mercoledì 16 aprile 2014

LO SCOMPARSO MARE DI TERMINI IMERESE

Due esempi di costa palermitana prima che infrastrutture viarie, industrie ed edilizia speculativa le rendessero irriconoscibili

La costa di Termini Imerese,
in una fotografia pubblicata nel 1930
nel volume di Gabriel Faure "En Sicile",
edito da B.Arthaud a Grenoble

Ci sono luoghi nell'isola quasi irriconoscibili rispetto ai decenni passati; località dove gli stravolgimenti del paesaggio e dell'ambiente non possono essere attribuiti al fisiologico "mutare dei tempi" o ai cambiamenti strutturali determinati dal progresso.
Uno di questi luoghi è la costa palermitana di Termini Imerese e la prova del suo stravolgimento - causato dalla soffocante mano dell'uomo - è la fotografia riproposta in apertura di post da ReportageSicilia.
L'immagine - attribuita a "Pasta, Milano" - dovrebbe risalire a poco meno di un secolo fa ed è tratta dall'opera di Gabriel Faure "En Sicile", edita a Grenoble nel 1930 da B.Arthaud.
Sullo sfondo di monte San Calogero, la costa marina che da Termini Imerese conduce sino alla piana di Buonfornello si presenta integra, ancora salva dalle profonde trasformazioni che sarebbero venute di lì a qualche decennio e che quasi ne avrebbero cancellato la vista. 
Le strutture artificiali sorte in seguito sono state molte e tutte invadenti: la centrale elettrica dell'Enel, lo stabilimento Sicilfiat e la vicina zona industriale, il tracciato dell'autostrada Palermo-Catania, quello della linea ferrata tra Palermo e Messina, la devastante lottizzazione edilizia della foce del fiume Imera e la ristrutturazione del porto di Termini.
Già nel 1962 - prima che l'opera di trasformazione del territorio potesse dirsi completata - lo storico dell'arte Giuseppe Bellafiore poteva così notare che "la ferrovia ha tolto a Termini il suo mare: un cavalcavia, compatto come una cortina, separa ed isola il suo porto. Sarà forse un paradosso: ma solamente Termini superiore possiede il mare e vi si apre...".
La fotografia pubblicata nel volume di Faure rivela solo la presenza della flotta peschereccia, attiva allora almeno sin dai primi decenni del secolo XIX.
Le imbarcazioni di Termini Imerese si spingevano sino alle coste dell'Algeria, a La Calle e Philippeville; in età borbonica i pescatori termitani si trovarono a fare i conti nel proprio mare con le "paranze" provenienti da Torre del Greco, in una delle innumerevoli contese del pesce che ancor oggi segnano la storia del Mediterraneo.
A partire dalla fine degli Sessanta dello scorso secolo, le profonde trasformazioni economiche del territorio hanno fatto segnare il declino delle attività ittiche locali.
Molti pescatori abbandonarono la dura vita del mare per lavorare nello stabilimento Fiat, attirati dalla prospettiva di un benessere economico oggi venuto meno dopo la chiusura dell'impianto.


Le due spiagge di cala Sciabica e capo Grosso,
ad Ovest di Termini Imerese.
Anche questa fotografia è tratta
dall'opera "En Sicile", citata in precedenza

La seconda fotografia presente nell'opera di Gabriel Faure e riproposta da ReportageSicilia ( anch'essa attribuita a "Pasta, Milano ) - ritrae invece un angolo di costa da Ovest di Termini Imerese, ancora una volta dominato dalla presenza di monte San Calogero.
Lo scatto ritrae le spiagge di cala Sciabica e di capo Grosso, fra Altavilla Milicia e San Nicolò l'Arena.
Anche in questo caso, le trasformazioni dell'uomo hanno cambiato volto a quello straordinario angolo di costa palermitana, oggi aggredita da un'avvilente sequenza di ville, villette e residence a schiera.             

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