venerdì 25 aprile 2008

FIUME, UNA CARTOLINA DAL GIAPPONE

(Salvatore Fiume, 'Poema giapponese numero 9')

"Pittore, scultore, architetto, scrittore e scenografo".
Così il bel sito http://www.fiume.org/ - da cui REPORTAGESICILIA ha tratto informazioni per questo post - riassume e ricorda la personalità artistica di Salvatore Fiume.
Nato a Comiso nel 1915 e morto a Milano undici anni fa, Fiume - a differenza del compaesano Gesualdo Bufalino - è stato capace di alimentare la propria ispirazione da culture ed ambienti lontani dagli umori ragusani e della Sicilia.
Grazie ad una borsa di studio, a 16 anni era già ad Urbino; quindi si trasferì a Milano, iniziando una carriera artistica che lo avrebbe visto frequentare New York, l'Etiopia, Montecarlo, Londra, Gerusalemme, la penisola iberica, il Libano, la Polinesia ed il Giappone.
Proprio durante il viaggio aereo verso il Paese asiatico - da lui visitato a partire dal 1967 - Salvatore Fiume confessò in una cartolina privata la sorpresa di essere riuscito a liberarsi dal legame con Comiso, paragonata a "l'immensa tenda o una immensa cupola impossibile da scucire o da bucare...".
Destinario dell'ammissione fu Raffaele Carrieri, critico d'arte, poeta e amico di Fiume; e REPORTAGESICILIA propone lo scritto nel quale Carrieri - dalle colonne del settimanale 'EPOCA', il 20 aprile 1969 - fornì testimonianza di quella amicizia e dei pensieri del comisano:

"Da qualche anno ricevo dalle più diverse e lontane regioni del mondo bellissime cartoline a colori: me le manda Salvatore Fiume. Per un certo tempo arrivavano tutte le settimane da Londra e dintorni; poi da più distante. A Londra, Fiume si tratteneva quindicine intere per dipingere, nei locali notturni, i 'beats'. Ma a Gerusalemme, o nelle frazioni del Libano, le sue soste erano incomprensibili. Gli asini di Gerusalemme non erano tanto diversi da quelli che aveva dipinto a Comiso, in Sicilia. A parte il suo luogo natale e qualche luogo della Spagna, Fiume non si interessava molto al paesaggio: il maggiore interesse era per le persone, specialmente donne. I 'maschi' del Fiume, quando non appartenevano a epoche remote - Mitologia, Tavola Rotonda, Teatri Equestri - erano cavalieri o toreri, senza parlare dei suoi Numi di pietra dislocati, simili a fari, lungo le coste siciliane. Ma le celebri 'Isole', dipinte da Fiume a centinaia, si vedono assai meno nelle ultime mostre. In questa, appena inaugurata alla 'Galleria del Cigno' in via Manzoni, a Milano, ce ne sono pochi esemplari, e di modeste proporzioni. Le sue statue di Numi svaniscono dall'orizzonte marino: non sono castelli, nè fari, nè monumenti equestri, nè fortezze. L'invasione delle donne occupa tutti gli spazi geografici e prospettici. Si vedono donne del Portogallo cavalcare ciuchini neri, si vedono interni di harem, romitaggi del matriarcato balcanico, camere mobiliate di Londra e di Parigi con ragazze in attesa su letti e divani. Nelle precedenti esposizioni non si erano mai viste, fra i drappelli delle sue Frine, modelle giapponesi. Ed ecco le prime protagoniste del Celeste Impero fare il loro ingresso nella sua pittura. Ora dovrei svelare il contenuto di certe grandi cartoline che Fiume spediva dal Giappone lo scorso semestre":

"Non si dice nulla di straordinario con la notizia che un pittore italiano sia andato per un mese in Giappone.
La cosa è stata straordinaria per me, nato a Comiso, piccolo paese in provincia di Ragusa, l'ultimo sulla discesa dell'Appennino siciliano che sfuma a breve distanza dal mare.
Da quel paesino pochi si avventurarono ad andar fuori perchè sembra, guardando l'orizzonte, che il cielo sia cucito tutto intorno ai confini del mare e della terra, come una immensa cupola impossibile da scucire o da bucare...
Ed invece, eccomi un bel giorno su un aereo, fuori dalla cupola, in alto, a sorvolare il Polo Nord per andare in Giappone. Lassù ebbi la sensazione di non essere più cresciuto dai giorni della mia infanzia".




















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