lunedì 28 aprile 2008

GIULIANO, FALSI SCOOP E MENZOGNE

Un presunto autografo di 'canzone separatista' attribuito a
Salvatore Giuliano e pubblicato da EPOCA nel gennaio 1961

Ha destato interesse la recente ripubblicazione fatta da REPORTAGESICILIA di quello che il settimanale EPOCA presentò come uno 'scoop', nel gennaio del 1961: un 'memoriale' di Salvatore Giuliano, il bandito di Montelepre al centro dell'ambigua stagione del separatismo siciliano e della strage di Portella delle Ginestre.
REPORTAGESICILIA pubblica adesso con molto piacere l'intervento del professore Giuseppe Casarrubbea, ricercatore e storico di Partinico, autore di autorevoli saggi su uno dei periodi più complessi della storia siciliana nel secondo dopoguerra:

"Che la storia d'Italia sia stata falsificata, o, comunque, deviata verso interessi di parte (a destra come a sinistra) è dimostrabile ed è una questione che non vale neanche la pena di sollevare, tanto è scontata. Non per questo, tuttavia, il cosiddetto "memoriale di Giuliano" che la rivista ‘Epoca’ cominciò a pubblicare nel lontano 29 gennaio 1961, è l'ennesimo falso costruito a tavolino, come molte vicende italiane, anche recenti, e siciliane in particolare.
Giuliano era un grafomane. Scriveva veramente molto e malissimo commettendo errori di ogni sorta ad ogni parola. Quasi tutti i suoi scritti (sull'atlantismo, sui 'rossi', sulle maree, sull'universo e chi più ne ha più ne metta) riflettono questa sua condizione di spirito, tipica degli esaltati che pensano di avere le chiavi di lettura del mondo. Naturalmente si tratta di soggetti deboli, facilmente condizionabili, che non possono fare altro che ricorrere alla pistola non potendo utilizzare il cervello. Per lo più sono affascinati da personalità forti di cui frequentano gli ambienti familiari e forse anche i salotti incipriati.
E’ più facile premere il grilletto che spremersi il cervello e per chi ama il denaro ed è rapito da ragazzo dal mondo dei miti, come lo fu a modo suo Giuliano, è facile montarsi la testa, vivere di questi miti e diventare, alla fine, una sorta di “very strong man” artefatto e ben costruito per conto terzi.
Il memoriale che EPOCA pubblica, con un'accattivante fotografia del bandito in copertina, non va fuori dall'originale operazione di maquillage del pessimo bandito, truccato alla perfezione a cui hanno creduto in molti e persino uno storico come Eric Hobsbawm.
Lo studioso inglese pensava - scrivendo dei banditi - che essi sono una forma primitiva di ribellismo sociale e pertanto l'espressione di una condizione pre-politica del mondo pastorale e contadino. Umilmente devo dire che si sbagliava di grosso quando pensava in questi termini a Giuliano.
Ma andiamo per ordine.
Al processo di Viterbo furono esibiti due memoriali. Il primo non piacque a Ciro Verdiani, l'ispettore di polizia al cui indirizzo privato il bandito aveva fatto pervenire la sua proposta di lettura sulla strage di Portella della Ginestra. Il monteleprino allora ne scrisse un altro che, questa volta, dovette apparire accettabile alla mente a dir poco diabolica dell'ispettore. Il testo ha parecchie correzioni ed è chiaramente scritto sotto dettatura. E’ un'autoaccusa; scagiona tutti da ogni responsabilità tranne lui, il capobanda. E’ perfetta e una settimana dopo averla scritta il "re di Montelepre" è ammazzato.
Giova ricordare che due avvoltoi girano attorno a questo morto. Il primo è, appunto, Verdiani, il secondo il capitano dei Carabinieri Antonio Perenze. Il primo già questore fascista in Croazia, al tempo dell'occupazione italiana della Jugoslavia, il secondo l’autore materiale del falso rapporto sulla morte del capobanda, avvenuta, come si sa, la notte tra il 4 e il 5 luglio 1950. Il primo ha conosciuto le organizzazioni anti-titine (nazifascisti, cetnici e ustascia di Ante Pavelic) che già nel '41 avevano avviato una feroce lotta contro la resistenza; il secondo è lo stesso personaggio sorpreso col mitra ancora fumante, per sua stessa ammissione, accanto al corpo del bandito morto. Ammazzato mentre dormiva.
Quanto detto non è marginale rispetto a questo ennesimo memoriale. Bisogna però avere l'accortezza di dare rilievo e significato a ciò che appare come in filigrana, nel sottofondo o che è appena accennato. Come in un thriller, in un "noir" senza fine. Il testo è corretto con una penna di colore verde. Verdiani usava scrivere con penne a inchiostro verde perchè a quanto pare richiamavano il suo nome. Ognuno ha le sue piccole manie, e chi ne è affetto senza saperlo spesso ne piange le conseguenze. Ciò non basta per affermare che anche questo terzo 'memoriale' sia stato dettato o ampiamente corretto da quell'anima previggente che col fascismo aveva fatto carriera. Anche lui finì male perché, ultimato il processo di Viterbo e dovendosi preparare l’appello, un brutto giorno fu trovato morto. Come Pisciotta e un numero indescrivibile di morti che Portella si tirò dietro.
Giuliano e Verdiani erano in ottimi rapporti, La cosa è assodata da una mole inoppugnabile di documenti: una fitta corrispondenza epistolare tra il bandito e il "caro commendatore", i banchetti tra i due alla vigilia del Natale del '49 con panettone e marsala, e cosa peggiore l'invio all'indirizzo romano dell'ispettore di uno dei memoriali del bandito esibiti in tribunale. E' quindi legittimo ritenere che il falso dei primi due memoriali (che ho pubblicato nel 1997 nel mio libro su Portella della Ginestra per i tipi di Franco Angeli) si sia perpetuato anche nei giorni che precedettero la morte di Turiddu, perchè il depistaggio su quanto accaduto fosse completo.
Nel mezzo ci sono almeno tre stragi di vaste proporzioni. Nel '47 Portella della Ginestra e il 22 giugno; nel '49 Bellolampo in cui muoiono parecchi carabinieri. C’é quanto si sta tramando nell'Italia di allora, ancora occupata dagli Usa, e fortemente inquinata dalle attività golpistiche di generali e colonnelli senza scrupoli e pronti a tutto, pur di bloccare il cammino della nascente democrazia.
Altro elemento su cui vale forse la pena soffermarsi è che quando sbarcano gli americani il 10 luglio ’43 essi si trovano a lavorare gomito a gomito con spie e doppi agenti, con forze dell’ordine che non sanno a chi credere e Carabinieri i cui capi, da Perenze al generale Ugo Luca saranno dentro le trame di monarchici e fascisti, agenti filoamericani e doppiogiochisti filonazisti o fascisti"

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