venerdì 30 maggio 2014

L'AMARO SIPARIO DELLA TARGA FLORIO

Nel 1973 un reportage del giornalista Ivo Alessiani lamentò sulle pagine della "Domenica del Corriere" la fine della stagione iridata della gara e profetizzò la mancata realizzazione di un circuito permanente

L'Alfa Romeo di Vaccarella-Hezemans
sul traguardo della Targa Florio del 1971.
Due anni dopo, la gara madonita
avrebbe vissuto la sua ultima ribalta mondiale.
Negli anni che seguirono,
i progetti per la costruzione
di un circuito permanente
caddero nel vuoto.
Le fotografie riproposte da ReportageSicilia
corredarono l'articolo
firmato da Ivo Alessiani

"Scompare la Targa Florio. 
La più famosa e impegnativa fra le corse automobilistiche italiane si correrà domenica 13 maggio sul circuito delle Madonie per l'ultima volta. 
Era una gara favolosa che ha dato gloria ai più fantastici piloti del secolo ed ha rivelato vetture eccezionali: un'incredibile decisione delle autorità sportive la cancella senza validi motivi. 
Sembra impossibile che, per un'assurda decisione presa da alcuni burocrati a tavolino, questo mondo sia destinato ora a scomparire...".
Con questi 'cahiers de doleance' - datati 15 maggio 1973 - il giornalista Ivo Alessiani lamentò sulle colonne della "Domenica del Corriere" la cancellazione della Targa Florio dal calendario del campionato mondiale per Marche.
Nel reportage, intitolato "Addio alla Targa Florio" ed illustrato dalle fotografie riproposte da ReportageSicilia, Alessiani unì il suo rammarico a quello di decine di migliaia di appassionati siciliani della corsa madonita.

La Fiat 28-40HP di Felice Nazzaro,
vincitore della Targa Florio nel 1907
alla media di 54,086 km/h

A decretare la fine dell'epopea della Targa Florio fu la Commissione Sportiva Internazionale, in considerazione delle scarse condizioni di sicurezza garantite dal circuito stradale rispetto alle velocità ormai raggiunte dalle vetture di tre litri.
A queste valutazioni tecniche - non prive di fondamento - si aggiunsero poi motivazioni che chiamarono in causa gli interessi economici che da sempre condizionano l'organizzazione di un campionato del mondo degli sport motoristici.
"Per anestetizzare i tifosi, e nessuna gara ne ha tanti e così ardenti come la Targa - analizzò Alessiani nel reportage - si dice che ci sarà una ripresa in circuito, forse nel 1976: ma chi ha pratica di queste cose - finanziamento da parte della Regione Siciliana per costruire il nuovo impianto, esproprio dei terreni necessari, riassegnazione di una data nel calendario agonistico internazionale, e così via - non può non sentirsi invaso dal pessimismo.

Achille Varzi alla guida dell'Alfa Romeo P2
nella vittoriosa edizione del 1930

Qualcuno obietterà che anche la Mille Miglia fu soppressa di punto in bianco, senza tanti complimenti. 
Ma tutti ricordano che ciò avvenne dopo la strage provocata, nel 1957, dalla vettura di De Portago, mentre in cinquntasei edizioni la Targa, così massacrante per i piloti e micidiale per le macchine, ha fatto registrare soltanto due incidenti mortali: quello del conte Giulio Masetti nel 1926 e quello di Fulvio Tandoj nel 1971.
In effetti, con tutti i suoi saliscendi, strapiombi, curve e controcurve, quello delle Madonie si è rivelato sinora il circuito più sicuro al mondo.
Noi siamo stati sempre favorevoli al trasferimento delle competizioni dalle strade agli autodromi: è l'ineluttabile evocazione imposta dalla sicurezza, soprattutto quella del pubblico.
Tuttavia, nel caso della Targa, sia in considerazione della dimostrata non pericolosità del campo di gara sia per doverso rispetto verso una gloriosa e irripetibile tradizione, si sarebbe dovuto agire in ben altro modo, senza provocare l'interruzione ( forse definitiva ) di una manifestazione che soltanto gli eventi bellici ebbero il potere di sospendere, assicurandone il passaggio dal circuito stradale ad un autodromo senza soluzioni di continuità.
Invece ora, se anche si riuscirà a realizzare il nuovo impianto, sarà comunque necessario sottostare al regolamentare anno 'di prova': per cui - ammesso che ciò avvenga - la favolosa gara non potrà riprendere, appunto, prima del 1976...".

Tazio Nuvolari, vincitore della Targa del 1931.
Il pilota mantovano era alla guida di un'Alfa Romeo 8C 2300

Nel suo articolo, Alessiani fu facile profeta degli eventi.
Il circuito che avrebbe dovuto riproporre la Targa Florio - malgrado i tanti progetti ed i mille impegni istituzionali - non è infatti mai nato.
Nè, del resto, in precedenza erano mai riusciti a mettere in sicurezza i 72 chilometri del circuito stradale delle Madonie, asfaltando i tratti più critici, rafforzando le misure di tutela dei piloti e concentrando il pubblico su tribune prefabbricate, a distanza dalla carreggiata ( tutte misure che hanno invece permesso di far continuare a correre le moderne Formula Uno nel circuito stradale di Montecarlo ). 
Così - per incapacità di tutelare la continuità di un evento mondiale - i siciliani hanno perso la Targa Florio iridata. 
La gara un tempo vanto dell'isola avrebbe mestamente chiuso la sua epopea nel 1977. 
Relegata a prova del campionato italiano velocità e con un parco partenti di scarso talento, la corsa fu scenario di un mortale incidente, frutto dell'uscita di strada di Gabriele Ciuti alla guida di una Osella che da un paio di giri era pericolosamente priva del cofano e dell'alettone posteriori. 
Alla tragedia si unì il pressapochismo degli organizzatori, incapaci di gestire la sicurezza lungo il circuito e di fermare la gara dopo il gravissimo episodio, costato la vita a due spettatori e gravi ferite ad altri tre. 
L'ultimo triste atto di quella corsa - prima di una lunga battaglia legale fra Ciuti e l'ACI di Palermo - sarebbe stato compiuto dai Carabinieri; dopo cinque giri, palette alla mano, avrebbero imposto lo stop ai piloti e alla straordinaria storia della Targa Florio.

Il passaggio di una vettura fra i box e le tribune di Cerda.
L'anno della gara è il 1928 e ad affermarsi
sarà Albert Divo a bordo di una Bugatti 35


Quarant'anni dopo quell'articolo, ReportageSicilia ha rintracciato Ivo Alessiani in Lombardia.
Giornalista dapprima del settimanale "Tempo", poi della "Domenica del Corriere" e del quotidiano "Corriere della Sera", Alessiani ha sempre scritto di automobilismo avendo fra i suoi maestri Giovanni Canestrini.
Il suo ricordo dell'articolo dedicato alla Targa Florio del 1973 è preciso e gli offre l'opportunità di aggiungere nuove considerazioni sull'argomento.

REPORTAGESICILIA
Alessiani, qual'è oggi il Suo ricordo della Targa?

ALESSIANI
"Ho assistito alle edizioni mondiali della corsa un paio di volte, non per motivi professionali ma per il piacere di esserci, da appassionato.
E' stata una scelta di natura emotiva, legata a quanto di meraviglioso offriva la Targa Florio; ad esempio, era meraviglioso il modo di affrontare il percorso da parte di un pilota come Nino Vaccarella..."

REPORTAGESICILIA
Nel Suo articolo dedicato all'ultima Targa mondiale si prevedeva che il progetto del circuito difficilmente avrebbe visto luce...

ALESSIANI
"E' stata una facile previsione. 
Fu allora sbagliato far cancellare la titolarità iridata della gara senza che gli organizzatori avessero già pronta una pista; se mi sfrattano di casa e non ho trovato una nuova abitazione è inevitabile rimanere senza un tetto.
Ero e sono ancora convinto che la Targa Florio avrebbe potuto continuare a sopravvivere grazie alla creazione di un circuito permanente nel quale includere una parte del rettilineo di Buonfornello o il tratto che ospita le tribune ed i box di Cerda.
Simili soluzioni hanno permesso di far sopravvivere circuti stradali altrettanto pericolosi come Nurburgring e Spa"

REPORTAGESICILIA
Qual'è oggi una tua valutazione di carattere storico sulla Targa Florio disputata sino al 1973?

ALESSIANI
"E' stato un evento che fa parte della memoria storica dell'automobilismo mondiale, e per questo motivo andava salvato.
Durante la mia carriera giornalistica, ho avuto modo di percorrere il circuito delle Madonie grazie ad una prova di guida di una Chrysler 180, in compagnia di Luciano Selva. 
Ecco, il test sul tracciato della Targa, oltre ad avere un impatto emozionale sul lettore, assegnò di per sè rilievo e prestigio tecnico a quella vettura" 



  

  


                

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