giovedì 17 novembre 2022

UNA PAGINA DI QUATRIGLIO SUI RACCONTI LAMPEDUSANI DEL CARTOGRAFO WILLIAM HENRY SMYTH

Entroterra di Lampedusa.
Nell'immagine che segue,
un tratto di costa dell'isola.
Foto
Ernesto Oliva-ReportageSicilia


Era il 1821 quando, a bordo della nave da guerra inglese "Adventure", il capitano di vascello, geografo e cartografo William Henry Smyth fu impegnato in una missione scientifica: effettuare rilievi trigonometrici utili a correggere gli errori riportati all'epoca nelle carte nautiche del Mediterraneo centrale. Base di partenza del capitano Smyth fu il porto di Palermo, città in cui l'ufficiale inglese ebbe modo di conoscere alcuni esponenti del mondo scientifico locale: fra questi, i professori Scinà e Ferrara e soprattutto l'abate Giuseppe Piazzi, direttore del Regio Osservatorio Astronomico di Palermo, con il quale avrebbe consolidato uno stretto rapporto di amicizia. La navigazione partita da Palermo portò dopo qualche giorno l'"Adventure" a Lampedusa, oggetto di una relazione ricca di notazioni storiche e di costume. "Gettate le ancore a cala Guitgia - così le ha ricordate Giuseppe Quatriglio nel dicembre del 1962 nell'articolo "Itinerari nelle isole minori. Lampedusa" pubblicato dalla rivista "Sicilia" - vivevano nell'isola soltanto un suddito inglese, Mr.Fernandez, con la famiglia, qualche anacoreta ed una dozzina di contadini maltesi. Mr.Fernandez si trovava a Lampedusa da circa dieci anni, allevava bestiame e si dedicava alla pesca ed ai commerci con i maltesi e gli abitanti delle vicine coste dell'Africa. Ma nel 1821 le cose non dovevano andare per il meglio se il capitano Smyth trovò i Fernandez in un deplorevole stato di inedia in un miserabile abitacolo addossato a una grande grotta e con il pericolo di gravi infezioni, dato che le navi non ammesse nei vicini porti per motivi sanitari avevano l'abitudine di sostare a Lampedusa per rifornirsi d'acqua. L'ufficiale inglese ebbe una conferma di ciò allorché iniziò l'esplorazione dell'isola. Nell'interno di una grotta trovò una tomba con questa iscrizione: "Qui ritrovasi cadavere - morto di peste in giugno 1784". Apprese poi che era stato l'equipaggio di una nave da carico francese a contagiare i pochi abitanti dell'isola tra cui alcuni monaci. Questi ultimi si erano prestati ad aiutare i marinai che intendevano far prendere aria alle balle di cotone che costituivano il loro carico. Ma ben presto tutti coloro che avevano avuto contatto con i marinai si ammalarono e molti, tra cui il superiore del convento, morirono". .. Ma chi furono i primi abitanti dell'isola in tempi moderni? Il capitano Smyth raccolse una leggenda in base alla quale furono due signore palermitane, Rosina e Clelia, uniche superstiti di un naufragio, le prime madri di Lampedusa. Le due donne ebbero la ventura di incontrare nell'isola due eremiti, Sinibaldo e Guido, i quali si convinsero, pare senza eccessive difficoltà, a rinunciare alla loro vita contemplativa. Da qui due matrimoni e numerosi figli e nipoti..."



Quatriglio conservò più di un dubbio sulla fondatezza di questa leggenda sul ripopolamento di Lampedusa, "se è vero che soltanto Ferdinando II - notò nell'articolo - riuscì nel 1843 a trapiantare nell'isola una colonia stabile di alcune centinaia di persone...". Da parte sua, il capitano William Henry Smyth dopo quella missione a Lampedusa lasciò preziose testimonianze del lavoro cartografico compiuto nel Mediterraneo a bordo dell'"Adventure". Nel 1823, pubblicò a Londra "The Hydrography of Sicily, Malta and the Adyacent Islans"; nel 1854, fu la volta di "The Mediterranean", contenente ben 27 carte delle coste siciliane. Il suo legame con la Sicilia - comune per parte dell'Ottocento a molti viaggiatori e commercianti inglesi, gran parte dei quali legati a logge massoniche -  è testimoniato anche da alcuni aspetti di vita privata. Nel 1815 sposò infatti a Messina Eliza Ann Warington, da cui ebbe un figlio: Charles Piazzi, così chiamato in nome dell'amicizia stretta a Palermo nel 1821 con Giuseppe Piazzi.    


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