venerdì 30 gennaio 2015

IL VOLUTTUOSO "PASSO IBLEO" DI RAGUSA

Notazioni topografiche e suggestioni mitologiche di Ragusa Ibla nelle pagine scritte 80 anni fa dal saggista Pier Silvio Rivetta

Il quartiere Mocarda, a Ragusa Ibla.
La fotografia dovrebbe risalire agli inizi degli anni Cinquanta
dello scorso secolo e venne pubblicata
nell'opera di E.Chiusa e G.Casolaro
"Sicilia", edita nel 1974
da Edizioni Azienda Grafica Editoriale Torino 

Nell'opera "Itinerari bizzarri, curiosità italiche" ( Edizioni Ceschina, Milano ), il giornalista e saggista romano Pier Silvio Rivetta - noto con lo pseudonimo di "Toddi" - inserì nel 1935 alcune curiose notazioni su Ragusa Ibla:


"La città nuova - dalle vie regolari a scacchiera - digrada verso al città vecchia, irregolare e contorta: Ibla.
I due centri, sino a poco fa, eran riuniti soltanto dalla ripida scalinata, assai pittoresca ed altrettanto faticosa.
Oggi un comodo servizio di autobus percorre la bella e audace strada a giravolta che collega le due Raguse, unite dal 6 dicembre 1926 in un unico comune, capoluogo di provincia.
Ragusa, elevata a provincia, ha carpito a Siracusa un primato geografico: oggi Ragusa è il capoluogo di provincia più meridionale d'Italia.
E' anzi il solo che sia più a Sud del 37° parallelo, a una latitudine che concorre con quella di Malaga in Andalusia, Tunisi d'Africa e Sparta nel Peloponneso".

"Da nessun paese si scorge Ragusa; né da Ragusa - nemmeno dal più alto pinnacolo - si vede paese alcuno; Ragusa è la città più nascosta d'Italia: bisogna venirci, ma vi si viene troppo poco. 
Eppure ci vennero dopo i Sicani, i Greci, gli Arabi e i Normanni.
E chi sa quanti altri; poi che alcuni credono che Ragusa di Sicilia sia omonima di quella di Dalmazia, perché fondata appunto dai Ragusei Dalmati, giunti fin qui a ricostruire una città presso la semidistrutta Ibla.
Fantasiosa versione, suggerita forse dal nome coincidente.
Altri, più semplicioni, vorrebbero che Ragusa non significasse che 'racchiusa'.
La topografia accrediterebbe questa spiegazione per il nome della città nascosta dai pianori degli Iblei.
Ibla, invece, nome di tutta la regione Iblea, proverrebbe da un epiteto sicano-grecizzato di Afrodite.
I Romani chiamarono "hyblacus gressus" uno speciale incedere della dea più varia dell'antichità, la quale sapeva essere pudica anadiomene, massaia ciprigna e sfacciata pandemia.
Il 'passo ibleo' di Venere apparteneva al repertorio provocante.
Era quella andatura molle e voluttuosa che alcune dive dello schermo credono di avere inventato nel secolo nostro..." 

   







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