lunedì 21 aprile 2008

GIULIANO, IL MEMORIALE DI 'EPOCA'












Nell'elenco dei 'misteri d'Italia' del secondo dopoguerra, la Sicilia è presente con numerosi episodi, legati - principalmente - ad episodi criminosi riconducibili al vecchio intreccio fra Stato e mafia: un connubio sancito spesso in un gioco di interessi portato avanti tanto dai servizi segreti italiani quanto - soprattutto in determinati periodi storici - dagli interessi strategici statunitensi.
Alcuni storici indicano nell'eccidio siciliano di Portella delle Ginestre - nel 1947 - la prima 'strage di Stato' dell'epoca repubblicana; il mistero sui suoi mandanti si lega di conseguenza anche al ruolo di Salvatore Giuliano, il bandito di Montelepre ucciso nel 1951 al termine di una contraddittoria ed ambigua stagione separatistica.
La figura di Giuliano suscitò sin dalle sue prime azioni militari l'interesse dei giornali e delle riviste; ed è indubbio che il mito del 'picciotto' di Montelepre sia stato alimentato soprattutto da quella stampa da rotocalco che, negli anni Cinquanta e Sessanta, rilanciò le attenzioni dei lettori verso la 'cronaca nera', censurata in precedenza dal fascismo.
Ad accrescere il mito di Giuliano non potè allora non contribuire l'ancor oggi praticato 'gioco dei memoriali': la pubblicazione cioè dei diari personali - quasi mai autentici, spesso manipolati, quasi sempre falsi - di personaggi protagonisti appunto delle cronache e dei misteri d'Italia.
REPORTAGESICILIA ripropone la pubblicazione della prima parte di un 'diario' attribuito al bandito monteleprino; lo 'scoop' portò la firma, nei numeri di gennaio e febbraio 1961, del settimanale 'EPOCA'.
In anni più recenti, giornalisti e ricercatori sono più volte tornati sui retroscena della strage di Portella delle Ginestre e sulla figura di Salvatore Giuliano: fra questi, lo storico Giuseppe Casarrubea, autore di numerosi saggi sull'argomento.
In tema di 'memoriali', le sue valutazioni propendono verso lo scetticismo.
"Cose analoghe al 'diario' proposto da 'EPOCA' nel 1961 - scrive Casarrubea per REPORTAGESICILIA - sono state pubblicate in varie riviste, fra cui 'GENTE', senza che però si sia mai potuto verificare la fonte e l'attendibilità. Articoli simili, di natura giornalistica o cronachistica, sono serviti a costruire nel tempo ( cominciò Mike Stern già nel 1943-44 ) una visione deformata delle cose e della storia".
Dalle parole di Casarrubea emerge dunque un chiaro sospetto circa la 'genuinità' del presunto diario di Giuliano proposto da 'EPOCA'.
"Basta riflettere sul fatto - nota Casarrubea - che il testo parla dei fatti in terza persona ( cosa che solo Giulio Cesare avrebbe potuto fare con il suo 'De bello gallico' ) e che i periodi sono stilisticamente corretti, cosa che nei manoscritti di Giuliano non è dato riscontrare, specie negli anni più vicini alla sua uccisione, dal 1948 alla vigilia di quella tragica notte tra il 4 e 5 luglio del 1950".

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