-<b>ReportageSicilia</b></span></td></tr></tbody></table><br /><span style="font-family: helvetica; font-size: large;"><br /></span><p></p><p style="text-align: justify;"><span style="font-family: helvetica; font-size: large;">Prima dell'<b>anno Mille</b>, il territorio trapanese di <b>Calatafimi</b> era punteggiato da casali islamici e magazzini agricoli dove la preghiera era pratica quotidiana. E' da questa area che potrebbero provenire i frammenti di una pergamena di pecora manoscritta con caratteri cufici che la traduzione riconduce ad una <b>Sura del Corano</b> intitolata a <i>"Le Api"</i>, che celebra la bellezza della creazione:</span></p><p style="text-align: justify;"><span style="font-family: helvetica; font-size: large;"><i>"... Muli e asini v'ha dato perché li cavalchiate, ornamento bello, e sta creando ancora cose che voi non saprete... E' Dio che vi mostra la via e c'è chi se ne allontana! Ma, se avesse voluto, v'avrebbe certo guidati tutti assieme. E' lui che fa scendere acqua dal cielo per voi, e ne bevete, e ne crescono gli alberi fra i quali spingete a pascolare gli armenti e ne fa crescere per voi il frumento..."</i> </span></p><p style="text-align: justify;"><span style="font-family: helvetica; font-size: large;">Secondo recenti studi delle <b>Università di Milano</b> e di <b>Cambridge</b>, questa pergamena - conservata all'interno dell'<b>Archivio Diocesano di Trapani</b> - sarebbe la più antica testimonianza manoscritta del periodo arabo in <b>Sicilia</b>. Singolare è la storia del suo ritrovamento, avvenuto nel <b>1984</b>, ma compreso per la sua importanza - grazie a moderni sistemi di studio - soltanto negli ultimi mesi. La pergamena era infatti stata riutilizzata nel <b>1542 </b>come copertina di un registro di annotazioni matrimoniali in una chiesa di <b>Calatafimi</b>, poi depositato nel fondo dell'<b>Archivio Diocesano di Trapan</b>i. </span></p><p style="text-align: justify;"></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiKcvq44cxooumKZT0MmVHltZpiSXBkIdsTFq-BSqqNa7URI2LLgBFQY1TWKJJouh8rRrk8D3FJtstbkmpRWh79GC9EP3w9jKgf8AWURjfvPQWuZZu6056-9e_Tl88uk1sdJGsD3owORhFjrYVVPC5oJrd3Iy8_tUBOZHeEb30hp8HeDfXtw2JnAkXaB9Y/s4149/IMG_8062.JPG" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="3111" data-original-width="4149" height="300" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiKcvq44cxooumKZT0MmVHltZpiSXBkIdsTFq-BSqqNa7URI2LLgBFQY1TWKJJouh8rRrk8D3FJtstbkmpRWh79GC9EP3w9jKgf8AWURjfvPQWuZZu6056-9e_Tl88uk1sdJGsD3owORhFjrYVVPC5oJrd3Iy8_tUBOZHeEb30hp8HeDfXtw2JnAkXaB9Y/w400-h300/IMG_8062.JPG" width="400" /></a></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><br /></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEio79wAu35C5r1s2CvNja-ultLgGUAZlVsi495pszlccppRUnkP-JtYtkwftB2Qz8dzwQhnXgrfUiqUJgSoQbVdyffzoIAbVFuOWL_yJ7RI68WfEo4cTnycrAfji6vM4hR4-8QN8nT-Mn9buIruSi47COca-jGp0MtJ68yw5AWKVag9RgdH65xRpww0YLs/s4097/IMG_8067.JPG" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="2997" data-original-width="4097" height="293" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEio79wAu35C5r1s2CvNja-ultLgGUAZlVsi495pszlccppRUnkP-JtYtkwftB2Qz8dzwQhnXgrfUiqUJgSoQbVdyffzoIAbVFuOWL_yJ7RI68WfEo4cTnycrAfji6vM4hR4-8QN8nT-Mn9buIruSi47COca-jGp0MtJ68yw5AWKVag9RgdH65xRpww0YLs/w400-h293/IMG_8067.JPG" width="400" /></a></div><br /><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><br /></div><br /><span style="font-family: helvetica; font-size: large;"><br /></span><p></p><p style="text-align: justify;"><span style="font-family: helvetica; font-size: large;">Nel <b>2007</b> un riordino dei 5.000 registri ecclesiastici custoditi nell'<b>Archivio</b> aveva suscitato l'interesse degli studiosi per il documento, la cui datazione è ora stimata fra il <b>IX ed il X secolo dopo Cristo</b>: ipotesi che potrebbe trovare definitiva conferma da nuovi esami di laboratorio. La pergamena - che insieme ai versi del <b>Corano</b> conserva due scritte in latino volgare tuttora oggetto di studio - attende nel frattempo un'opera di restauro, per conservarne l'indubbio fascino evocativo del testo vergato in caratteri cufici. </span></p>Ernesto Olivahttp://www.blogger.com/profile/03541606610177865185noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-7028893180994531677.post-78297999858272765282024-01-30T12:45:00.002+01:002024-01-30T12:45:30.076+01:00LE GRIGIE SETTIMANE DI SIR WINSTON CHURCHILL A SIRACUSA<p style="text-align: justify;"><table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEg5XU5813Lp8OC1Ne0D5MGco6I6P1w0M3kaZFfi2z1M-BdOVoIXCpZHLQZ9Ndl3D9Aybinx7_p7GG8vZ8IozJD3VoGYEUn8w0nwopO4FeUVofYnSF4otH91PCeMre-fCia00l8gJJfI5Iv40xBTzcA9SAtQLAbLDK1C4NvJupc4eOhhg13khcn70KfjxwA/s4441/IMG_8047.JPG" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="4441" data-original-width="2816" height="640" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEg5XU5813Lp8OC1Ne0D5MGco6I6P1w0M3kaZFfi2z1M-BdOVoIXCpZHLQZ9Ndl3D9Aybinx7_p7GG8vZ8IozJD3VoGYEUn8w0nwopO4FeUVofYnSF4otH91PCeMre-fCia00l8gJJfI5Iv40xBTzcA9SAtQLAbLDK1C4NvJupc4eOhhg13khcn70KfjxwA/w406-h640/IMG_8047.JPG" width="406" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;"><span style="font-family: helvetica;"><b>Winston Churchill</b> e la moglie<br /><b>Lady Clementine</b> all'interno<br />del <b>Grande Albergo Villa Politi</b>,<br />a <b>Siracusa</b></span></td></tr></tbody></table><span style="font-family: helvetica;"><br /></span><span style="font-family: helvetica; font-size: large;"><br /></span></p><p style="text-align: justify;"><span style="font-family: helvetica; font-size: large;">Otto anni dopo lo sbarco alleato del <b>luglio del 1943</b>, <b>Sir</b> <b>Winston Churchill </b>- uno dei suoi principali promotori - mise piede per due settimane in <b>Sicilia</b>. Il <b>12 aprile del 1955</b>, a sette giorni dalle sue dimissioni da primo ministro del governo inglese dinanzi la <b>regina Elisabetta</b>, un <i>"Vickers Viscount"</i> decollato da Londra atterrò all'aeroporto di <b>Catania</b>. Con <b>Churchill</b>, viaggiavano la moglie - <b>Lady Clementine</b> - ed altri 15 tra familiari ed assistenti: fra questi, il maggiordomo <b>Kirkwood</b>, il segretario personale <b>John Colwille</b> ed il consigliere <b>Lord Charwell</b>. Gli addetti alla sicurezza schierati a tutela della privacy degli ospiti inglesi erano guidati da un silenzioso <i>"signor Murray"</i>. La comitiva - che portava con sé 32 bagagli con l'etichetta <i>"proprietà del molto onorevole Sir</i> <i>Winston Churchill"</i> - trovò a bordo pista le automobili che in un paio di ore raggiunsero la meta prescelta dall'ex leader britannico per il soggiorno nell'<b>Isola</b>: <b>Siracusa</b>, luogo già visitato da <b>Churchill</b>, all'epoca primo lord dell'ammiragliato della <b>Royal Navy</b>, nel <b>maggio del 1912</b>. Era stata quella una fugace apparizione di poche ore, durante una traversata da <b>Napoli </b>a <b>Malta</b>. Sembra che la scelta di stabilirsi a <b>Siracusa</b> per un ben più lungo periodo di tempo gli fosse stata suggerita da <b>Sir Walter Monckton</b>, ministro dei Lavori Pubblici, che aveva lì soggiornato un mese prima. </span></p><p style="text-align: justify;"><table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhSSebiNxpvojrnO1ntmSJohI-2rhgr_bltDqJpxWYhBDvH1tjvCKHiBp81BnhjOOIdcJBbWkpObikQi1KAUwlaEHI21FbIwdsDtaoUKugZEd8BDdLOC5z6QXa2sOPNcLg1Hyrn3DH3xaKh8AiQwH-66I9dKZDByH0zf98jn0JPRC9hqyLGD6DmCMZBEQA/s2134/IMG_8052.JPG" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="2093" data-original-width="2134" height="393" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhSSebiNxpvojrnO1ntmSJohI-2rhgr_bltDqJpxWYhBDvH1tjvCKHiBp81BnhjOOIdcJBbWkpObikQi1KAUwlaEHI21FbIwdsDtaoUKugZEd8BDdLOC5z6QXa2sOPNcLg1Hyrn3DH3xaKh8AiQwH-66I9dKZDByH0zf98jn0JPRC9hqyLGD6DmCMZBEQA/w400-h393/IMG_8052.JPG" width="400" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;"><span style="font-family: helvetica;">L'arrivo di <b>Churchill</b><br />all'aeroporto di <b>Catania</b>,<br />il <b>12 aprile 1955</b></span></td></tr></tbody></table></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><br /></div><table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhQZLfvueySshX5f64kyNWVkKujCzwiNqoAGuDVjjH7a36LGsgC7ORiKXxqH9VKyKIBuMjRehdqdj_Z8lpc5CRPIZtQRKChcwHCMlIZky0zf6PLM-x5sEUMxDzkhmoK8Mtn0iq1HNZOpzRAP5PL_zvbgulO18Oi25s1zIYZr8XVzIyHnF1vIY19S2IUvTs/s2189/IMG_8049.JPG" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="2189" data-original-width="2189" height="400" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhQZLfvueySshX5f64kyNWVkKujCzwiNqoAGuDVjjH7a36LGsgC7ORiKXxqH9VKyKIBuMjRehdqdj_Z8lpc5CRPIZtQRKChcwHCMlIZky0zf6PLM-x5sEUMxDzkhmoK8Mtn0iq1HNZOpzRAP5PL_zvbgulO18Oi25s1zIYZr8XVzIyHnF1vIY19S2IUvTs/w400-h400/IMG_8049.JPG" width="400" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;"><span style="font-family: helvetica;"><b>Churchill</b> a <b>Siracusa</b></span></td></tr></tbody></table><br /><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><br /></div><br /><span style="font-family: helvetica; font-size: large;"><br /></span><p></p><p style="text-align: justify;"><span style="font-family: helvetica; font-size: large;">L'alloggio fu lo stesso di <b>Monckton</b>: il <b>Grande Albergo Villa</b> <b>Politi</b>, nei pressi della <b>Latomia dei Cappuccini</b>, luogo degno dell'importanza dell'ospite e con il vantaggio di un'ubicazione appartata rispetto alla città. La comitiva inglese occupò quasi interamente l'edificio. <b>Churchill</b> ebbe a disposizione l'appartamento 30, dotato di uno studiolo con vista sul <b>mar</b> <b>Jonio</b> ed impreziosito da due tavole trecentesche prelevate dal <b>Museo Civico</b>: un omaggio alla passione dell'ex statista per la pittura, che <b>Churchill</b> aveva praticato con discreti risultati a partire dal <b>1921</b> a <b>Parigi</b> con lo pseudonimo di <b>Charles Morin</b>. <b>Lady Clementine</b> occupò l'appartamento 25 per l'occasione arredato con due olii, sembra, di <b>Giovanni</b> <b>Fattori</b>. Entrambi i coniugi erano arrivati a <b>Siracusa</b> in condizioni di salute segnate dall'età. <b>Churchill </b>aveva all'epoca 81 anni, stringeva ancora fra le labbra i suoi famosi sigari ma era reduce da un paio di ictus ed un infarto; la moglie esibiva al braccio sinistro bende in seta, rimedio contro l'artrite reumatoide. Il loro soggiorno a <b>Siracusa</b> - seguito con invadente curiosità dagli inviati di tutti i giornali italiani, a fatica fronteggiata dall'entourage dell'ex primo ministro - non ebbe il conforto meteorologico forse sperato dagli illustri ospiti inglesi. Il vento di grecale, il cielo grigio e il mare mosso regalarono loro un clima molto familiare. Anche per questo motivo, <b>Churchill</b> si concesse poche uscite da <b>Villa Politi</b>. Accompagnato dal vice console britannico <b>Baker </b>- un gallese innamorato della <b>Magna Grecia</b> - visitò il <b>teatro greco</b>, l'<b>orecchio di Dionisio</b> e la <b>Grotta dei Cordari</b>. I due ebbero modo di parlare della naumachia che nell'<b>agosto del 413</b> <b>avanti Cristo</b> contrappose nel mare di <b>Siracusa</b> in un sanguinoso scontro siracusani e spartani alla flotta ateniese, quest'ultima quasi del tutto annientata. Sembra che il vecchio primo ministro - appassionato di storia delle battaglie - ripetesse che dopo quell'evento <i>"Siracusa, piuttosto che Roma o Cartagine, avrebbe potuto allora conquistare il mondo"</i>. <b>Churchill </b>ebbe poi modo di appagare durante il soggiorno siracusano la sua passione per la pittura. </span></p><p style="text-align: justify;"><table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgohHlD6472DqZYRsRMcxlIPbpKLG3zIfz1xuwAYQWMqa-2sElnZn2kunpl19RfySqrXxXNt9RmQRS-tLCmsyFbb30TShdq92UnjEHZy5tfJs3h3ynanD5H3BHat9Vhls0u4tHOaaZE9DQHlEJeLK4atBzZSz3R-tFk5qOZeQcfVo0lvxnr4n6ihr1w4GE/s2563/IMG_8048.JPG" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="2495" data-original-width="2563" height="390" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgohHlD6472DqZYRsRMcxlIPbpKLG3zIfz1xuwAYQWMqa-2sElnZn2kunpl19RfySqrXxXNt9RmQRS-tLCmsyFbb30TShdq92UnjEHZy5tfJs3h3ynanD5H3BHat9Vhls0u4tHOaaZE9DQHlEJeLK4atBzZSz3R-tFk5qOZeQcfVo0lvxnr4n6ihr1w4GE/w400-h390/IMG_8048.JPG" width="400" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;"><span style="font-family: helvetica;">L'ex primo ministro inglese<br />dipinge una delle tre tele<br />eseguite a<b> Siracusa</b></span></td></tr></tbody></table><span style="font-family: helvetica;"><br /></span><span style="font-family: helvetica; font-size: large;"><br /></span></p><p style="text-align: justify;"><span style="font-family: helvetica; font-size: large;">Pare infatti che abbia realizzato una tela con la riproduzione della <b>Grotta dei Cordari</b> e abbozzato i disegni di altre due, con l'intenzione di completarli in <b>Inghilterra</b>. Di certo, a <b>Siracusa </b>uno degli uomini che hanno fatto la storia mondiale del <b>Novecento</b> scrisse alcune pagine dell'opera <i>"Storia dei</i> <i>popoli di lingua inglese"</i>, la cui anteprima di pubblicazione, nel <b>1956</b>, sarebbe stata perfezionata nei saloni di <b>Villa Politi</b>. Qui, quattro giorni dopo l'arrivo a <b>Siracusa</b>, <b>Churchill</b> incontrò l'ambasciatrice americana in Italia<b> Claire Boothe Luce</b> con il marito <b>Enry Luce</b>, editore delle riviste <i>"Life"</i>, <i>"Time"</i> e <i>"Fortune"</i>. La riunione servì all'ex primo ministro per concordare la pubblicazione dell'opera a puntate su <i>"Life"</i>, dietro compenso di 200.000 dollari. Fu forse la chiusura del lauto contratto il vero motivo del soggiorno siracusano di <b>Churchill</b> a <b>Siracusa</b>, che si concluse in <b>contrada Canalicchio</b> con una veloce visita al <b>Cimitero di Guerra del</b> <b>Commonwealth</b>, ufficialmente istituto due anni prima. </span></p><p style="text-align: justify;"><table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjJ4NfF5TCJOJqb5CXJL1_r-sDwBLtGzHqjwzBuzp4aq_232I95MsbcYUJQaX2bqhJIJR48G0hMstmzlv8EOpPC00kZnG3BmfK8c5WJFKZoKldzJRg6NZPCV6CqKMxoGPq-fVs3-51-UkLva27hM7G-cJYgMJxCVlwvGCUvc4Uc_TkmQ_AvpO32ROjAfu0/s2169/IMG_8054.JPG" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="2169" data-original-width="2147" height="400" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjJ4NfF5TCJOJqb5CXJL1_r-sDwBLtGzHqjwzBuzp4aq_232I95MsbcYUJQaX2bqhJIJR48G0hMstmzlv8EOpPC00kZnG3BmfK8c5WJFKZoKldzJRg6NZPCV6CqKMxoGPq-fVs3-51-UkLva27hM7G-cJYgMJxCVlwvGCUvc4Uc_TkmQ_AvpO32ROjAfu0/w396-h400/IMG_8054.JPG" width="396" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;"><span style="font-family: helvetica;">L'ambasciatrice americana in Italia<br /><b>Claire Boothe Luce</b> con il marito<br /><b>Enry Luce</b>, <br />l'editore di <i>"Life"</i>, <i>"Time"</i> e <i>"Fortune"</i></span></td></tr></tbody></table><span style="font-family: helvetica;"><br /></span><span style="font-family: helvetica; font-size: large;"><br /></span></p><p style="text-align: justify;"><span style="font-family: helvetica; font-size: large;">Sull'aereo che riportò <b>Churchill</b>, la moglie <b>Lady Clementine </b>ed il loro seguito in <b>Inghilterra</b>, trovarono posto - oltre alle tre tele siracusane - una cassetta di vini bianchi dell'<b>Etna</b> ed alcuni modelli di carrettini siciliani. L'anziano leader britannico salutò le autorità che lo avevano accompagnato in aeroporto a <b>Catania</b> facendo il segno di vittoria con le dita. Era la mattina del <b>26 aprile</b>. Dopo giorni di cielo grigio e vento, riluceva il sole e le temperature erano finalmente primaverili. Sembra che le ultime parole pronunciate in pubblico da <b>Churchill </b>prima della chiusura del portellone del <i>"Vickers Viscount"</i> siano state: <i>"Vado via portando con me il tempo che ritroverò in Inghilterra"</i>. </span></p><p style="text-align: justify;"><span style="font-family: helvetica; font-size: large;"><br /></span></p><p style="text-align: justify;"><span style="font-family: helvetica; font-size: large;">La prima fotografia del post è tratta dalla rivista <i>"Italsuisse", Numero Unico dedicato alla Regione Siciliana </i>nel 1955<i>. </i></span><span style="font-family: helvetica; font-size: x-large;">Le altre sono state pubblicate dalla rivista </span><span style="font-family: helvetica;"><span style="font-size: large;"><i>"Sicilia" </i>edita nel giugno del 1955 dall'assessorato regionale al Turismo.</span></span></p>Ernesto Olivahttp://www.blogger.com/profile/03541606610177865185noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-7028893180994531677.post-78731878652973909522024-01-21T18:36:00.004+01:002024-01-21T18:36:54.354+01:00CASE A PETRALIA SOTTANA<p> <table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgHlaJGLQteAwclDn6vbosUPsFF8lwGtMGgD0gAiMs0SvsWxqqSAE44KlhGc6iviCLMUt0rEJzfekQWZhcakf40UYr5-dAHILF6rNNNq1r_KvKldDc8aK-EN-8O69N6bY1CciA6IgW2QPhs8CP_eXeMpAk2GQukb5LNYrtJsR7dG_vygh70KJTS-eLR8So/s5071/IMG_8033.JPG" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="5071" data-original-width="3380" height="640" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgHlaJGLQteAwclDn6vbosUPsFF8lwGtMGgD0gAiMs0SvsWxqqSAE44KlhGc6iviCLMUt0rEJzfekQWZhcakf40UYr5-dAHILF6rNNNq1r_KvKldDc8aK-EN-8O69N6bY1CciA6IgW2QPhs8CP_eXeMpAk2GQukb5LNYrtJsR7dG_vygh70KJTS-eLR8So/w426-h640/IMG_8033.JPG" width="426" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;"><span style="font-family: helvetica;">Foto <br /><b>Ernesto Oliva</b>-<b>ReportageSicilia</b></span></td></tr></tbody></table><br /></p>Ernesto Olivahttp://www.blogger.com/profile/03541606610177865185noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-7028893180994531677.post-30032279334902869612024-01-21T18:07:00.002+01:002024-01-21T18:10:20.534+01:00UN REPORTAGE DI FRACCAROLI SULLA RICCHEZZA A SERRADIFALCO<p style="text-align: justify;"></p><table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEj9gdl-qNaLdo200LTg6-2VG2br_GHpkuHK5arhIdyLLLS15_J0-GTDP6v9EVxjWJ-jqJp1ZHHJG8LwGmh-XP8xlTQSLGnDEh1EdAQpWUsuL2ItSkF-PWS0LJImFvVCo9rMhFQPH2ptPhYtCocgVywy07yDttFgFo304dl6Ar4C9n2VCPALTEYOOMhAL_I/s3416/IMG_7991.JPG" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="3416" data-original-width="2514" height="640" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEj9gdl-qNaLdo200LTg6-2VG2br_GHpkuHK5arhIdyLLLS15_J0-GTDP6v9EVxjWJ-jqJp1ZHHJG8LwGmh-XP8xlTQSLGnDEh1EdAQpWUsuL2ItSkF-PWS0LJImFvVCo9rMhFQPH2ptPhYtCocgVywy07yDttFgFo304dl6Ar4C9n2VCPALTEYOOMhAL_I/w472-h640/IMG_7991.JPG" width="472" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;"><span style="font-family: helvetica;"><b>Serradifalco</b>, nel nisseno.<br />Foto <b>Ernesto Oliva</b>-<b>ReportageSicilia</b></span></td></tr></tbody></table><br /><span style="font-family: helvetica; font-size: large;"><br /></span><p></p><p style="text-align: justify;"><span style="font-family: helvetica; font-size: large;">Grande firma del <i>"Corriere della Sera" </i>nella <b>prima metà del</b> <b>Novecento</b>, <b>Arnaldo Fraccaroli</b> è stato un prolifico autore di libri di viaggio - 16 in tutto, dall'India alle Americhe, dalla Cina alle isole del Pacifico - 34 fra romanzi, novelle e saggi, 16 biografie e 32 fra commedie e lavori teatrali. Fra questa sterminata produzione letteraria e giornalistica, <b>Fraccaroli </b>trovò modo di scrivere anche della <b>Sicilia</b>. In un reportage pubblicato dal <i>"Corriere"</i> nel <b>novembre del 1934,</b> diede conto di un viaggio che da <b>Palermo</b> ( con la visione ancora possibile di una <b>Conca d'oro</b> <i>"verdissima e metallica di mandarini e di</i> <i>ulivi e di palme"</i> ) lo portò ad <b>Agrigento</b> ( <i>"apro la finestra e mi sento</i> <i>investire da una zaffata di profumo inebriante: nel giardino è tutto un candido stellar di gelsomini"</i> ) e da qui, sino a luoghi meno battuti dai cronisti e dai viaggiatori nell'<b>Isola</b>. Fra questi, <b>Castrofilippo </b>- <i>"tagliato crudo e grigio sulla linea del monte, le</i> <i>donne bellissime fra le case basse, le donne ammantate di</i> <i>nero, con profondi occhi e mistica autorità di atteggiamenti" </i>- e <b>Canicattì</b>, <i>"cittadina ventosa sopra il monte: gli abitanti si tengono fasciata la testa alle orecchie"</i>. Più lungo è il racconto della visita a <b>Serradifalco</b>, dove <b>Fraccaroli </b>- con uno spirito di osservazione proprio dei grandi giornalisti - così valuta la diversa condizione economica dei suoi abitanti: </span></p><p style="text-align: justify;"><span style="font-family: helvetica; font-size: large;"><i>"Rientrava la gente dai campi, e mi viene fatta notare la diversità di condizione delle famiglie giudicata dalla diversità delle cavalcature. </i></span></p><p style="text-align: justify;"><span style="font-family: helvetica; font-size: large;"></span></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><span style="font-family: helvetica; font-size: large;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhp05U9tksSRgbLNE1HayV2iTStqm8-SS-LS57q6Vt21nRR2vOGl84HgNgKMT91I8fEukYcwE_TJ27Cyrmyk1pVz4MPBkYG77ZQh5tGfVCsPObpIxl_ppMAZ9Lz6y6BeSpWiAwAxwh7DGQ9XFGLqPVsDUIP95coX1h5I3if8Q68hFSUqFU-DA-37oy0uTk/s1691/IMG_7991%202%202.JPG" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="1691" data-original-width="1608" height="400" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhp05U9tksSRgbLNE1HayV2iTStqm8-SS-LS57q6Vt21nRR2vOGl84HgNgKMT91I8fEukYcwE_TJ27Cyrmyk1pVz4MPBkYG77ZQh5tGfVCsPObpIxl_ppMAZ9Lz6y6BeSpWiAwAxwh7DGQ9XFGLqPVsDUIP95coX1h5I3if8Q68hFSUqFU-DA-37oy0uTk/w380-h400/IMG_7991%202%202.JPG" width="380" /></a></span></div><span style="font-family: helvetica; font-size: large;"><br /><i><br /></i></span><p></p><p style="text-align: justify;"><span style="font-family: helvetica; font-size: large;"><i>A non calcolare quelli che vanno a piedi, e sono pochi, il più modesto è costituito dai coniugi che si servono di un solo somarello per farsi portare tutti e due sullo stesso dorso. Poi viene la famiglia che ha un carretto: è già un buon avanzamento. Ma siccome è preferibile cavalcare, l'avere un mulo è considerato come un gradino più su nella scala della agiatezza, anche se il mulo deve portare insieme uomo e donna. Due muli, uno per il marito uno per la moglie, costituiscono già mezza ricchezza, ma la vera distinzione si raggiunge quando il marito, che ha già il cavallo, può offrire un cavallo bianco alla sua donna. A Serradifalco, al tramonto, vecchi montanari stavano seduti a discorrere sulla soglia delle case, alla moda siciliana, e file di capre vagavano per la lunga strada diritta del paese ( quasi ovunque i paesi hanno questa lunga strada dritta che li traversa ). A lato di ogni porta è infisso nel muro un anello di ferro. La famiglia arriva, scende, lega la cavalcatura all'anello, entra in casa, la cena è parca, il focolare e i letti sono quasi sempre nell'unica stanza al pianterreno. </i></span></p><p style="text-align: justify;"><span style="font-family: helvetica; font-size: large;"></span></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><span style="font-family: helvetica; font-size: large;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEggKUKJfbX4Dia8luye3k5T0pz6hUVLp3ojsm5qAIRcYgdC3PEjjeA0U0lWGNReL3xAKkMTalMQ_KvS7_GT62qy5jxKOyNIDLxOCQCpWQahPqlWTEMUOk-4G27XdRmUxtl8KMxB1_kViTlWV7TCo2zf3F4D51QSIt9hq5SYiEfh3two-hclBgMsJJrYvgY/s5149/IMG_7991%202.JPG" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="3432" data-original-width="5149" height="266" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEggKUKJfbX4Dia8luye3k5T0pz6hUVLp3ojsm5qAIRcYgdC3PEjjeA0U0lWGNReL3xAKkMTalMQ_KvS7_GT62qy5jxKOyNIDLxOCQCpWQahPqlWTEMUOk-4G27XdRmUxtl8KMxB1_kViTlWV7TCo2zf3F4D51QSIt9hq5SYiEfh3two-hclBgMsJJrYvgY/w400-h266/IMG_7991%202.JPG" width="400" /></a></span></div><span style="font-family: helvetica; font-size: large;"><br /><i><br /></i></span><p></p><p style="text-align: justify;"><span style="font-family: helvetica; font-size: large;"><i>Dopo cena, un pò di conversazione in strada, e qualche volta l'armonia di una canzone lenta malinconica a lunghe note strascicate si leva dall'ombra. Ma per poco. Si va a letto presto, perché al mattino bisogna alzarsi prima del sole. E tutte quelle stelle in cielo sembrano sprecate. Chi le gode? Vita dura sugli alti monti, e terreno restio"</i></span></p>Ernesto Olivahttp://www.blogger.com/profile/03541606610177865185noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-7028893180994531677.post-3211030623629650622024-01-14T17:45:00.001+01:002024-01-14T17:47:19.746+01:00CREDENZE POPOLARI E UTILIZZO DELL'AGAVE IN SICILIA<p style="text-align: justify;"></p><table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgI7eLHsZcDX5ruVP166TSuGtBoyl7g7_o8qbv9YSW8bSY1b8UF80hrEcLYkV-IE18pAqGCEEZTG817L0a046mn1EUFRpc4wTzGiNL-O3Lpo_Tq8gNYM6bLh7pS2bzcTMWy7wU-0D4jMiy0J0e487Sxfjeuhwf092bizUrjwqI9tqre4ShOWdiq7OkS8Y8/s4168/IMG_7985.JPG" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="4168" data-original-width="3119" height="640" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgI7eLHsZcDX5ruVP166TSuGtBoyl7g7_o8qbv9YSW8bSY1b8UF80hrEcLYkV-IE18pAqGCEEZTG817L0a046mn1EUFRpc4wTzGiNL-O3Lpo_Tq8gNYM6bLh7pS2bzcTMWy7wU-0D4jMiy0J0e487Sxfjeuhwf092bizUrjwqI9tqre4ShOWdiq7OkS8Y8/w478-h640/IMG_7985.JPG" width="478" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;"><span style="font-family: helvetica;">Agave in <b>Sicilia</b>.<br />Fotografia accreditata ad <b>Armao</b><br />tratta dalla rivista <i>"Sicilia"</i><br />edita nell'<b>ottobre </b>del<b> 1960</b></span></td></tr></tbody></table><span style="font-family: helvetica;"><br /></span><span style="font-family: helvetica; font-size: large;"><br /></span><p></p><p style="text-align: justify;"><span style="font-family: helvetica; font-size: large;">In un lungo articolo pubblicato nel <b>marzo del 1962</b> dalla rivista <i>"Sicilia" </i>edita <b>dall'assessorato regionale al Turismo</b>, <b>Salvatore Lo Presti</b> raccontò tradizioni e leggende allora ancora tramandate <b>nell'Isola</b> riguardanti l'agave americana: una delle piante siciliane più diffuse, il cui nome deriverebbe dal greco <i>"agavòs"</i>, cioè <i>"illustre"</i> o <i>"nobile"</i>, e che in <b>Sicilia </b>prende il nome di <i>"zammara"</i> o <i>"zabbara"</i>. Sembra che l'agave venne qui importata da <b>Padova</b> dopo il <b>1561</b>; la città veneta ospitò quell'anno in un orto botanico alcuni esemplari provenienti dal <b>Sudamerica</b>. Da qui la pianta si moltiplicò soprattutto nel <b>Sud d'Italia</b>. In <b>Sicilia</b>, sino al secondo dopoguerra, la fibra dell'agave veniva utilizzata per farne corde e spaghi: un lavoro che iniziava nel periodo estivo con la raccolta delle piante. Dopo essere state divise in due, venivano essiccate al sole e quindi battute a lungo con mazze di legno per estrarne le fibre delle scorie essiccate. Pulite, asciugate, sbiancate grazie all'azione del sole e dell'aria, le fibre venivano infine trasformate in matasse destinate ai filatoi. </span></p><p style="text-align: justify;"><span style="font-family: helvetica; font-size: large;"><i>"La lavorazione a Catania </i>- si legge nell'articolo di <b>Salvatore</b> <b>Lo Presti</b> - <i>viene affidata quasi sempre a cinque donne, una delle quali gira a mano la "ruota" del congegno - un primitivo mulinello di legno, simile a quello usato dai cordai - mentre le altre accompagnano la ritorsione dei filamenti, mantenendoli distesi a distanza e vigilano, nello stesso tempo, affinché le cordicelle che si vanno man mano formando non si impigliano fra di loro"</i></span></p><p style="text-align: justify;"><span style="font-family: helvetica; font-size: large;"></span></p><table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjgHtU0khR3E_eJWVI2E1sd52qfoM_t4q_dv25J8aj1IKdypmLsQTJqysvI8gFozkpGYzgpbnpmyDp1l9hYMn6hT24z5BlnY3Ss8e3UBTj-JYLmmKWlgGarGoCaTX3j8wGS0y8H_tSioZIkzqs8F45WIxN_M2v_H2zBTx1EJL0wAgpKb-NYXTrTX_Mw_lY/s3028/IMG_7986.JPG" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="3028" data-original-width="2158" height="640" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjgHtU0khR3E_eJWVI2E1sd52qfoM_t4q_dv25J8aj1IKdypmLsQTJqysvI8gFozkpGYzgpbnpmyDp1l9hYMn6hT24z5BlnY3Ss8e3UBTj-JYLmmKWlgGarGoCaTX3j8wGS0y8H_tSioZIkzqs8F45WIxN_M2v_H2zBTx1EJL0wAgpKb-NYXTrTX_Mw_lY/w456-h640/IMG_7986.JPG" width="456" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;"><span style="font-family: helvetica;"><b>Angela Sardo Zuccarello</b>,<br /><i>"Agavi in fiore"</i>,<br />particolare</span></td></tr></tbody></table><span style="font-family: helvetica; font-size: large;"><br /><i><br /></i></span><p></p><p style="text-align: justify;"><span style="font-family: helvetica; font-size: large;">L'aspetto esuberante e la presenza degli aculei in passato hanno alimentato in <b>Sicilia</b> pregiudizi e timori intorno all'agave, così ancora descritti da <b>Lo Presti</b>:</span></p><p style="text-align: justify;"><span style="font-family: helvetica; font-size: large;"><i>"E', ad esempio, un antidoto sicuro contro la jettatura e il malocchio; e perciò, quando è piccola, tenuta in vasi di terracotta, viene esposta all'ingresso delle abitazioni, in punti molto visibili, od anche sui davanzali delle finestre o sui balconi. A Catania, a rafforzare il potere scongiuratorio che le viene attribuito, si usa anche cingere i vasi che la contengono, o annodare una delle sue foglie con un bel nastro di seta rosso, cui si aggiungono talvolta un ferro di cavallo e una testa di aglio: elementi, questi, anche ricordati, insieme con altri "amuleti" adoperati allo stesso scopo, in varie formule di scongiuro. Gli aculei dell'agave, le cui punture sono ritenute velenose, se portati addosso, sono efficaci per allontanare la jettatura e il malocchio allo stesso modo dell'intera pianta; essi sono considerati a Marsala straordinariamente efficaci nel sedare il mal di denti: però l'aculeo con quale si dovrà toccare il dente che fa male dev'essere stato reciso dalla pianta un venerdì di marzo, prima del sorgere del sole, e seccato con ogni cura. La stessa condizione deve ricorrere per fare scomparire l'acne e l'infiammazione delle gengive; pungendo, nel primo caso, le suppurazioni incipienti, e nel secondo, le gengive infiammate (Trapani). Col succo dell'agave, infine, si medicano le ferite..."</i></span></p>Ernesto Olivahttp://www.blogger.com/profile/03541606610177865185noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-7028893180994531677.post-84003220220430932762024-01-04T11:21:00.000+01:002024-01-04T11:21:05.910+01:00LA FALCIATRICE DI GIUSEPPE MIGNECO<p> </p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiMidnqtbJGSW5ITvV-t-PYksz1Y_MyYxHt4K1z4CBJb27hP20pd6NnqJC0T0r33Hw2e3mxxZCxNyvO3BjxkgaLGJQl9oQfH2uKD3nqj2fOfSBHhe3wxXJfmXfPxTK3z13gIQ-57W2UF9v9f_pWE-GNZ0LEvMrq67VIeNC_nU4uM0m0tOghDxaMZ8f7rKs/s4129/IMG_7962.JPG" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="4129" data-original-width="3032" height="640" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiMidnqtbJGSW5ITvV-t-PYksz1Y_MyYxHt4K1z4CBJb27hP20pd6NnqJC0T0r33Hw2e3mxxZCxNyvO3BjxkgaLGJQl9oQfH2uKD3nqj2fOfSBHhe3wxXJfmXfPxTK3z13gIQ-57W2UF9v9f_pWE-GNZ0LEvMrq67VIeNC_nU4uM0m0tOghDxaMZ8f7rKs/w470-h640/IMG_7962.JPG" width="470" /></a></div><br /><p></p>Ernesto Olivahttp://www.blogger.com/profile/03541606610177865185noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-7028893180994531677.post-54650809469709360742024-01-04T11:01:00.000+01:002024-01-04T11:01:16.042+01:00IL FALLITO BOMBARDAMENTO DEL CASTELLO UTVEGGIO NEL LUGLIO 1943 <p style="text-align: justify;"><table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhIq-9LLbanW31sETFNR0BjxFF8RveqevckAZ5QB7vaXmksJNyXsPQPQuf5srtTm4ZrdtT9J2JbXltyISCajG9igcE5Z1rWIQA6_oTJNAd0_BpzHP05AZHttcOY95rfdVP42IDvAvbkBUaBv33v3p-QMNvo4iYASQL79JSQiShdDaETczfQe8EahgWMYwU/s3385/IMG_7961%202.JPG" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="3385" data-original-width="2495" height="640" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhIq-9LLbanW31sETFNR0BjxFF8RveqevckAZ5QB7vaXmksJNyXsPQPQuf5srtTm4ZrdtT9J2JbXltyISCajG9igcE5Z1rWIQA6_oTJNAd0_BpzHP05AZHttcOY95rfdVP42IDvAvbkBUaBv33v3p-QMNvo4iYASQL79JSQiShdDaETczfQe8EahgWMYwU/w472-h640/IMG_7961%202.JPG" width="472" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;"><span style="font-family: helvetica;">Il <b>castello Utveggio,<br /></b>scampato ad un bombardamento nel <b>1943</b>.<br />Foto <b>Ernesto Oliva</b>-<b>ReportageSicilia</b></span></td></tr></tbody></table><br /><span style="font-family: helvetica; font-size: large;"><br /></span></p><p style="text-align: justify;"><span style="font-family: helvetica; font-size: large;">Nel saggio di <b>Samuel Romeo</b> e <b>Wilfried Rothier</b> <i>"Bombardamenti su Palermo"</i> ( <b>Istituto Poligrafico Europeo Srl</b>, <b>Palermo</b>, <b>2017</b> ) si offre una rassegna fotografica storica sulle devastazioni provocate dalle bombe alleate in città durante il secondo conflitto mondiale. Alcune di queste immagini - che documentano lo sgancio di decine di ordigni sulla zona del porto - furono scattate dalla sommità di <b>monte</b> <b>Pellegrino</b>, e precisamente dalle terrazze del <b>castello</b> <b>Utveggio</b>. Qui il <b>Corpo Aereo Tedesco</b> allestì il centro di comando che, dalla strategica vetta del <b>Pellegrino</b>, coordinava il fuoco delle postazioni antiaeree sparse sul territorio di <b>Palermo</b> ( una di queste era installata sulle terrazze di <b>Porta Felice</b> ). La requisizione per usi militari del <b>castello Utveggio</b>, inaugurato con la funzione di albergo-ristorante nel <b>settembre del 1932</b>, ne determinò la destinazione di tre piani ad alloggio per militari tedeschi ed italiani. La mattina del <b>22 luglio del 1943</b>, con le truppe americane già in vista di <b>Palermo</b>, i pochi tedeschi rimasti a presidio del castello decisero di abbandonarlo. Per non consegnare l'edificio dotato ancora di armamenti al nemico, fu stabilito di bombardarlo: un'operazione che secondo gli stessi militari tedeschi avrebbe potuto però comportare un insuccesso e notevoli rischi per i piloti a causa dei vuoti d'aria presenti a valle del <b>Primo Pizzo</b>, dove si trovavano i serbatoi per il rifornimento idrico dell'albergo. La previsione - come scritto da <b>Michele Collura</b> in <i>"Il castello Utveggio. Storia di</i> <i>un'impresa" </i>( <b>Sellerio editore Palermo</b>, <b>1991</b> ) - si rivelò esatta:</span></p><p style="text-align: justify;"><span style="font-family: helvetica; font-size: large;"><i>"Dopo poco meno di quarantotto ore dal ripiegamento del Corpo Aereo Tedesco, comparve all'alba sul cielo di Palermo un aereo tedesco che scendeva in picchiata in direzione Sud verso il castello Utveggio... Per potere centrare l'obiettivo i piloti si abbassarono troppo e nonostante ciò non riuscirono a colpire l'albergo. Andarono però molto vicini al bersaglio perché una grossa bomba esplose nel giardino a monte, a soli tre metri dai serbatoi idrici ed a circa trenta metri dall'albergo. Le altre bombe sganciate esplosero nel dirupo a Nord-Ovest del Primo Pizzo a pochi metri, in linea d'aria, dai serbatoi stessi... L'aereo tedesco, un "Zu 88", non riuscì a risalire in tempo per evitare il massiccio montuoso a tergo del Primo pizzo e andò a disintegrarsi sulla montagna in prossimità della grotta del Caccamo..."</i></span></p><p style="text-align: justify;"><span style="font-family: helvetica; font-size: large;"></span></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><span style="font-family: helvetica; font-size: large;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEi9ME4oW18LGjCnFjok5y3j08BU7lswbjmp6kIa0kU7hfSTKq1CvXM_1KWzjYxWkClJWyBnKFgKhc5NZg6ne2EVdj6gyG7259-QyTKF7_54_Ni0Xj1dTBBW7UfrjOFy0x9CHXeCmFfdNsHJpio8l6jH3FCCLGwWi2xbIz53DT1bw-KlmchwF08mi5f_0TA/s3232/IMG_7944%202%202.JPG" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="3232" data-original-width="2157" height="640" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEi9ME4oW18LGjCnFjok5y3j08BU7lswbjmp6kIa0kU7hfSTKq1CvXM_1KWzjYxWkClJWyBnKFgKhc5NZg6ne2EVdj6gyG7259-QyTKF7_54_Ni0Xj1dTBBW7UfrjOFy0x9CHXeCmFfdNsHJpio8l6jH3FCCLGwWi2xbIz53DT1bw-KlmchwF08mi5f_0TA/w428-h640/IMG_7944%202%202.JPG" width="428" /></a></span></div><span style="font-family: helvetica; font-size: large;"><br /><i><br /></i></span><p></p><p style="text-align: justify;"><span style="font-family: helvetica; font-size: large;">Scampato alla distruzione, con l'occupazione americana il <b>castello Utveggio</b> iniziò a subire la spoliazione ed il saccheggio di arredi e suppellettili: un capitolo oscuro nella lunga storia di abbandono e di sporadici utilizzi come centro di formazione di un edificio che sovrasta magnificamente <b>Palermo</b>. Ancora oggi - dopo una complessa opera di ristrutturazione ed il passaggio di gestione alla <b>Presidenza della Regione</b> - l'ex albergo attende un rilancio funzionale, che magari lo faccia meglio conoscere a tanti palermitani che, da lontano, si limitano ad ammirarlo dalla città. </span></p>Ernesto Olivahttp://www.blogger.com/profile/03541606610177865185noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-7028893180994531677.post-75208383771598520872023-12-31T18:21:00.006+01:002024-01-01T14:48:19.131+01:00I CENT'ANNI DELLA TRAGEDIA DEL "DIXMUDE" NEL MARE DI SCIACCA<p style="text-align: justify;"></p><table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEi9gxA0psfH1mVoGqgHu4DfpqJPVM68hFUgjfcL0t6aaCJvX_LyoUR6QURUguDOxVh2IhIuI52w4aDv7fqR5-htu2cnu61iWyY3nysqlLwBLG_nXlyY71FxebwYY0XclSEZaCsM-s1VSeybQPEa3GIrFdtWsneRGtWHmuzTHhYy4hcB1y8AlVpaBL73vrM/s4391/IMG_7874%202.JPG" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="4391" data-original-width="3236" height="640" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEi9gxA0psfH1mVoGqgHu4DfpqJPVM68hFUgjfcL0t6aaCJvX_LyoUR6QURUguDOxVh2IhIuI52w4aDv7fqR5-htu2cnu61iWyY3nysqlLwBLG_nXlyY71FxebwYY0XclSEZaCsM-s1VSeybQPEa3GIrFdtWsneRGtWHmuzTHhYy4hcB1y8AlVpaBL73vrM/w472-h640/IMG_7874%202.JPG" width="472" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;"><span style="font-family: helvetica;">La copertina del settimanale <br /><i>"La Tribuna Illustrata" </i><br />del <b>6-13 gennaio 1924</b><br />dedicata alla tragedia del <i>"Dixmude"</i>.<br />Fotografie <b>Ernesto Oliva</b>-<b>ReportageSicilia</b></span></td></tr></tbody></table><br /><span style="font-family: helvetica; font-size: large;"><br /></span><p></p><p style="text-align: justify;"><span style="font-family: helvetica; font-size: large;">La notte del <b>21 dicembre del 1923</b> una violenta tempesta investì il tratto di mare fra <b>le coste agrigentine </b>e quelle del <b>Nord Africa</b>. Alle ore 2.08, da un luogo distante circa 300 km da <b>Biserta</b>, il dirigibile francese <i>"Dixmude"</i> - partito il <b>18</b> <b>dicembre</b> dalla <b>Provenza</b> con destinazione il deserto algerino - diffuse un ultimo messaggio: <i>"Ritiriamo la nostra antenna a</i> <i>causa del temporale"</i>. Un'ora dopo, a <b>Sciacca</b>, il capotreno <b>Salvatore Puleo</b>, uscendo da casa per prendere servizio alla locale stazione, vide le facciate delle case di <b>piazza del Popolo</b> illuminarsi per pochi secondi di una luce simile a quella di un'alba. Nello stesso momento, altre persone impegnate in lavori notturni osservarono il fenomeno; alcuni di loro, notarono una grande fiammata in cielo, seguita dalla caduta di scie luminose in direzione del mare di <b>capo San Marco</b>. Due pastori che custodivano il loro gregge in località <b>Misilifurmi</b> aggiunsero di avere udito un tuono violento seguito da un grande bagliore. Alle ore 15.30 del <b>26 dicembre</b> - quando già la <b>Francia</b> aveva da giorni attivato le ricerche del <i>"Dixmude"</i> fino al mare della <b>Libia</b> - gli equipaggi delle due paranze di <b>Sciacca</b> <i>"San</i> <i>Nicola"</i> e <i>"San Giovanni"</i>, a 10 chilometri dalla costa di <b>capo</b> <b>San Marco</b>, ripescarono nelle reti il cadavere di un uomo. </span></p><p style="text-align: justify;"></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhkCvdcj-MDh7CSxmu94TLRWkCWo0DzPNr6arAF6bsvSe4LzhrL-_xkAmXuAX98F_bvLA5CuvEYWRAWKFlhiMX11qA4ehQNsvIiZwQkQ9UVc9jY9pEELE3Rw20sOirFPspBVF8WpSYyLvRaDqwWB8iTem-gvKB0kCgKH0MUua2fpcfEix0HCcEe1c2_p24/s5036/IMG_7864.JPG" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="5036" data-original-width="3329" height="640" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhkCvdcj-MDh7CSxmu94TLRWkCWo0DzPNr6arAF6bsvSe4LzhrL-_xkAmXuAX98F_bvLA5CuvEYWRAWKFlhiMX11qA4ehQNsvIiZwQkQ9UVc9jY9pEELE3Rw20sOirFPspBVF8WpSYyLvRaDqwWB8iTem-gvKB0kCgKH0MUua2fpcfEix0HCcEe1c2_p24/w424-h640/IMG_7864.JPG" width="424" /></a></div><br /><span style="font-family: helvetica; font-size: large;"><br /></span><p></p><p style="text-align: justify;"><span style="font-family: helvetica; font-size: large;">Bastarono poche ore per identificare quel corpo in un ufficiale aviatore francese, riconoscendolo dal grado e da un'aquila stilizzata sulla divisa. Il cadavere del tenente di vascello <b>Jean</b> <b>Comte Du Plessis de Grenedan</b>, comandante del <i>"Dixmude"</i> ( uno <i>"Zeppelin"</i> tedesco ottenuto dalla <b>Francia</b> come risarcimento per i danni patiti durante la I guerra mondiale ) presentava decine di fratture, provocate dall'esplosione del dirigibile e dell'impatto violento con la superficie del mare. Il recupero dei resti di <b>Du Plessis</b> diede conferma che il <i>"Dixmude"</i> era andato perduto nel mare al largo di <b>Sciacca</b> perché colpito da un fulmine che ne aveva fatto esplodere l'involucro gonfiato con idrogeno. Con lui, morirono 39 componenti dell'equipaggio e dieci osservatori civili. Le ricerche in mare ed a terra portarono al recupero di molti detriti del dirigibile, sparsi su un'area piuttosto vasta: frantumi di tela gommata, cavi, rottami di ferramenta, una bandiera francese con segni di bruciature, apparecchiature telegrafiche, brandelli di divise e di vestiario. Nei primi giorni di ricerche, il mare restituì anche alcuni resti umani; nel <b>febbraio</b> e nell'<b>aprile</b> del <b>1924</b>, lungo le coste di <b>Porto Empedocle</b> e di <b>Mazara del</b> <b>Vallo</b>, furono recuperati i corpi di un uomo non identificato e del sottufficiale <b>Marie Antoine Guillaume</b>. La tragedia del <i>"Dixmude"</i> creò in quei mesi un legame tuttora vivo fra <b>Sciacca</b> e la <b>Francia</b>, reso oggi visibile da un mausoleo edificato nel <b>1927</b>, da un busto del comandante <b>Du Plessis</b> e da una statua della <b>Vergine di Fuoriviere</b> donata nel <b>1954</b> dalla famiglia del comandante e collocata in cima ad una torre che guarda il mare. Ciò che rimane del dirigibile francese rimane ancora invece nascosto nei fondali al largo di <b>Sciacca</b>. </span></p><p style="text-align: justify;"></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhB7gs_CQyiX4Uy5vzA3fvsNSFiZ3Z6UP_oPtniul996IiSkHPsa2MYs1viSj-xTVF0oWFznExWjV9BNfU4ZEd7zLSibL7x4EXzxbqZ3md5NqT1aYz-8JWIGTq3rLHcNPy6n5vlkpbMWh9dzoR8_yJYkm6jfiynXwWIWw7W11rlvqDqWh83dqMPQVD6ylY/s4305/IMG_7869.JPG" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="2959" data-original-width="4305" height="275" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhB7gs_CQyiX4Uy5vzA3fvsNSFiZ3Z6UP_oPtniul996IiSkHPsa2MYs1viSj-xTVF0oWFznExWjV9BNfU4ZEd7zLSibL7x4EXzxbqZ3md5NqT1aYz-8JWIGTq3rLHcNPy6n5vlkpbMWh9dzoR8_yJYkm6jfiynXwWIWw7W11rlvqDqWh83dqMPQVD6ylY/w400-h275/IMG_7869.JPG" width="400" /></a></div><br /><span style="font-family: helvetica; font-size: large;"><br /></span><p></p><p style="text-align: justify;"><span style="font-family: helvetica; font-size: large;">Nel <b>2011</b>, alcuni sub locali guidati da <b>Santo Tirnetta</b>, individuarono ad una profondità di 57 metri alcuni rottami compatibili con i resti della struttura del <i>"Dixmude"</i>: un riconoscimento che sarebbe però tuttora incerto. Ciò che è sicuro, invece, è che il comandante <b>Du Plessis</b> vide esaudito da morto un desiderio espresso in una immagine di <b>San</b> <b>Cristoforo</b> ritrovata fra gli oggetti custoditi nelle tasche della sua divisa: vi era scritta una preghiera diretta a <b>San Francesco</b> <b>di Sales</b> con la richiesta di non essere mangiato dai pesci. Dopo il recupero nelle reti dei pescatori di <b>Sciacca</b>, il suo corpo venne trasferito nella cappella di <b>San Giorgio dei</b> <b>Genovesi</b>, quindi a <b>Palermo</b>; da qui, dopo una tappa a <b>Napoli</b>, fece ritorno in <b>Francia</b>, a <b>Tolone</b> e quindi nel cimitero di <b>Bernerie-en-Retz</b>.</span></p><p style="text-align: justify;"><span style="font-family: helvetica; font-size: large;">Alla storia del <i>"Dixmude"</i> è dedicato l'approfondito saggio di <b>Jacqueline Grigis Di Carlo</b> <i>"La strana storia del Dixmude"</i> ( <b>Edizioni "ZeroNove25"</b>, <b>Sciacca</b>, <b>luglio 2021</b> ), dal quale sono state tratte alcune delle notizie pubblicate nel post.</span></p>Ernesto Olivahttp://www.blogger.com/profile/03541606610177865185noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-7028893180994531677.post-89164736871106631632023-12-24T09:01:00.004+01:002023-12-24T09:02:57.618+01:00LA PANTAGRUELICA RICCHEZZA DEI PRESEPI DI SICILIA<p style="text-align: justify;"><span style="font-family: helvetica; font-size: large;"></span></p><table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEi4kZdbHwwBg5sbhnS_T0k2ifFgolUhrEgOQS115eemdcS78dNbbkfS9oLdZPV-gEhXWsKJP8FFojLOTBtCZGP_dk7vR87aTP5B_ep6RyvwZt4OcnXmXHmcBAGJhyu8ZaMdPXpZInCv4g_l02pIwKIaW4x6XgImbHiCr1v0G06Hyj4Tu_Woa42OTXvdzUY/s4346/IMG_7815.JPG" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="4346" data-original-width="2830" height="640" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEi4kZdbHwwBg5sbhnS_T0k2ifFgolUhrEgOQS115eemdcS78dNbbkfS9oLdZPV-gEhXWsKJP8FFojLOTBtCZGP_dk7vR87aTP5B_ep6RyvwZt4OcnXmXHmcBAGJhyu8ZaMdPXpZInCv4g_l02pIwKIaW4x6XgImbHiCr1v0G06Hyj4Tu_Woa42OTXvdzUY/w416-h640/IMG_7815.JPG" width="416" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;"><span style="font-family: helvetica;">Foto <br /><b>Ernesto Oliva-ReportageSicilia</b></span></td></tr></tbody></table><span style="font-family: helvetica; font-size: large;"><br /><i><br /></i></span><p></p><p style="text-align: justify;"><span style="font-family: helvetica; font-size: large;"><i>"Il Natale in Sicilia</i> - scriveva nel <b>1975 Santi Correnti</b> in <i>"Storia e folklore di Sicilia"</i> ( <b>Mursia</b>, <b>Milano</b> ) - <i>è festa di popolo, e il suo significato sociale si manifesta evidentissimo nella cura affettuosa con cui vengono addobbati quei caratteristici presepi pubblici, chiamati grecamente "cone" (da "icòne", immagine, rappresentazione ). La "cona" deve essere doviziosa e splendente di luci: "mangiarsi una cona", nell'immaginifico dialetto siciliano, significa infatti fare una spanciata pantagruelica..."</i></span></p>Ernesto Olivahttp://www.blogger.com/profile/03541606610177865185noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-7028893180994531677.post-82905470717304196072023-12-15T07:44:00.003+01:002023-12-15T07:44:40.289+01:00PAESAGGIO DA POLLINA A FILICUDI<p><table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiU5lgdQyGapQ5o342DMRsSChB63JtDTVQ5KwkBHCvf9PPbpk6Y53lDhzRe-Wwb9VLi0SKgUfh1uEcPZi5qLWqFWBDCjDhZAZgjXu7SpJ-vqTI3RAVhvfpjaJtIp1bwngH3g1tc5RjWZmzTsIrVQH6aaxfHaRXT3c5Qwm_iydWzfuWQNe0FiqVghdY_n7A/s5163/IMG_7856.JPG" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="5163" data-original-width="3442" height="640" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiU5lgdQyGapQ5o342DMRsSChB63JtDTVQ5KwkBHCvf9PPbpk6Y53lDhzRe-Wwb9VLi0SKgUfh1uEcPZi5qLWqFWBDCjDhZAZgjXu7SpJ-vqTI3RAVhvfpjaJtIp1bwngH3g1tc5RjWZmzTsIrVQH6aaxfHaRXT3c5Qwm_iydWzfuWQNe0FiqVghdY_n7A/w426-h640/IMG_7856.JPG" width="426" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;"><span style="font-family: helvetica;">Fotografia<br /><b>Ernesto Oliva</b>-<b>ReportageSicilia</b></span></td></tr></tbody></table><br /> </p>Ernesto Olivahttp://www.blogger.com/profile/03541606610177865185noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-7028893180994531677.post-65221127963869803322023-12-11T20:19:00.002+01:002023-12-11T20:19:40.585+01:00LA STORICA INSEGNA DELLA "PENSIONE ITALIA" DI ERICE<p></p><table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjaEdWCOzntbFIpZsTiQJHPwzUeUra0dBHT0aHgAh1FTiIn72_Vf74dTjpyeSJF4B1LhoMGACrptHJAG3FRtA2JB6lGKy7iSH6stR8OrzZEz219rbaokhXqfyQkLjCDMumGCJH4hVzmdFLvm1bly-IZfxmdH_ngdw23IKP-3blR3fCOrpsmE5kYirFLWLw/s3449/IMG_7840%202.JPG" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="3449" data-original-width="2699" height="640" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjaEdWCOzntbFIpZsTiQJHPwzUeUra0dBHT0aHgAh1FTiIn72_Vf74dTjpyeSJF4B1LhoMGACrptHJAG3FRtA2JB6lGKy7iSH6stR8OrzZEz219rbaokhXqfyQkLjCDMumGCJH4hVzmdFLvm1bly-IZfxmdH_ngdw23IKP-3blR3fCOrpsmE5kYirFLWLw/w500-h640/IMG_7840%202.JPG" width="500" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;"><span style="font-family: helvetica;">Fotografia<br /><b>Ernesto Oliva</b>-<b>ReportageSicilia</b></span></td></tr></tbody></table><br /><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: helvetica; font-size: large;">L'insegna in ferro ricoperta dalla ruggine racconta parecchi decenni di inverni umidi e piovosi, di nebbia e di neve: un clima atlantico che ben si adatta alla secolare architettura urbana di <b>Erice</b>, costruita con pietre calcaree in una labirintica trama di stradine, vicoli e cortili che nascondono scale e balconi di case spesso abbandonate. Da questo scenario immutabile nel tempo dovettero essere affascinati i viaggiatori che un tempo furono ospitati dalla <i>"Pensione Italia"</i>, al civico 6 di <b>via Antonio Palma</b>. Di questo luogo di accoglienza - al di là della targa in cui ancora si legge la scritta in vernice bianca - non c'è più alcuna traccia. La struttura doveva però essere ancora in funzione nel <b>1953</b>, quando la <b>Guida Rossa</b> del <b>TCI</b> dedicata alla <b>Sicilia</b> la citava come pensione di III categoria con 12 posti letto disponibili. Erano quelli gli anni in cui - si legge nella <b>Guida</b> - <i>"la fisionomia oltremodo pittoresca, con le strette e tortuose vie immerse in un silenzio claustrale, gli edifici medioevali, lo splendido panorama, uno dei più celebrati della Sicilia, la dolcezza e la freschezza del clima fanno di Erice una importante stazione di soggiorno e turismo..." </i></span></div><p></p>Ernesto Olivahttp://www.blogger.com/profile/03541606610177865185noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-7028893180994531677.post-8914513084870339722023-12-06T16:25:00.006+01:002023-12-06T19:50:49.956+01:00LE "BELLE SORGENTI" DELLE MADONIE DI LUIGI BALDACCI<p style="text-align: justify;"></p><table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhcc9IMuJF0wNpH_uvtXeT1u4P1H9BqGF173knH1mTLoiB8aUdZ3rHmykwcPxViw9zUzxYrQ0GcwhZifiPZh8MBDM4oASQgGCRH0DL-exgKruECQtbF4Degc-I39gyRa8Bg2uTzAl4wQdoQvfio1CwwoU1u5XwEZnkK1jN2J-TokNFImZmbPDTrs7ptvAw/s4189/IMG_7767.JPG" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="4189" data-original-width="2853" height="640" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhcc9IMuJF0wNpH_uvtXeT1u4P1H9BqGF173knH1mTLoiB8aUdZ3rHmykwcPxViw9zUzxYrQ0GcwhZifiPZh8MBDM4oASQgGCRH0DL-exgKruECQtbF4Degc-I39gyRa8Bg2uTzAl4wQdoQvfio1CwwoU1u5XwEZnkK1jN2J-TokNFImZmbPDTrs7ptvAw/w436-h640/IMG_7767.JPG" width="436" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;"><span style="font-family: helvetica;">Contadino al pozzo nelle <b>Madonie</b>.<br />Fotografia di <b>Leonard Freed</b><br />tratta dalla rivista <i>"Sicilia"</i><br />edita da <b>"S.F. Flaccovio" </b>a<b> Palermo</b><br />nel <b>dicembre</b> del <b>1977</b></span></td></tr></tbody></table><span style="font-family: helvetica;"><br /></span><span style="font-family: helvetica; font-size: large;"><br /></span><p></p><p style="text-align: justify;"><span style="font-family: helvetica; font-size: large;">Le <b>Madonie</b> rappresentano per la <b>Sicilia</b> un territorio carsico particolarmente ricco di acque, grazie ad un complesso sistema sotterraneo di circolazione idrica. Già nel <b>1886</b> <b>Luigi Baldacci</b> nello studio <i>"Descrizione geologica dell'isola di</i> <i>Sicilia"</i> ( <b>Tipografia Nazionale</b>, <b>Roma</b> ) aveva sottolineato la ricchezza di acqua di questo comprensorio montano:</span></p><p style="text-align: justify;"><span style="font-family: helvetica; font-size: large;"><i>"I calcari delle Madonie danno a numerose sorgenti, di cui la più importante è quella grandiosa di Scillato, i cui vari rami riuniti hanno una portata di circa 900 litri per secondo; ma sono da rammentarsi anche quelle che sgorgano di sotto le arenarie mioceniche nelle contrade Monticelli e Bosco sopra Castelbuono, le belle sorgenti di Carpinello e del piano Quacella e delle falde del monte Cervi..."</i></span></p>Ernesto Olivahttp://www.blogger.com/profile/03541606610177865185noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-7028893180994531677.post-89598806568173524712023-12-06T09:27:00.002+01:002023-12-06T09:27:16.054+01:00IL CORTEO DI PALERMO CHE CHIEDE ASSISTENZA CONTRO IL CRACK<p style="text-align: justify;"><table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhiIXkeCO6JLE581YQojPoBQ9XctIaFjMHK7bSiy897BOPNinQwe2pkUvscnRTyTN90M5txYGrBYIAoevE448bSq-Ew1H1qWWBpGwdzWrKsSzqXo4TKRmOy71i3iyjX8j6QSXsadnubITA8M3SLQ9af_TFtJoAGmQZAA1dG6H22_GXm0gKE7O50oesMwOU/s5184/IMG_7784.JPG" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="5184" data-original-width="3456" height="640" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhiIXkeCO6JLE581YQojPoBQ9XctIaFjMHK7bSiy897BOPNinQwe2pkUvscnRTyTN90M5txYGrBYIAoevE448bSq-Ew1H1qWWBpGwdzWrKsSzqXo4TKRmOy71i3iyjX8j6QSXsadnubITA8M3SLQ9af_TFtJoAGmQZAA1dG6H22_GXm0gKE7O50oesMwOU/w426-h640/IMG_7784.JPG" width="426" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;"><span style="font-family: helvetica;">Fotografie<br /><b>Ernesto Oliva</b>-<b>ReportageSicilia</b></span></td></tr></tbody></table><br /><span style="font-family: helvetica; font-size: large;"><br /></span></p><p style="text-align: justify;"><span style="font-family: helvetica; font-size: large;"><b>Palermo</b> ed il crack. Un binomio che da un paio di anni segna le cronache cittadine, partendo dal quartiere di <b>Ballarò</b>: un ventre urbano costipato da un'edilizia fatiscente dove un esempio di convivenza fra una comunità multietnica ed i palermitani viene oscurato dalla presenza di procacciatori di tossicodipendenza e di morte. Nel nome di <b>Miriam</b>, <b>Diego</b> e <b>Giulio</b> - tre giovani vittime del crack degli ultimi mesi - un cartello di associazioni civiche guidato da <i>"Sos Ballarò"</i> è tornato a scendere in strada per chiedere alla politica interventi a favore delle famiglie vittime di tossicodipendenze. Il corteo del <b>5 dicembre</b> ha sfilato da <b>piazza Casa Professa</b> sino a <b>Palazzo dei Normanni</b>, sede del <b>Parlamento regionale</b>: la richiesta è stata quella di approvare entro la fine del <b>2023</b> un disegno di legge che prevede supporto sanitario ed assistenziale per quanti - genitori in primo luogo - si trovano ad affrontare senza adeguati strumenti il dramma della dipendenza dalle droghe.</span></p><p style="text-align: justify;"></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEg2F8JT5pf4IM8B8i8YsubrXwYomluJEWQixmVFsVghk5WpRvt1kTEYNyJDQWyr05C4kKFUowdwZyMi1RX0G7NYSARV3O1GFSp7npYBfNv3BsVCMz-7oCPPQIZ1KWFJ57ytFThjgSf2hx-7L-9FBWYazP0kUqkAYEREewOntIOEp7HNUUpcRjVQPf8VIMM/s4905/IMG_7770.JPG" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="3270" data-original-width="4905" height="266" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEg2F8JT5pf4IM8B8i8YsubrXwYomluJEWQixmVFsVghk5WpRvt1kTEYNyJDQWyr05C4kKFUowdwZyMi1RX0G7NYSARV3O1GFSp7npYBfNv3BsVCMz-7oCPPQIZ1KWFJ57ytFThjgSf2hx-7L-9FBWYazP0kUqkAYEREewOntIOEp7HNUUpcRjVQPf8VIMM/w400-h266/IMG_7770.JPG" width="400" /></a></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><br /></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjDh-1m8VHPwwn1SuPuE0zaiHMnuTEOXyWnltbOBEKHTadkKfCnPK06aJxQjqVaTPv_uc8xYRqzDeo3l4gckZYbze34oz3VDBG1S4kFZ_qxE4sYmxQKMhWD1izq8a5k236aFl_ca6N7dc8Xm87wQ7TJkKBklMO2reZiUkF2hPldDUlTo7rMqiaQimMC84I/s5184/IMG_7780.JPG" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="5184" data-original-width="3456" height="640" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjDh-1m8VHPwwn1SuPuE0zaiHMnuTEOXyWnltbOBEKHTadkKfCnPK06aJxQjqVaTPv_uc8xYRqzDeo3l4gckZYbze34oz3VDBG1S4kFZ_qxE4sYmxQKMhWD1izq8a5k236aFl_ca6N7dc8Xm87wQ7TJkKBklMO2reZiUkF2hPldDUlTo7rMqiaQimMC84I/w426-h640/IMG_7780.JPG" width="426" /></a></div><br /><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><br /></div><br /><span style="font-family: helvetica; font-size: large;"><br /></span><p></p>Ernesto Olivahttp://www.blogger.com/profile/03541606610177865185noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-7028893180994531677.post-70049612661072966932023-12-04T08:42:00.001+01:002023-12-04T08:43:35.678+01:00IL TERREMOTO DIMENTICATO DI VITA<p style="text-align: justify;"><span style="font-family: helvetica; font-size: large;"></span></p><table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEi2HZRO8PNmPxaB5KFGd7MtfwPQWGn2VRBfiKmyoCNzzWK7bzTFQqeBw_NRUfua0gSuhjPpR-MM9bdBbSludYE-wWfP8p6WPLVpb9D6AwNOBiIHd5ZAZQDAUIoGMLtDO4XDAFz9X4zwCyT4ulp211Gt52OjRanYxFV42S9JqeEHnJdrBRUgdV3A_IR7g40/s3342/IMG_7746.JPG" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="3342" data-original-width="2372" height="640" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEi2HZRO8PNmPxaB5KFGd7MtfwPQWGn2VRBfiKmyoCNzzWK7bzTFQqeBw_NRUfua0gSuhjPpR-MM9bdBbSludYE-wWfP8p6WPLVpb9D6AwNOBiIHd5ZAZQDAUIoGMLtDO4XDAFz9X4zwCyT4ulp211Gt52OjRanYxFV42S9JqeEHnJdrBRUgdV3A_IR7g40/w454-h640/IMG_7746.JPG" width="454" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;"><span style="font-family: helvetica;">Ruderi di un edificio<br />a<b> Vita</b>, nel trapanese.<br />Fotografie<br /> <b>Ernesto Oliva</b>- <b>ReportageSicilia</b></span></td></tr></tbody></table><span style="font-family: helvetica; font-size: large;"><br /><i><br /></i></span><p></p><p style="text-align: justify;"><span style="font-family: helvetica; font-size: large;"><i>"Nel tempo passato, nelle vie principali, dominava la bellezza degli archi dei portali delle case nobiliari, con l'utilizzo della pietra "campanedda" di Salemi e i cantonali realizzati in blocchi di pietra di gesso "balatino". Ora, ahimè, trionfa il segno dell'abbandono... Quel 15 gennaio del 1968, la terra tremò distruggendo interi paesi e apportando immani lutti nel Belìce. Dopo l'evento sismico il paese di Vita venne dichiarato a parziale trasferimento con due zone di dislocazione: quartiere "Comuna" e "Vallonello". Poi, grazie ai nuovi apporti tecnologici e ai progressi della scienza, le due zone sono state recuperate ad una eventuale ricostruzione. Ma ahimè tutto tace nell'oblio. Per il recupero dei due quartieri si sente qualche lontano balbettio..."</i></span></p><p style="text-align: justify;"><span style="font-family: helvetica; font-size: large;">Così <b>Luciana Occhipinti</b> nel saggio di <b>Pasquale Gruppuso </b><i>"Una famiglia. Gli Occhipinti di Vita" </i>( <b>Comune di Vita</b>, <b>2023</b> ), ha espresso l'amarezza per la devastazione e l'abbandono di <b>Vita</b> in conseguenza del terremoto del <b>Belìce</b>.</span></p><p style="text-align: justify;"></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgWkVzYdrtfuIUH1Fbfz8lHuPzglsNP7mbNutsgTSJ6SGhcM3zp_THCq0gpy4Sbkch7YtYV2RCLsGjGDdrBJ_XqJa3CL4xwovb8gAPatxAxkFW7y3RMGFxcUjrib6dy4cBlMIFTUrmXSCSD8g0OjKHARlQo6VRxnLd7CzkYBOEzlXBFbP-nGC1XuRaizbI/s5026/IMG_7745.JPG" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="3350" data-original-width="5026" height="266" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgWkVzYdrtfuIUH1Fbfz8lHuPzglsNP7mbNutsgTSJ6SGhcM3zp_THCq0gpy4Sbkch7YtYV2RCLsGjGDdrBJ_XqJa3CL4xwovb8gAPatxAxkFW7y3RMGFxcUjrib6dy4cBlMIFTUrmXSCSD8g0OjKHARlQo6VRxnLd7CzkYBOEzlXBFbP-nGC1XuRaizbI/w400-h266/IMG_7745.JPG" width="400" /></a></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><br /></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhQtMcdu5WTP0Dcb9RDyYvHfzeBGzTSmCYt7-_Q5n3SM3ZTJT5ocEYp0NkU9kD0LIxNjh2u_CBubyMeAt8WkdXKT37Y0ZOJxEctNyYwpEUh20Ok1_LNf_akPJwp6Ig8AKTfENgbphiMYkK0sRtFOswXfS8NV863YRXCabBm5hlXqaHqe8QRGAkKdh8OPAI/s4768/IMG_7743.JPG" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="3178" data-original-width="4768" height="266" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhQtMcdu5WTP0Dcb9RDyYvHfzeBGzTSmCYt7-_Q5n3SM3ZTJT5ocEYp0NkU9kD0LIxNjh2u_CBubyMeAt8WkdXKT37Y0ZOJxEctNyYwpEUh20Ok1_LNf_akPJwp6Ig8AKTfENgbphiMYkK0sRtFOswXfS8NV863YRXCabBm5hlXqaHqe8QRGAkKdh8OPAI/w400-h266/IMG_7743.JPG" width="400" /></a></div><br /><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><br /></div><br /><span style="font-family: helvetica; font-size: large;"><br /></span><p></p><p style="text-align: justify;"><span style="font-family: helvetica; font-size: large;">Il piccolo comune del trapanese è senz'altro meno noto e citato rispetto ad altri paesi - <b>Gibellina</b>, <b>Salaparuta</b>, <b>Poggioreale</b>, <b>Santa Margherita</b>, <b>Montevago</b> - che nel <b>gennaio del 1968</b> furono più gravemente sconvolti dal sisma. Eppure, ancora ai nostri giorni, anche <b>Vita</b> mostra evidenti segni di quella distruzione urbana che ha contribuito al suo spopolamento. Oggi i residenti sono all'incirca 1.800, la metà di quelli dell'anno del terremoto. Ben più consistente è di contro la comunità di origine vitese - giunta alla terza ed alla quarta generazione - residente in <b>Canada</b>, specie nel comprensorio di <b>Toronto</b>. Stride durante una visita a <b>Vita</b> il contrasto fra la bellezza del paesaggio - una campagna ricca di vigneti e di ulivi - e la silenziosa desolazione delle strade dei quartieri abbandonati dopo il <b>1968</b>. Col passare dei decenni, i resti di molti edifici nel frattempo diventati di proprietà comunale - circa 500 - sono diventati colpevolmente luoghi di discarica di rifiuti; altri, specie quelli solo parzialmente lesionati, rimangono disabitati, nell'improbabile prospettiva che qualcuno - apprezzando la bellezza del paesaggio vitese - decida di farli rivivere.</span></p><p style="text-align: justify;"></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiQNMOWVqjsZ62v3VYRBuXCBYnuE_63FXc8tYpD5gB-RtRMUU-WKDOqsFpKRW_xa6aS9etGYHM__S8ibbHX22t7_QCxz-pGdgk8DagMIluuWNpLBRYybl7bxeWp34u9M-AP9JrigrlnfD2EMd5k-_seVJZuCaVewUCo9GYo-3JEAKC5CT6o6qJdW5TsC5o/s3290/IMG_7735.JPG" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="3290" data-original-width="2490" height="640" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiQNMOWVqjsZ62v3VYRBuXCBYnuE_63FXc8tYpD5gB-RtRMUU-WKDOqsFpKRW_xa6aS9etGYHM__S8ibbHX22t7_QCxz-pGdgk8DagMIluuWNpLBRYybl7bxeWp34u9M-AP9JrigrlnfD2EMd5k-_seVJZuCaVewUCo9GYo-3JEAKC5CT6o6qJdW5TsC5o/w484-h640/IMG_7735.JPG" width="484" /></a></div><br /><span style="font-family: helvetica; font-size: large;"><br /></span><p></p>Ernesto Olivahttp://www.blogger.com/profile/03541606610177865185noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-7028893180994531677.post-77550516187354864032023-11-29T12:05:00.004+01:002023-11-29T12:06:39.680+01:00L'ANIMA CANGIANTE DELL'ARCHITETTURA PALERMITANA SECONDO RENE' BAZIN<div style="text-align: justify;"><table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEh7vkxuYGBp-HTj446cFUeJgN9hXUtgezGNKyzg3IkwYFpAfWNOBH7ijPcXXhwhfjnkuRCxFRpgn92u4UzVgEnTFNdQdKNwLCkM3mOFLQ9hc4A1EscjiToaoEo1q5C_TYVj44u8AwrV2-M6-igqydQbguwycsHT3d4eteoHNIAkeLv8om5LdOATfOMhd7w/s4238/IMG_7570.JPG" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="4238" data-original-width="3144" height="640" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEh7vkxuYGBp-HTj446cFUeJgN9hXUtgezGNKyzg3IkwYFpAfWNOBH7ijPcXXhwhfjnkuRCxFRpgn92u4UzVgEnTFNdQdKNwLCkM3mOFLQ9hc4A1EscjiToaoEo1q5C_TYVj44u8AwrV2-M6-igqydQbguwycsHT3d4eteoHNIAkeLv8om5LdOATfOMhd7w/w474-h640/IMG_7570.JPG" width="474" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;"><span style="font-family: helvetica;"><b>Porta Felice</b>, a <b>Palermo</b>.<br />Foto <b>Ernesto Oliva</b>-<b>ReportageSicilia</b></span></td></tr></tbody></table><span style="font-family: helvetica;"><br /></span><span style="font-family: helvetica; font-size: x-large;"><br /></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: helvetica; font-size: x-large;"><br /></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: helvetica; font-size: large;">Sulle orme del più famoso connazionale <b>Guy de Maupassant </b>e sull'esempio di molti altri viaggiatori francesi che tra <b>la fine</b> <b>dell'Ottocento e gli inizi del Novecento</b> scrissero dell'Isola, nell'<b>estate del 1891 René Bazin</b> visitò a lungo la <b>Sicilia</b>. Partito da <b>Marsiglia</b>, il romanziere di <b>Angers</b> sbarcò dapprima a <b>Tunisi</b>, per poi trasferirsi a <b>Malta</b>; da qui, <b>Bazin</b> avrebbe raggiunto la <b>baia di Siracusa</b>, iniziando il suo tour isolano. <i>"Entrato in contatto con una realtà siciliana concreta -</i> ha scritto <b>Pierre Thomas </b>nell'introduzione della ristampa del reportage di viaggio di <b>René Bazin</b> <i>"Sicilia. Bozzetti italiani" </i>( <b>Edizioni e Ristampe Siciliane</b>, <b>1979</b>, <b>Palermo</b> ) - <i>Bazin la vive con intensità e ce la restituisce con estrema semplicità e con vividezza di dettagli, forse per il mero piacere di riprodurre fedelmente una verità documentatissima"</i>. Un esempio dell'approccio descrittivo di <b>Bazin</b> è testimoniato dalla descrizione del patrimonio architettonico di <b>Palermo</b>, capace di alimentare in lui una lettura storica del carattere dei siciliani:</span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: helvetica; font-size: large;"><br /></span></div><div style="text-align: justify;"><span style="font-family: helvetica; font-size: large;"><i>"I monumenti sono sparsi ovunque. Appartengono a tutte le epoche, ognuno racconta il paesaggio e l'umore sontuoso, poetico o guerriero, con l'animo così diverso delle razze che si sono succedute nell'Isola. Infatti ha sovente cambiato padroni, questa Sicilia, e forse non ne ha amato nessuno, forse ha sempre avuto in fondo al cuore, un sogno deluso di libertà..." </i></span></div>Ernesto Olivahttp://www.blogger.com/profile/03541606610177865185noreply@blogger.com0