martedì 22 ottobre 2013

SANT'AMBROGIO, IL "BEL POSTO" LOMBARDO DI SICILIA

La borgata di Sant'Ambrogio,
poggiata su una collina protesa verso il mare Tirreno.
Frazione di Cefalù,
quasi al confine tra le province
di Palermo e di Messina,
Sant'Ambrogio conta 250 residenti
e deve forse il suo toponimo
all'immigrazione della fine del secolo XIX
 di un gruppo di operai lombardi.
Le fotografie del post
sono di ReportageSicilia.
Il blog ringrazia Pippo Serio della locale Pro Loco
per le informazioni storiche  

Ricordava Matteo Collura nel 1984 nel suo "Sicilia sconosciuta. Cento itinerari insoliti e curiosi" ( Rizzoli ) che Elio Vittorini aveva definito i "posti lombardi" dell'isola "bei posti".
"Un posto lombardo - scriveva Vittorini - è un posto come Nicosia... 
Ci sono molti altri posti lombardi. C'è Sperlinga, c'è Troina... Tutti i posti del Val Demone sono posti lombardi... Anche fuori dal Val Demone vi sono posti lombardi. Aidone non è nel Val Demone, eppure è un posto lombardo... 
C'è un posto lombardo anche nella Valle Armerina...".





Dei retaggi milanesi in Sicilia - frutto di ondate migratorie risalenti soprattutto all'età normanna e sveva, cui attribuire il frequente cognome isolano Lombardo - vi è ancora traccia nella parlata gallo-italica che sopravvive in alcuni paesi dell'ennese e soprattutto a San Fratello, nel messinese.
In Sicilia esiste poi un luogo che col suo toponimo svela con chiarezza l'origine lombarda: la frazione di Sant'Ambrogio, nel territorio palermitano di Cefalù.




Lo scenario di questa piccola borgata è quanto di più lontano dagli stereotipi dei paesaggi padani: le case dei suoi 250 residenti ( che in estate raddoppiano, per il ritorno degli emigrati in Francia e negli Stati Uniti e per il soggiorno dei villeggianti ) sono infatti poggiate su una verde collina di ulivi affacciata sul mare Tirreno e sulle non lontane Eolie.





Sant'Ambrogio - la cui parrocchia è appunto dedicata al patrono di Milano - legherebbe il suo nome allo stanziamento di un gruppo di operai lombardi piombato in quest'angolo di Sicilia alla fine del secolo XIX. 
I nuovi arrivati avrebbero allora lavorato alla costruzione di alcuni tratti della linea ferroviaria "settentrionale sicula"; la vera e propria borgata si sarebbe sviluppata intorno ad un primo nucleo di costruzioni rurali di cui ancora rimane traccia nella zona più antica del centro abitato.





Ad una parte di questi lombardi sarebbe quindi da riferire il toponimo Linate che ancor oggi designa una contrada non lontana da Sant'Ambrogio, nel territorio comunale di Castelbuono.
Come spesso capita nell'isola, la vita economica degli abitanti della frazione - sino a qualche decennio fa basata sull'estrazione della ghiaia e della sabbia - non si fonda sulle attività di pesca.




A Sant'Ambrogio - malgrado i vicinissimi fondali del Tirreno offrano una discreta quantità di ricciole e di pettini - non esistono né pescatori né moli. 
Se chiederete dove acquistare il pesce, gli abitanti della frazione vi risponderanno di cercarlo a Cefalù; in compenso, una scalinata in pietra collega il breve belvedere di Sant'Ambrogio alla sottostante strada statale 113 e, da qui, alla spiaggia di Santa Maria.







Certo, Sant'Ambrogio non possiede testimonianze d'arte paragonabili a quelle visibili nel duomo di Cefalù ( fra queste, anche alcune opere di scultura lapidea attribuite ad artisti lombardi dei secoli XIII e XIV ); però, ancora ai nostri giorni questo gruppo di case affacciate su un Tirreno spesso cristallino è uno dei pochi luoghi siciliani - un "bel posto" di vittoriniana memoria - non ancora stravolti dalle logiche del turismo di massa.






  
  

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