Un reportage di Orio Vergani agli inizi del 1952 descrive l'atmosfera "chitarra e mandolino" della cittadina siciliana più nota del turismo internazionale
Inviato milanese del "Corriere della Sera", scrittore e saggista capace di raccontare luoghi e personaggi d'Italia sino alla fine degli anni Cinquanta, Orio Vergani è una delle molte figure oggi dimenticate della nostra narrativa.
Il suo legame con l'isola - rafforzato dalle frequentazioni con Pirandello ai tempi dei "Sei personaggi in cerca di autore" ( la sorella Vera, affermata attrice, interpretò la commedia ) - è stato sottolineato da ReportageSicilia in relazione al saggio "Colori di Sicilia", da lui scritto nel 1953 http://reportagesicilia.blogspot.it/search?q=vergani.
Nel mese di febbraio del 1952 un numero mensile de "L'Illustrazione Italiana" aveva pubblicato un reportage di Vergani dedicato a Taormina.
All'epoca della pubblicazione, la cittadina ionica era considerata l'unica località della Sicilia, per scenari ambientali e frequentazioni da jet set, capace di affacciarsi alla ribalta del più altolocato turismo internazionale.
Le oleografiche immagini della Taormina degli inizi degli anni Cinquanta: l'Etna fumante, il teatro antico e l'isola Bella |
Il reportage di Orio Vergani seppe però cogliere con sguardo da uomo del suo tempo il carattere ormai datato di quella notorietà internazionale, che nel lontano maggio del 1797 aveva trovato la sua data di nascita grazie alle parole di Johann Wolfgang Goethe sulla bellezza del teatro antico, da lui definito "immane opera di natura e di arte".
Dopo quel giudizio, grazie alle opere viarie e ferroviarie del secolo XIX, Taormina sarebbe stata conosciuta e declamata in tutta Europa tramite l'opera del pittore Otto Geleng e del pittore e fotografo Wilhelm Von Gloeden: una notorietà in seguito alimentata dalle frequentazioni di artisti, letterati, uomini dell'alta finanza e teste coronate ( fra gli altri, Guglielmo II, Edoardo VII, i Krupp, i Rotschild ).
Vergani rende conto dell'eredità di quegli importanti personaggi, legandola però ai ricordi del passato; l'immobile bellezza del paesaggio taorminese è incapace di riflettere i cambiamenti culturali vissuti nel mondo intero nel secondo dopoguerra.
Partendo da una metafora musicale, il giornalista scrive:
"Il jazz non è entrato nelle sale del 'San Domenico'.
Alla sera, mentre, rompendo qualche importante regola di etichetta ci si trattiene a tavola, in sala da pranzo, dopo che si è finito di cenare, la luce, all'improvviso, si abbassa.
Le finestre della sala da pranzo del 'San Domenico' sono, di giorno, fra le più belle del mondo: i loro vetri inquadrano entro tante cornici di legno castagno lucidate a spirito tutta una scacchiera di paesaggi che commossero in egual modo i poeti greci e le coppie in viaggio di nozze.
Alla sera i vetri sono protetti da una coltrice di panno scuro, che dà all'ambiente un'atmosfera lievemente 'wagon-restaurant'.
La luce si attenua.
Il maitre, che è romagnolo, di Forlì e che da trent'anni, stretto nella giacchetta bianca di taglio irreprensibile, osserva a tavola le persone più famose e più eleganti del mondo, a Roma, a Parigi, al Cairo, a Taormina, si inchina leggermente e spiega che, se la luce è stata attenuata, non è per mandar via nessuno, ma perché, nel salone accanto, l'orchestra a plettro sta suonando una musica particolarmente suggestiva.
Insomma, questo è uno degli ultimi ancoraggi del binomio 'Chitarra e Mandolino'...
Il maitre, che è romagnolo, di Forlì e che da trent'anni, stretto nella giacchetta bianca di taglio irreprensibile, osserva a tavola le persone più famose e più eleganti del mondo, a Roma, a Parigi, al Cairo, a Taormina, si inchina leggermente e spiega che, se la luce è stata attenuata, non è per mandar via nessuno, ma perché, nel salone accanto, l'orchestra a plettro sta suonando una musica particolarmente suggestiva.
Insomma, questo è uno degli ultimi ancoraggi del binomio 'Chitarra e Mandolino'...
Frequentatori di Taormina: l'erede e pronipote di Nelson, l'inglese visconte di Brindport e Duca di Bronte, con la famiglia |
Oggi Taormina è 'sana' come come qualunque altro luogo del mondo: e si indicano come casi bizzarri gli ultimi soggetti 'Wildiani' che lentamente vi invecchiano dediti, per esempio, nel loro isolamento, alla femminile arte del ricamo.
L'antico custode della casa del barone tedesco Von Gloeden, il fotografo degli efebi, credo chieda molto inutilmente sei milioni per le seimila negative che gli sono rimaste in eredità nell'antico studio.
Il dopoguerra non ha ritrovato in nessuna parte del mondo - e dunque neanche qui - le disponibilità di ore d'ozio che avevano consentito agli estetizzanti dell'Ottocento i lunghi volontari esilii fra i muriccioli e i vecchi giardini di questo belvedere del mondo dominato dal profilo dell'Etna.
Strada con insegne internazionali e vecchio signore inglese in sedia a rotelle. Un anziano taorminese intanto torna dal mercato |
L'oblio, il distacco, il nirvana appartengono sempre più difficilmente alla vita d'oggi.
I 'casi Axel Munthe' di Capri o dello scrittore russo Amphiteatrof a Levanto e dello scrittore russo Semenof a Positano non si ripetono.
Probabilmente anche a un nuovo Lawrence sarebbe difficile vivere tagliando del tutto i ponti con l'attivismo contemporaneo.
Come tanti altri 'luoghi di paradiso', come il Lago di Garda, come Torcello - anche qui il passaggio di Hemingway fu un episodio - come Capri, anche Taormina cerca il suo personaggio, l'intellettuale che ne faccia centro del suo mondo.
La corsa di un giovane scolaro fra le strette strade del paese |
Il destino di Taormina fu accoppiato, nei primi anni del secolo, a quello di Corfù dove Guglielmo II si era costruito un 'buon retiro' fra le colonne dell'Achillejon e a quello di Capri dove il barone Fersen, pure in stile ellenico, aveva costruito la sua dimora sugli scogli resi famosi da Tiberio.
Declinato quel gusto, così come è declinato quello della poesia 'parnassiana' i suoi personaggi sono venuti a trovarsi senza fiato, senza caratteri, senza coturni...".
Declinato quel gusto, così come è declinato quello della poesia 'parnassiana' i suoi personaggi sono venuti a trovarsi senza fiato, senza caratteri, senza coturni...".
Dopo la stagione ottocentesca dello stupore per la sua primitiva bellezza - oggi intaccata da quel 'moderno' che intende l'innovazione come uno stravolgimento dei luoghi e dei costumi - Taormina ha inutilmente aspettato un Garcia Lorca o un Ernest Hemingway: cantori cioè capaci di farne con la poesia o il romanzo il centro del mondo universale.
La possibilità che ciò avvenga è sempre più remota, in una Sicilia che da meno pittoresche località - le terre degli zolfatari di Pirandello e Sciascia, quelle "remote iblee" di Bufalino e la Cefalù di Consolo - ha offerto pagine di lettura senza tempo e confini.
La possibilità che ciò avvenga è sempre più remota, in una Sicilia che da meno pittoresche località - le terre degli zolfatari di Pirandello e Sciascia, quelle "remote iblee" di Bufalino e la Cefalù di Consolo - ha offerto pagine di lettura senza tempo e confini.
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