mercoledì 26 giugno 2013

DUCROT, ASCESA E SCOMPARSA DI UNA FABBRICA D'ARTE

Il mobilificio Ducrot in un disegno di Ernesto Basile,
l'architetto che collaborò con la fabbrica palermitana 
nella produzione di arredi artistici

Le immagini riproposte in questo post da ReportageSicilia sono tratte da una pagina pubblicitaria che la prestigiosa ditta palermitana di mobili ed arti decorative Ducrot pubblicò nel 1909.
L'inserzione apparve sulle pagine del supplemento "Natale e Capo d'Anno- La Sicilia e la Conca d'Oro" della rivista "Illustrazione Italiana", e mostra alcuni capannoni di via Paolo Gili, un disegno della fabbrica di Ernesto Basile ed alcuni mobili disegnati per la Ducrot dallo stesso architetto.

In questa e nelle tre fotografie che seguono - siglate F.T. - l'interno di alcuni capannoni del mobilificio, nel quartiere Zisa.
L'azienda porta il nome di Vittorio Ducrot,
un esule francese fuggito dapprima a Malta e poi a Palermo.
L'azienda iniziò la sua attività alla fine del secolo XIX e, dopo vari passaggi di proprietà ed un tentativo di autogestione degli operai,
chiuse i battenti una quarantina di anni fa

Come spiega Simone Candela nel saggio "I Florio", edito da Sellerio nel 1986, "Vittorio Ducrot ( 1867-1942 ) era scappato dalla Francia al tempo di Luigi Filippo per motivi politici. Riparato a Malta, era poi approdato a Palermo assumendo la titolarità di un mobilificio ( già Solei Herbert, poi Carlo Golia ) destinato a diventare famoso non solo per gli arredamenti delle navi della Navigazione Generale Italiana, ma per la produzione su scala industriale, a partire dal 1898-1899, di mobili e arredi su disegni di Basile".


Nel 1903, a testimonianza dei cambi di proprietà, la fabbrica del quartiere Zisa portava la denominazione di "Ditta Ducrot Palermo Successore di Carlo Golia e di Solei Herbert".
Lo sviluppo dei 40 capanonni insisteva su un'area di ben 55.000 metri quadri; la crescita commerciale dell'azienda dell'ex esule - un esperto ebanista - fu rapida. 


Ancora nel 1903, la fabbrica dava lavoro a 200 operai, che sarebbero diventati 445 nel 1911 e 1.000 nel 1913.
Lo sviluppo della Ducrot venne certamente favorito dai buoni rapporti con la famiglia Florio e dalla collaborazione con Ernesto Basile, proseguita sino al 1906, quando alcuni suoi mobili riprenderanno lo stile Luigi XVI e quello delle decorazioni dei carretti siciliani.


Grazie al Basile, il mobilificio della Zisa avrebbe fornito i suoi arredi lignei a Villa Igiea, al Villino Florio, a Villa Deliella e - a Roma - al Palazzo del Parlamento ed al Caffè Faraglia di piazza Venezia.
Non mancano in quel periodo neppure le forniture alberghiere di prestigio, come quelle commissionate dal Grand Hotel San Domenico di Taormina, e, successivamente, dal Castello Utveggio di Palermo.

Arredi domestici in stile "carretto siciliano", opera di Ernesto Basile.
Agli inizi del secolo XX, la Ducrot collaborò con alcuni artisti siciliani del tempo, come Salvatore Gregorietti
ed Ettore De Maria Bergler

In quei primi decenni di attività, l'azienda stringe proficui rapporti di collaborazione con altri personaggi dell'ambiente artistico palermitano.
Salvatore Gregorietti, titolare di una ditta di decorazioni e vetrate liberty, realizzerà ad esempio disegni di tipo popolare destinati ad una serie di mobili laccati.
Il pittore Ettore De Maria Bergler, invece, presterà la sua opera di decorazione di marine, rovine greche e scene di vita pastorale per arredi in mogano.



Il marchio Ducrot, in quel periodo, riceve plausi anche dalla stampa non siciliana. Nell'agosto 1906, "La Tribuna" di Roma scrive che "si è costituito in Sicilia, a Palermo, grazie principalmente a Ernesto Basile, a Vittorio Ducrot ed a Ettore De Maria, il più armonico, attivo, intelligente gruppo di artisti che, dall'architettura al mobilio, dalla pittura alla plastica, provvede al rinnovato decoro della casa italiana".
Nel 1907, il successo artistico e commerciale della fabbrica palermitana venne sancito dalla quotazione in borsa a Milano.




La crescita economica non impedì alla direzione della fabbrica di accettare ancora lavori di più modesta entità, garantendo qualità e prezzi competitivi. "Ciò sanno benissimo - spiegava la Ducrot - tutti coloro che hanno richiesto uno di quei preventivi - sia pure per una camera sola - che la Casa invia con amabile premura a chiunque lo domandi con dati ed indicazioni sufficienti ed in maniera che affidi della serietà del cliente".   
Un'inserzione del 1909 riproposta da ReportageSicilia ricorda che l'azienda Ducrot disponeva allora - oltre ad una sede a Palermo, in Via Ruggero Settimo 35 - di una filiale a Milano, in via Tommaso Grossi 5.
Qualche anno dopo, la fabbrica palermitana avrebbe aperto un negozio anche a Roma, in via del Tritone 138. In quel periodo, la Ducrot poteva contare su un capitale di un milione e mezzo di lire e su un "macchinario americano più perfetto, vasto e completo". 
La stessa inserzione vanta poi i premi ottenuti alle esposizioni artistico-industriali italiane ( Torino, Venezia e Milano ) ed il riconoscimento della medaglia d'oro da parte del ministero dell'Agricoltura, dell'Industria e del Commercio. 
Nel redazionale che accompagna le fotografie, si sottolinea fra l'altro che "la produzione della casa Ducrot sebbene sviluppata con tutti i procedimenti meccanici più rapidi e perfetti, perde il carattere abituale della produzione industriale, che suole essere la riproduzione meccanica e semplificata di pochi modelli invariabili, per acquistare una fisionomia propria ed altamente estetica ed originale per ogni fornitura espressamente studiata, inventata ed eseguita come vero intelletto d'arte. In ciò sta il segreto del suo successo lusinghiero dovunque...". 


Nel periodo fra il 1915 ed il 1918, la Ducrot riconvertì gran parte delle sue attrezzature per la produzione di parti di aerei ed idrovolanti, su commissione dei governi dell'Italia, della Francia e dell'Inghilterra.
Finite le ostilità, il marchio franco-palermitano riprese a produrre mobili ed arredi lignei, come  quattro padiglioni costruiti nel 1931 destinati ad ospitare a Palermo gli ospiti del matrimonio fra Isabella d'Orleans Braganza ed Enrico d'Orleans, conte di Parigi.
Durante il periodo fra le due grandi guerre, la Ducrot arrivò a dare lavoro a quasi 2500 dipendenti. Il calo di commesse, il clima di austerità che avrebbe preceduto le bombe del II conflitto mondiale ed un'eccessiva esposizione bancaria decretarono però la crisi della fabbrica.
Nel 1939 i capannoni della Zisa passarono in mano ad un gruppo genovese; negli anni del secondo dopoguerra, l'attività andò inevitabilmente scemando.
L'agonia della gloriosa fabbrica Ducrot fu segnata da altri inconsistenti cambi di proprietà. 
Nel dicembre del 1969, un centinaio di operai avviò un'esperienza di autogestione, offrendo al Provveditorato agli Studi, al Comune ed alla Provincia di Palermo la propria opera per la costruzione di arredi per le scuole: gli ultimi sussulti di vitalità di un'azienda incapace di rinnovare i fasti dell'epoca liberty o di adeguarsi alle moderne produzioni di massa.
In anni più recenti, l'area dell'ex fabbrica Ducrot è stata parzialmente recuperata dal Comune di Palermo. 
L'ispirazione artistica e l'alacrità degli ebanisti del tempo si sono perduti per sempre; a stento si può immaginare che quei capannoni abbiano ospitato arredi e decori che hanno fatto la storia dell'arredamento italiano. 
   
      

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