martedì 8 aprile 2008

LE CARE E FAMOSE ANGUILLE DI LENTINI


"Ricco di uccelli acquatici e famoso per le sue anguille ( ve ne sono enormi, che, a Natale, raggiungono prezzi favolosi ) è il Lago di Lentini o Biviere che si vede dal treno andando a Siracusa o a Caltagirone. Comunemente è chiamato pantano, ma il pantano è a sinistra di Carlentini, lungo il mare. Il Biviere non è molto esteso, perchè normalmente è lungo e largo 4 chilometri, ma rende tristamente malarica la regione. Ne è stato progettato il prosciugamento totale e pare che le relative pratiche siano a buon punto: per Lentini specialmente sarebbe una liberazione".

Con gli auspici del suo prosciugamento - completamente soddisfatti nel 1954 - l'almanacco 'Sicilia!' firmato da Zino Ardizzone ed edito nel 1926 da Remo Sandron Editore di Palermo così illustrava l'ormai scomparso lago di Lentini.

Più che un limpido specchio d'acqua lacustre, il Biviere siracusano appartiene dunque alla lunga lista delle aree umide siciliane cancellate dalla smania delle bonifiche o dagli interessi della speculazione edilizia.

Oggi, al posto del lago, si può osservare un bacino d'acqua artificiale, meta della fauna migratoria che incrocia quest'area della Sicilia.

Già nel 1966, il 'Corriere della Sera' così denunciava le conseguenze della scomparsa dell'ex Biviere, in origine esteso per oltre mille ettari e profondo sino 5 metri, tale da permettere la formazione di 60 isolotti di canne:

"Il lago di Lentini - si legge nel reportage di Carlo Dominione - inserito nella zona classica delle arance pigmentate, per la massa di calore che irradiava durante la notte era un freno alle gelate che dal giorno della sua scomparsa sono andate aumentando d'intensità, tanto da distruggere interi agrumeti, e costringendo i coltivatori ad affrontare la spesa di costosi impianti antigelo, che hanno inciso su ogni ettaro per un milione e mezzo di lire, e che non sempre hanno raggiunto lo scopo di salvare le arance".

Più tardi - nel 1974 - la 'Guida alla natura della Sicilia' edita da Arnoldo Mondadori Editore, firmata da Fulco Pratesi e Franco Tassi, così descriveva l'aspetto perduto del Biviere:

"Questo paradiso lacustre forniva rifugio ed alimento a numerosissimi uccelli acquatici, oltre che, naturalmente, ai pesci, che, come le anguille, le carpe, le tinche, i lucci, offrivano sostentamento a molte famiglie di pescatori. Tutti gli uccelli più rari si davano convegno nelle basse e ricchissime acque del Biviere: l'abate Maurolico, nel 1618, ricorda che nelle isolette in mezzo al lago, che lui chiama 'Vivarium leontinum', nidificavo i cigni; altri autori parlano delle numerosissime cicogne bianche e di quelle, molto più rare, nere".

( fotografia non firmata tratta da 'Sicilia!', Almanacco regionale di Zino Ardizzone, Edizioni Remo Sandron Palermo, 1926 )

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