mercoledì 9 aprile 2008

ASPRA, IL BORGO DEI PESCATORI












"'Da bambino mi mangiavo i ricci interi, con la scorza e con le spine e il guscio, tanta era la fame; perchè la nostra bocca è un mulino; e anche i fichi d'india mi mangiavo con la buccia e non mi facevano male, tanta era la fame; perchè il nostro stomaco è un calderone e sotto la gola c'è una vampa che brucia ogni cosa', mi diceva lo scoparo dell'Aspra aprendo per me dei ricci di mare che era stato a pescarmi sulle rocce di quella costa fra Bagheria e Capo Zafferano, sotto le rovine dell'antica città di Solunto, che è forse il luogo più bello dove un corpo umano possa stendersi al sole".
La prosa di Carlo Levi, nel 1955, così descriveva un pescatore di Aspra, borgata marina di quella costa palermitana oggi simile allo sciupato e consunto filo di una preziosa collana di perle.
Aspra è ancora lì, con le sue barche da pesca colorate tirate a secco, nei giorni in cui non è possibile uscire in mare per catturare branchi sempre più ridotti di pesce.
Un sabato pomeriggio, i pescatori si riuniscono a gruppetti; accalcano le coperte delle loro imbarcazioni, e lì tirano fuori le carte siciliane per una tradizionale partita 'a scopa', o il mazzo di carte francesi per una più complicata 'scala 40'.
Sullo sfondo, ecco le loro case: basse palazzine, modeste ma decorose, "un mucchietto di case di aspetto forte e gentile, ritte sul piano di una bassa scogliera. Subito ad Est si drizza il promontorio del monte Catalfano, coperto in basso di olivi, arido e brullo in alto. Presso la riva sorgono dal cristallo delle acque lingue nerastre di scogli bagnati dai flutti", secondo quanto scriveva la guida del TCI 'Marine d'Italia' di un lontanissimo 1951.
Oggi, la bellezza antica di Aspra si stempera nelle dispute sul funzionamento del locale depuratore o sulla creazione di una nuova barriera frangiflutti; questioni ormai aperte in molti borghi marinari della Sicilia, sempre meno forti e gentili nella difesa di se stessi e delle pagine che la letteratura ha loro riservato.
( foto REPORTAGESICILIA )




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