domenica 12 ottobre 2014

LA SICILIA AI TEMPI DI CAVALLI, MULI ED ASINI

Dieci fotografie di Rudolf Pestalozzi documentano gli anni in cui nell'isola rurale il numero di animali superava ancora quello delle automobili

Una famiglia su un carretto lungo una strada dell'isola,
agli inizi degli anni Cinquanta dello scorso secolo.
Le fotografie del post vennero scattate dallo svizzero Rudolf Pestalozzi
e pubblicate nel 1953 nel saggio di Giovanni Comisso "Sicilia",
edito a Ginevra da Pierre Cailler 

Sino ad una cinquantina di anni fa, asini, muli e cavalli continuavano ad avere nella Sicilia rurale un ruolo di primo piano fra i mezzi di trasporto e da lavoro utilizzati da contadini, braccianti e pastori.
La disponibilità di questi animali rappresentava così un bene prezioso, più di quanto potesse esserlo una Fiat 600 per tante famiglie che abitavano nelle principali città dell'isola. 
Ancora nel 1965, nelle nove province si contavano 471.000 addetti nel settore agricolo, 40.000 in più rispetto a quelli dell'industria; e solo 6,99 abitanti su cento avevano il privilegio di possedere un'automobile. 
Soprattutto le zone interne della regione vantavano poi un notevole patrimonio bovino, ovino e caprino, essenziale per il sostentamento economico e l'alimentazione di decine di migliaia di famiglie.
Gran parte dei reportage compiuti in Sicilia ancora ben oltre il 1960 ha così dato conto della presenza di questi animali nel paesaggio e nella vita quotidiana dei suoi abitanti.






Un'attenta e a tratti lirica descrizione di quel periodo si deve alla penna di Giovanni Comisso ed all'obiettivo fotografico di Rudolf Pestalozzi.
Nell'opera "Sicilia" - edita a Ginevra da Pierre Cailler nel 1953 - asini, muli, cavalli, pecore, mucche e cani rimandano ad un mondo lontano dall'arcadia e più realisticamente legato alle dure condizioni di vita contadina di quegli anni.
Allora, gli animali condividevano spesso lo stesso tetto dei loro padroni e l'aratro era ancora l'unico strumento utilizzato per le coltivazioni.
Quel reportage si svolse durante gli anni della lotte contadine per le terre: una stagione piena di aspettative in gran parte disattese dall'azione politica regionale, governata con il meccanismo della clientela e della difesa degli interessi particolari.








Le fotografie di Pestalozzi riproposte da ReportageSicilia documentarono alcuni personaggi di quelle sperdute contrade dell'isola.
A guardarle adesso, vi è in quelle immagini un innegabile riferimento all'esperienza svolta da Danilo Dolci e ai suoi incontri con i personaggi di una Sicilia profondamente arcaica.  

"E' quest'isola una delle poche terre al mondo - scriveva Giovanni Comisso - dove l'uomo vive ancora in diuturna comunità con gli animali utili alla sua vita come nelle epoche lontane.
Mandrie di bovini, di pecore, di capre ascoltano e intendono il fischio o urlo dei pastori il cui volto è allungato, estatico nello sguardo, quasi avessero assimilato quello degli animali custoditi dall'alba del tramonto e tra i quali nelle notti d'inverno dormono protetti dal loro calore.
Avvolte sono le loro gambe di pelli di capra a ricordo dei fauni e anche la sacca a tracolla, dove ripongono il poco cibo e la borraccia dell'acqua è fatti di una pelle caprina che allunga il suo pellame come nascesse dalla loro schiena.





I muli, gli asini e i cavalli che hanno la stalla attigua alla loro unica stanza, sono gli amati intermediari a portarli in groppa, quando è ancora la notte, dal villaggio ai campi lontani e nella loro povertà che non concede all'uomo l'acquisto di un cappello di paglia, si sacrificano perché il mulo o il cavallino abbiano sulla cervice un piumaggio di molti colori che dia ombra e ambizioso ornamento.



Vanno per le strade, per i tratturi nella notte lucente di stelle e in tutte le ore del giorno, in un perseguitante pellegrinaggio da una valle a un'altra e, ora, che il messidoro colmeggia, portano appesi ai fianchi dell'animale i manelli di frumento fino allo spiazzo della battitura, dove altri cavalli girano come in una giostra sciogliendo con gli zoccoli i grani delle spighe.
Nel sole, nella polvere un uomo si stordisce girando su se stesso nell'aizzare i cavalli con un urlo continuato che si tramuta in una cantilena da ubriaco e a sera ritornano coi sacchi ripieni appesi al posto dei manelli.
Cantano ondeggiando in groppa una melodia sommessa che sembra un parlare con l'animale, rotta ogni tanto da un singulto istigatore ad affrettare il passo verso la casa, dove per entrambi è il ristoro.
I cani imbastarditi da tutte le razze susseguite nell'isola nel corso dei secoli sono gli altri fedeli compagni nella solitudine dei lavori e dei pascoli.







L'umile sguardo segue il padrone e lambiscono le sue mani nell'arsura come per dare con la saliva l'umidore d'una sorgente che è lontana.
Li seguono nelle cavalcate all'ombra del mulo proiettata sulla polvere, li seguono nel pascolo lento quasi immobile, e stanno con essi nel carretto istoriato eretti a respirare la brezza quando viene il mare.
Racconta un contadino del loro cane che s'era inferocito e fu necessario ucciderlo all'insaputa del padre che lo amava per averlo allevato da piccolo e quando non lo vide apparire alla partenza per i lavori, si ammutolì nel dolore restando per tre giorni senza mangiare, come gli fosse morto uno del suo sangue.
Mandrie di bovini, di capre, di pecore, muli, asini, cavalli e cani sono ancora in quest'isola familiari agli uomini"

Per tanti anni ancora dopo il reportage di Comisso e Pestalozzi, molti agricoltori, braccianti e  pastori avrebbero  continuato a considerare impossibile l'acquisto di un'automobile o di un trattore: il lavoro della terra fruttava in media 300 lire al giorno, oltre qualche etto di formaggio di capra, un pugno di fagioli secchi o di fave.
Altri - molti altri - avrebbero invece abbandonato gli animali e tentato la dolorosa strada dell'emigrazione dall'isola.
Le campagne si sarebbero svuotate della loro presenza, consegnando la Sicilia ad un destino segnato da sottosviluppo, bassi redditi e produzioni scarse e scadenti: vecchie tare che pesano ancor oggi sull'economia agricola di molte zone rurali isolane.  
  



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