Il nero del sommacco, il rosso della robbia, il giallo della timelea: un reportage di Giulia Sommariva ricordava nel 1961 le antiche tecniche madonite di colorazione di lana e cotone
Bisognava saper riconoscere alcune specie botaniche, avere capacità manuali e vantare quelle doti di pazienza necessarie in ogni opera di artigianato domestico.
Così, nelle Madonie, in un passato ormai lontano alcune piante venivano utilizzate per colorare la lana ed altri tessuti.
"Nei paesi montani ricchi di greggi come Isnello, Prizzi, Castellana, Polizzi, Collesano, Chiusa Sclafani - scriveva Giulia Sommariva nel reportage "Tappeti, coperte e bisacce di Sicilia", pubblicato sul numero 32 della rivista "Sicilia", edita dalla Fondazione "Ignazio Mormino" del Banco di Sicilia nel dicembre del 1961 - la tessitura della lana è la principale attività della donna.
Appena tosata la lana viene anzitutto lavata in acqua bollente e poi immersa nell'acqua fredda dei fiumi: una volta asciutta viene carminata e cardata per ottenere distintamente gli stami e le trame successivamente raccolte dalle rocche e dai fusi.
I fusi e le rocche adoperati dalle donne del popolo sono composti con verghette di bosso e di castagno.
Un tappeto di Isnello prodotto con coloranti naturali. L'immagine è tratta dal "Repertorio dell'artigianato siciliano", edito nel 1966 da Salvatore Sciascia editore |
Successivamente si procede alla tintura della lana immergendola per più ore o giorni in recipienti dove sono state versate sostanze coloranti derivate, nella maggior parte, dalla bollitura di talune piante: per il nero ci si serve dei fusti e delle foglie del sommacco, dell'erba santa e delle scorze di melograno; per dare il colorito verde, delle foglie di tassia; per il rosso, delle radici dell'erba 'ruggia' ( robbia ); per l'azzurro, dell'indaco e del blu di Prussia; per il giallo, dell'erba 'zasa' ( timelea ) che prorompe dalle rupi più arse dei monti.
Quando la lana così colorata è asciutta si dispone l'ordito nel telaio e si dà inizio al lavoro di tessitura...".
La colorazione dei tessuti avveniva anche grazie alla conoscenza empirica delle reazioni fornite dall'utilizzo di svariate sostanze.
Per rendere più brillanti le tinte, ad esempio, veniva aggiunto l'allume.
Il verderame veniva usato per ottenere il nero dalla bollitura del sommacco, mentre l'azzurro ed il grigio venivano ottenuti sciogliendo l'indaco e il blu di Prussia con vino ed urina; al rosso si aggiungeva tartaro di vino, al giallo invece una modica quantità di calce viva.
Un coloratissimo tappeto utilizzato come sella su un mulo- Anche questa fotografia è tratta dal "Repertorio dell'artigianato siciliano", opera citata |
La colorazione dei tessuti avveniva anche grazie alla conoscenza empirica delle reazioni fornite dall'utilizzo di svariate sostanze.
Per rendere più brillanti le tinte, ad esempio, veniva aggiunto l'allume.
Il verderame veniva usato per ottenere il nero dalla bollitura del sommacco, mentre l'azzurro ed il grigio venivano ottenuti sciogliendo l'indaco e il blu di Prussia con vino ed urina; al rosso si aggiungeva tartaro di vino, al giallo invece una modica quantità di calce viva.
Paesaggio delle Madonie. La fotografia è di Josip Giganovic ed è tratta dal I volume dell'opera "Sicilia", citata in precedenza |
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