Giustamente, nel 1985 Matteo Collura inserì la tonnara Scopello nelle località dell’isola da visitare in inverno.
“Oggi – si legge nelle pagine di “Sicilia sconosciuta – Cento itinerari insoluti e curiosi”, edito da Rizzoli – andarci in estate significa fare i conti con ingorghi di automezzi, vociare di gitanti, e con sporcizia che, sugli scogli, fa squallido strato. In inverno è un’altra cosa: è come se una tromba d’aria fosse passata lasciando sì tracce di sé, ma anche un senso di profonda quiete, di dopo tempesta”.
A distanza di 27 anni da quell’”oggi”, possiamo rassicurare che in estate il mare e gli scogli della tonnara di Scopello non sono così sporchi come suggerito dalle parole di Collura, specie se si ha l’accortezza di non andarvi nella calca dei fine settimana ( accortezza purtroppo da adottare in estate per la visita di tutte le località di mare ).
Malgrado ciò, condividiamo del tutto l’opinione dell’autore circa quel senso di primitiva bellezza che questo luogo riserva a chi vi giunga in una giornata invernale, sia essa di caldo sole o di freddo vento di maestrale.
Il golfo della tonnara di Scopello in uno degli scatti di Quiresi: non vi è ancora traccia della presenza di una villetta sorta qualche anno dopo sul pianoro che guarda verso la caletta |
Scopello – con i suoi faraglioni, le vecchie torri di avvistamento e gli edifici della tonnara, la piccola cappella e gli alloggi dei “tonnaroti” – è uno dei luoghi della Sicilia che raccontano la millenaria storia di civiltà dell’isola. Nei documenti storici che narrano le vicende di un luogo che Salvatore Mazzarella e Renato Zanca hanno scritto essere ubicato “in una natura fortemente tormentata ed emotiva”, si legge che nel secolo XIII le prime costruzioni furono edificate “da certi uomini lombardi di Piacenza, sotto la guida d’Ottone Camarana cavaliero” ( notizia che conferma quanto la storia siciliana possa essere il frutto di imprevedibili influenze ).
Difficilmente l’attuale proprietà del complesso edilizio vi consentirà l’accesso all’interno della fabbrica principale, trasformata in struttura ricettiva e set per produzioni cinematografiche; un motivo in più per godere del paesaggio naturale circostante, e per apprendere la storia di Scopello dai più anziani abitanti del vicino borgo.
All’interno del baglio Ispano potrete ascoltare i racconti riguardanti le ultime tonnare calate al largo dei faraglioni; oppure quelli di misteriosi naufragi di imbarcazioni di contrabbandieri o della presenza fra le colline della borgata degli uomini della banda Giuliano, negli anni del secondo dopoguerra.
La primitiva bellezza di Scopello viene riproposta da ReportageSicilia in questo post grazie ad alcune fotografie realizzate una sessantina di anni fa e pubblicate da "Sicilia" edito dal TCI nel 1961 e da un'opera di analogo titolo data alle stampe un anno dopo da Sansoni.
Difficilmente l’attuale proprietà del complesso edilizio vi consentirà l’accesso all’interno della fabbrica principale, trasformata in struttura ricettiva e set per produzioni cinematografiche; un motivo in più per godere del paesaggio naturale circostante, e per apprendere la storia di Scopello dai più anziani abitanti del vicino borgo.
All’interno del baglio Ispano potrete ascoltare i racconti riguardanti le ultime tonnare calate al largo dei faraglioni; oppure quelli di misteriosi naufragi di imbarcazioni di contrabbandieri o della presenza fra le colline della borgata degli uomini della banda Giuliano, negli anni del secondo dopoguerra.
La primitiva bellezza di Scopello viene riproposta da ReportageSicilia in questo post grazie ad alcune fotografie realizzate una sessantina di anni fa e pubblicate da "Sicilia" edito dal TCI nel 1961 e da un'opera di analogo titolo data alle stampe un anno dopo da Sansoni.
Ad eccezione di uno, gli scatti portano la firma del fotoreporter Ezio Quiresi, più volte documentato in questo blog.
L’autore di ReportageSicilia – e, forse, anche qualche lettore di questo post – non potrà non invidiare Quiresi per avere scoperto la Scopello di tempi ormai lontanissimi, e certo di una bellezza primitiva.
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