Una passeggiata nei quartieri del centro storico di Palermo riserva ad un fotografo la possibilità di fissare immagini che raccontano "miseria e nobiltà" di una città che offre lo spettacolo della sua una splendida decadenza.
Gli scatti del post rientrano in questa categoria di reportage palermitano, che purtroppo - a dispetto del passare degli anni - rimane sempre simile a se stesso.
Le fotografie furono pubblicate nel 1986 nel saggio di Giuseppe Piazza "Sicilia al sole, curiosità ed aneddoti siciliani", edito da Brotto; le immagini portano la firma dell'autore - ingegnere, urbanista ed all'epoca docente di Scienze Geologiche a Palermo - che nella scheda di presentazione si definisce "fotografo dilettante".
Nella prefazione al volume, Piazza illustra l'origine del suo reportage rimandando a ricordi familiari:
"Ricordo della mia adolescenza è un viaggio al Nord con la mia famiglia. ( per inciso, geograficamente si definiscono Nord tutte le terre emerse oltre lo Stretto di Messina ).
Ho solo vaghi ricordi dei luoghi che allora visitammo, ma ciò che è rimasto sempre nitido nella mia memoria fu quando al ritorno, allorché si staglio all'orizzonte la sagoma del monte Pellegrino che sovrasta la nostra città, mio padre, che poco o nulla aveva detto durante tutto il viaggio, si illuminò d'immenso ed esclamò:
'Viva la Sicilia! Viva Palermo e Santa Rosalia!'...
Dopo anni, di ritorno da uno dei miei tanti viaggi, non appena ho visto delinearsi il monte all'orizzonte, mi sono riscoperto a pronunciare quella frase quasi per istinto:
'Viva Palermo e Santa Rosalia!'
Così, dopo avere pronunciato la frase magica, mi sono sentito finalmente a casa..."
Venditori di meloni |
Attraverso le fotografie del centro storico di Palermo, insomma, Giuseppe Piazza ha fissato l'immagine delle proprie origini, confermando un dato comune a molti siciliani: l'attaccamento viscerale alla natura dell'isola, ai contrasti fra l'orribile ed il sublime declinati dagli isolani in un'ampia gamma di virtù e di vizi, anche di natura criminale.
Così, il cuore urbano di Palermo - allora come ai nostri giorni - ha l'aspetto di un teatro di magnificenze passate, nel quale la vita quotidiana dei palermitani appare lontana dai fasti di quell'architettura.
Dinanzi alle facciate o fra i vicoli dei palazzi baroccheggianti gli avventori di bar, i venditori ambulanti ed i bottegai raccontano
storie di ordinaria sopravvivenza in quella che un tempo - nella prospettiva storica dei nostri giorni - fu impropriamente definita "Città Felicissima".
Bancarella del venditore di fichi d'India |
Fra gli ambulanti palermitani, Piazza cita il venditore di meloni e quello di fichi d'India:
"Forse sono rimasti in pochi a sopravvivere, in queste nostre città ormai diventate caotiche, e fra i pochi, ancora oggi vediamo agli angoli delle piazzette del centro, o lungo le strade di periferia, il venditore di 'Muluni'.
Egli improvvisa la sua bancarella alla meno peggio, come gli capita ed ostenta prezzi assolutamente concorrenziali o quasi sotto costo.
Così, nel periodo buono, si può comprare un melone pagandolo a sole 499 lire il chilo, portandosi con il melone, la certezza che è sicuramente di quelli buoni perchè, dopo essere stato battuto con le nocche della mano, il suono prodotto dimostra, a detta del 'mulunaro', che il melone è proprio buono e 'duci'...
Si racconta che il venditore di fichi d'India, per incrementare le vendite, abbia inventato il gioco della 'ficurinia con la spingula'.
Il gioco consiste nel segnare con uno spillo, ad insaputa dei clienti, un frutto fra quelli scelti da mangiare ed a colui che toccherà il fico d'India segnato, toccherà anche di pagare il conto.
Così, per rifarsi, chiederà di giocare ancora e il venditore di fichi d'India venderà qualche frutto in più..."
Una taverna per il consumo e la vendita di vini sfusi |
Un'altra fotografia di Giuseppe Piazza fissa una taverna di un mercato popolare che espone l'insegna "casa del vino", luogo di incontro e di lunghe partite del "tocco" fra avventori che discutono per ore di problemi di lavoro e di beghe di quartiere.
Ceste piene di lumache in vendita nel mercato della Vucciria |
Il tour fotografico palermitano presentato in "Sicilia al sole" aggiunse alla raccolta di immagini quella dei "babbaluci" - le lumache - in vendita allora come oggi al mercato della Vucciria.
"Per i 'babbaluci' - scrive Piazza - la migliore ricetta, se non la più tradizionale, è quella che li vede cucinati a base di 'agghia, ogghio e petrusino' ( aglio, olio e prezzemolo )".
Incrocio di fil di ferro e canne utilizzate per l'asciugatura della banchiera in strada |
Non mancano neppure i riferimenti alle abitudini domestiche tipiche anche di altre regioni del Sud Italia: l'asciugatura dei panni in strada, esposti al sole ed al vento lungo canne o fil di ferro stesi fra i palazzi:
"Sciorinare i panni non sempre risulta una operazione facile ed agevole.
Il più delle volte - scrive Piazza - occorre un saggio razionale sfruttamento tattico degli spazi aerei, che può nascere solo dall'allacciamento di solidi e duraturi 'fili' diplomatici con i vicini e dirimpettai.
Così, il lunedi, il mercoledi ed il venerdi, il diritto di sciorinare viene esercitato da un capo del 'filo', mentre negli altri giorni della settimana, quello stesso diritto viene esercitato dall'altro capo.
Gli avvenimenti straordinari, poi, bisogna pattuirli la sera prima, onde evitare l'interruzione dei rapporti diplomatici dei rapporti diplomatici e con essi dei 'fili' che li reggono"
Insegna di fortuna di un'officina meccanica specializzata in "riparazioni" di ogni genere |
Nel centro storico di Palermo sopravvivono infine ancora oggi meccanici, tornieri ed altri artigiani in grado di aggiustare, modificare o revisionare vecchie apparecchiature e parti meccaniche tecnologicamente superate dall'elettronica e dal digitale.
La fotografia di Giuseppe Piazza svela una di queste officine dall'aspetto assai poco professionale, ma dove si tramanda una delle vecchie arti palermitane: quella dell'arrangiarsi.
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