Immersione nel mare eoliano negli anni del secondo dopoguerra: i tre subacquei fanno parte del gruppo legato al nome del documentarista Francesco Alliata, fondatore della "Panaria Film" |
Le immagini subacquee del gruppo di "cacciatori" guidati da Francesco Alliata tratte dall'opera "Volto delle Eolie", edita nel 1951 da Flaccovio
"Le Eolie - questo gruppo di isole già tanto di un genere 'isolato' per le sue fumarole, le sue eruzioni, i suoi 'ghiacciai' di vetro vulcanico, la sua sciara di fuoco, le sue superbe solitudini e tutte le sue nevrosi di un mondo ancora in assestazione - moltiplicano, in seno alle acque, le loro meraviglie: cataclismi pietrificati in paesaggi sottomarini, colossali buchi neri che indicano l'ingresso delle grotte, traforo di rocce e ricami di guglie, navi morte, ormeggiate in morte città che sprofondano per fenomeni vulcanici e dove si aggirano - sotto gli archi e tra le colonne - non più proconsoli romani ma le ricciole e le cernie..."
Le sorprese fantastiche nascoste nei fondali delle isole Eolie vennero così descritte dallo scrittore catanese Massimo Simili nell'opera "Volto delle Eolie", edita nel 1951 da Flaccovio.
Il libro - scritto insieme a Vitaliano Brancati e Fosco Maraini e ricco di riflessioni sulla storia, sulle bellezze naturali e sulla cultura delle sette isole - venne pubblicato dopo il successo di cinque documentari dedicati all'ambiente marino siciliano prodotti dalla palermitana "Panaria Film": "Cacciatori sottomarini", "Tonnara", "Tra Scilla e Cariddi", "Bianche Eolie", "Isole di Cenere".
A fondare la "Panaria Film", nel 1946, furono Francesco Alliata, Renzo Avanzo, Quintino di Napoli e Pietro Moncada, i cui nomi fecero la storia documentaristica e cinematografica delle isole Eolie negli anni del secondo dopoguerra.
Dei quattro produttori , il più famoso è certo Francesco Alliata, classe 1919, palermitano, secolare lignaggio nobiliare ed una passione precoce per la ripresa filmata.
Nel suo imponente saggio "I siciliani" ( Edizione Neri Pozza, 2012 ), Alfio Caruso così descrive "l'esplosione d'iniziative e la gioia di vivere" di Alliata dopo gli esordi da documentaria ai tempi della Gioventù Universitaria Fascista:
"L'epicentro sono le Eolie, colonia penale nel periodo borbonico, terra di confino durante il fascismo.
All'epoca sono quasi sconosciute, in gran parte senza luce e acqua corrente, prive di turismo a eccezione di un piccolissimo nucleo di estimatori.
Però il mare e i fondali offrono spettacoli strepitosi.
In compagnia di tre amici, Quintino di Napoli, Piero Moncada di Paternò e Renzo Avanzo, il principe si lancia nei documentari: ne girano una trentina su quello che loro definiscono il sesto continente.
A far da apprendista giunge un giovanissimo Folco Quilici; a prendere appunti è un cugino acquisito, Fosco Maraini, il papà di Dacia, marito di Topazia Alliata, appena rientrato dalla lunghissima permanenza in Giappone.
Il problema principale è preservare la cinepresa dall'acqua: si rivela utile, ma ingestibile.
L'anno seguente viene realizzata una camicia su misura per la Arriflex.
Alliata la usa per avventurarsi nella camera della morte di una tonnara: le scene risultano di grande impatto, i pescatori se ne adontano perché vi fanno la parte dei carnefici.
Nella sua ricerca di sequenze mai realizzate in precedenza, Alliata s'immerge nel canale di Sicilia per riprendere il passaggio dei pesci.
La sfida stavolta è con le correnti impetuose, che minacciano di travolgerlo a ogni secondo..."
Le immagini riproposte da ReportageSicilia tratte da "Volto delle Eolie" testimoniano il primo lavoro di documentazione subacquea compiuto proprio dal gruppo di Alliata nelle Eolie.
I cinque esploratori dei fondali dell'arcipelago vulcanico diedero vita a Salina al "Circolo Siciliano dei Cacciatori Sottomarini".
Il Circolo - il cui nome evoca le fantastiche avventure marine dei romanzi di Jules Verne - era alloggiato in una casa attrezzata per ricevere ospiti "con lo stesse comodità e nello stesso spirito simpaticamente sportivo dei rifugi di montagna per gli alpinisti", secondo la descrizione di Fosco Maraini.
La struttura era in grado di mettere a disposizione imbarcazioni a motore e guide locali, e fu per questo motivo una delle prime infrastrutture in grado di attirare turisti nelle Eolie.
L'attrezzatura dei "cacciatori" era pionieristica: una maschera di gomma e cristallo definita con il termine "gogle", un paio di pinne che lasciavano scoperto il tallone, un fucile ricavato da una canna cava dalla cui estremità spuntava la punta di un arpione guidato da un filo di naylon avvolto in un mulinello.
L'attività subacquea del gruppo di Francesco Alliata fu intensissima, fra spietate battute di pesca - "a Filucudi catturammo in quattro ore in quattro persone con la maschera e senza alcun apparecchio di respirazione 120 chilogrammi di pesce, fra ricciole, saraghi, cefali, ombrine ed altro", ricorderà Alliata - e la produzione del film "Vulcano", con Anna Magnani e Rossano Brazzi.
Nello stesso libro, Fosco Maraini fissò ancora una distinzione fra le sette isole rivelatrice del suo grande spirito di osservazione e destinata a chi non ammirava le Eolie soltanto per le sue meraviglie sottomarine:
"Da una parte ci sono le 'Eolie bianche', dall'altra le 'Eolie nere'.
'Eolie bianche' - Panarea, Lipari, Salina, Alicudi e Filicudi - possono dirsi quelle in cui l'impeto vulcanico si è ormai placato e l'uomo è riuscito a plasmare in qualche modo l'aspetto fisico dei luoghi; quelle in cui il sole splende con riflessi meno metallici e siderali, più da buon padre, generatore di vita e dispensatore di gioia.
'Eolie nere' - Stromboli e Vulcano - sono invece antichi e maledetti scogli sopravvissuti ai primordi; sono lembi di Luna; fuoco, inferno e basalti..."
"L'epicentro sono le Eolie, colonia penale nel periodo borbonico, terra di confino durante il fascismo.
All'epoca sono quasi sconosciute, in gran parte senza luce e acqua corrente, prive di turismo a eccezione di un piccolissimo nucleo di estimatori.
Però il mare e i fondali offrono spettacoli strepitosi.
In compagnia di tre amici, Quintino di Napoli, Piero Moncada di Paternò e Renzo Avanzo, il principe si lancia nei documentari: ne girano una trentina su quello che loro definiscono il sesto continente.
La casa bianca sulla sinistra della fotografia agli inizi degli anni Cinquanta ha ospitato a Salina la sede del "Circolo Siciliano dei Cacciatori Sottomarini" |
Suggestioni architettoniche del mare Pacifico sulle terrazze del Circolo di Salina |
A far da apprendista giunge un giovanissimo Folco Quilici; a prendere appunti è un cugino acquisito, Fosco Maraini, il papà di Dacia, marito di Topazia Alliata, appena rientrato dalla lunghissima permanenza in Giappone.
Il problema principale è preservare la cinepresa dall'acqua: si rivela utile, ma ingestibile.
L'anno seguente viene realizzata una camicia su misura per la Arriflex.
Alliata la usa per avventurarsi nella camera della morte di una tonnara: le scene risultano di grande impatto, i pescatori se ne adontano perché vi fanno la parte dei carnefici.
Nella sua ricerca di sequenze mai realizzate in precedenza, Alliata s'immerge nel canale di Sicilia per riprendere il passaggio dei pesci.
La sfida stavolta è con le correnti impetuose, che minacciano di travolgerlo a ogni secondo..."
Le immagini riproposte da ReportageSicilia tratte da "Volto delle Eolie" testimoniano il primo lavoro di documentazione subacquea compiuto proprio dal gruppo di Alliata nelle Eolie.
I cinque esploratori dei fondali dell'arcipelago vulcanico diedero vita a Salina al "Circolo Siciliano dei Cacciatori Sottomarini".
La costa Sud di Alicudi con le poche abitazioni degli anni di attività della "Panaria Film" |
Il Circolo - il cui nome evoca le fantastiche avventure marine dei romanzi di Jules Verne - era alloggiato in una casa attrezzata per ricevere ospiti "con lo stesse comodità e nello stesso spirito simpaticamente sportivo dei rifugi di montagna per gli alpinisti", secondo la descrizione di Fosco Maraini.
La struttura era in grado di mettere a disposizione imbarcazioni a motore e guide locali, e fu per questo motivo una delle prime infrastrutture in grado di attirare turisti nelle Eolie.
Il gruppo delle Eolie con, in primo piano, Panarea |
L'attrezzatura dei "cacciatori" era pionieristica: una maschera di gomma e cristallo definita con il termine "gogle", un paio di pinne che lasciavano scoperto il tallone, un fucile ricavato da una canna cava dalla cui estremità spuntava la punta di un arpione guidato da un filo di naylon avvolto in un mulinello.
Il profilo di Filicudi |
L'attività subacquea del gruppo di Francesco Alliata fu intensissima, fra spietate battute di pesca - "a Filucudi catturammo in quattro ore in quattro persone con la maschera e senza alcun apparecchio di respirazione 120 chilogrammi di pesce, fra ricciole, saraghi, cefali, ombrine ed altro", ricorderà Alliata - e la produzione del film "Vulcano", con Anna Magnani e Rossano Brazzi.
Nello stesso libro, Fosco Maraini fissò ancora una distinzione fra le sette isole rivelatrice del suo grande spirito di osservazione e destinata a chi non ammirava le Eolie soltanto per le sue meraviglie sottomarine:
"Da una parte ci sono le 'Eolie bianche', dall'altra le 'Eolie nere'.
'Eolie bianche' - Panarea, Lipari, Salina, Alicudi e Filicudi - possono dirsi quelle in cui l'impeto vulcanico si è ormai placato e l'uomo è riuscito a plasmare in qualche modo l'aspetto fisico dei luoghi; quelle in cui il sole splende con riflessi meno metallici e siderali, più da buon padre, generatore di vita e dispensatore di gioia.
'Eolie nere' - Stromboli e Vulcano - sono invece antichi e maledetti scogli sopravvissuti ai primordi; sono lembi di Luna; fuoco, inferno e basalti..."
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