Il santuario di San Vito Martire a San Vito lo Capo. Foto Ernesto Oliva-ReportageSicilia |
"Arrivai per la prima volta a San Vito lo Capo in una giornata di tarda primavera, dopo un interminabile e faticoso viaggio in auto. Era il 1956 o il 1957. Ricordo che da Custonaci in poi incrociai pochissime Seicento ed un numero maggiore di carretti trainati da asini. Giunto a destinazione, rimasi quasi abbagliato da una spiaggia che dalle strade del paese - un semplice borgo di pescatori e contadini - raggiungeva dopo centinaia di metri il mare di un azzurro mai visto prima. Era un paesaggio africano, remoto e diverso da ogni luogo da me conosciuto in Sicilia. Ne ebbi un'impressione fortissima; mi chiesi per quanto altro tempo ancora San Vito lo Capo avrebbe conservato quell'aspetto..."
Così, molti anni fa, un anziano avvocato palermitano - un uomo che amava profondamente il mare - descrisse il suo primo incontro con una delle località siciliane oggi diventata un luogo di estrema concentrazione estiva di persone, italiane e straniere. Da molti anni San Vito lo Capo ha massimizzato lo sfruttamento della risorsa del turismo, trasformandosi in un luogo in cui ogni iniziativa locale è finalizzata a incrementare il numero e la presenza nel tempo di quanti - a partire da aprile, sino all'esondazione umana di agosto - affollano alberghi, B&B, case vacanze, ristoranti e locali del paese. Dopo avere ideato un Festival del Cous Cous diventato nel tempo un evento fieristico, e un altro dedicato al volo degli aquiloni, la macchina della promozione sanvitese è stata infatti capace di inventare lo scorso Natale un "festival del presepe di sabbia". L'idea è stata ispirata da analoghi eventi allestiti a Rimini e Lignano Sabbiadoro, cui evidentemente la San Vito lo Capo che un tempo fu capace di stupire l'avvocato palermitano, guarda oggi come modelli di riferimento per il sua inarrestabile saturazione turistica. Qualche anno fa, la realtà sanvitese era stata curiosamente descritta proprio come un perenne presepe da Giacomo Di Girolamo in "Gomito di Sicilia" ( Editori Laterza, 2019, Bari ):
"... San Vito è una specie di presepe, un presepe ideale. C'è sempre quest'aria di festa, di natività perenne, di annuncio e di epifania. Ed ognuno ha il suo posto, come il pastorello nel presepe, appunto, o il fabbro, o i Re Magi. Ma è tutto finto. Non c'è niente di autentico, nei personaggi che si aggirano qua, su questa sabbia che sembra muschio, davanti a questo mare che a volte pare fatto di stagnola..."
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