Uno scatto di Alfredo Camisa coglie i toni accesi del paesaggio di Tindari, luogo d'incontro fra opera della natura, devozione religiosa e leggenda
Natura e mito, in Sicilia, si incrociano di frequente.
Luoghi come il lago di Pergusa, la rocca di Erice, la Scala dei Turchi o i crateri dell'Etna uniscono al valore paesaggistico - a volte, come a Pergusa, messo a rischio dall'incuria dell'uomo - anche quello di racconti e leggende che ne accrescono la suggestione storica.
Uno di questi angoli dell'isola è Tindari.
Qui si concentrano un sito archeologico greco-romano con uno scenografico teatro, un ( orribile ) Santuario dedicato ad una Madonna Nera e soprattutto i laghetti di Marinello, "bizzarri stagni - spiegava Matteo Collura in "Sicilia sconosciuta, cento itinerari insoliti e curiosi" ( Rizzoli, 1984 ) - creati dalle correnti marine che mutano di forma ad ogni forte mareggiata".
La fotografia del post ritrae i laghetti nello scatto di Alfredo Camisa, pubblicato nell'opera "Lo Stretto di Messina e le Eolie" ( Automobile Club d'Italia, collana "Italia Nostra", 1961 ).
I toni accesi - quelli blu cangianti del mare Tirreno e quelli gialli della vegetazione, arsa dal sole - fanno pensare ad una giornata di maggio, quando il principo dell'estate isolana investe con la violenza della sua luce ogni aspetto del paesaggio.
I toni accesi - quelli blu cangianti del mare Tirreno e quelli gialli della vegetazione, arsa dal sole - fanno pensare ad una giornata di maggio, quando il principo dell'estate isolana investe con la violenza della sua luce ogni aspetto del paesaggio.
Nella didascalia che illustra l'immagine così si racconta la leggenda dei laghetti di Marinello, drammaticamente legata al culto della Madonna Nera:
"L'arenile che ai piedi del promontorio circonda un braccio di mare ha leggendaria origine miracolosa.
La morbida rena emerse, ritirandosi il mare, perché avesse salva la vita un bambino precipitato dalla rupe.
La madre, che alla vista della disgrazia aveva invocato Maria, era una pellegrina che poco prima aveva, per delusione, esclamato dinanzi alla statua nera della Vergine:
'Sugnu vinuta di luntana via per vidiri a una cchiù niura di mia", 'sono arrivata dopo una lunga strada per vedere ad una più nera di me'
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