Consigli semiseri di sopravvivenza nel traffico cittadino in una pagina dello scrittore e giornalista Franz Maria D'Asaro
Tra via Roma e piazza San Domenico - in una Palermo dei primi anni Cinquanta, ancora animata dal passaggio dei carretti - un vigile urbano dirige il traffico dall'alto di una pedana ( la fotografia è di Patrice Molinard ed è tratta dall'opera "La Sicile", edita nel 1957 da Del Duca Paris per la collana "Couleurs du Monde" ).
Il ridotto via vai di veicoli dell'epoca non è equiparabile a quello odierno, mentre l'abbigliamento dei vigile - una divisa estiva, interamente bianca - suggerisce un'ambientazione "coloniale" della città di quegli anni lontani.
Più o meno allo stesso periodo può essere datata la seconda fotografia di traffico palermitano del post riproposta da ReportageSicilia.
L'immagine ritrae piazza Castelnuovo ingombra di Fiat 600, 1100 e Topolino, prologo alla motorizzazione di massa che di lì a qualche anno avrebbe dato corpo alla fama di una Palermo dal traffico caotico e indisciplinato.
Sull'argomento, lo scrittore e giornalista palermitano Franz Maria D'Asaro scrisse nel 1979 una "vademecum" destinato agli automobilisti forestieri sfortunatamente in transito in città: avvertimenti e consigli misti a sarcasmo, non privi di una certa utilità 36 anni dopo...
"Una volta i vigili urbani di Palermo - si legge in "C'era una volta la Sicilia" ( Edizioni Thule ) - erano famosi come quelli di Bolzano e di Barletta per solerzia e zelo: implacabili soprattutto contro i motociclisti rumorosi, gli automobilisti strombazzanti ( l'incurabile piaga degli automobilisti di Palermo e di Napoli ) e le turiste disinvolte che 'scendevano' in Sicilia con sprezzante mentalità di conquista ed alle quali i guardiani della dignità sicula imponevano di entrare nel più vicino negozio di abbigliamento, almeno per coprire le loro lattiginose nudità.
Nelle altre città dell'Isola i vigili urbani di Palermo erano guardati dai colleghi con un misto di invidia e di ammirazione.
Oggi non si sa più se a Palermo i vigili ci siano e, se ci sono, che cosa ci stiano a fare.
Hanno definitivamente abbandonato la città in mano a motociclisti forsennati e ad automobilisti frementi, il cui godimento più inebriante sembra l'uso continuo del clacson, la sistematica violazione di ogni norma di precedenza, il sorpasso a qualunque rischio, il tutto a velocità degne della pista di Monza.
Vigili inesistenti, e, comunque, spettatori inerti.
Se vuoi difenderti, automobilista 'straniero', non sperare nei vigili urbani; non li troverai mai e se, per caso, dovessi miracolosamente imbatterti in uno di loro, stai certo che non farà nulla, tranne che infastidirsi perché tenti di obbligarlo ad intervenire.
Non sono più quelli di una volta: hanno rinunciato persino a rendere ammonitrice la loro presenza.
Se vuoi difenderti, automobilista 'straniero', rendi felice il fremente automobilista 'indigeno': concedigli la gioia di superarti.
Se non lo fai, l'indigeno' diventa una belva pericolosissima: chissà perché, se non gli concedi sempre e comunque la precedenza - anche se guidi una Ferrari e lui una Cinquecento - si ritiene oltraggiato.
E non ti azzardare a discutere perché l'automobilista di Palermo, nel migliore dei casi - se riuscirai ad evitare il peggio - sarà capace di sbalordirti nel trasformare quello che è il tuo diritto, sancito dal codice della strada, nella concessione, da parte sua, di un favore.
Naturalmente, per dovere di ospitalità"
Tra via Roma e piazza San Domenico - in una Palermo dei primi anni Cinquanta, ancora animata dal passaggio dei carretti - un vigile urbano dirige il traffico dall'alto di una pedana ( la fotografia è di Patrice Molinard ed è tratta dall'opera "La Sicile", edita nel 1957 da Del Duca Paris per la collana "Couleurs du Monde" ).
Il ridotto via vai di veicoli dell'epoca non è equiparabile a quello odierno, mentre l'abbigliamento dei vigile - una divisa estiva, interamente bianca - suggerisce un'ambientazione "coloniale" della città di quegli anni lontani.
Più o meno allo stesso periodo può essere datata la seconda fotografia di traffico palermitano del post riproposta da ReportageSicilia.
L'immagine ritrae piazza Castelnuovo ingombra di Fiat 600, 1100 e Topolino, prologo alla motorizzazione di massa che di lì a qualche anno avrebbe dato corpo alla fama di una Palermo dal traffico caotico e indisciplinato.
Sull'argomento, lo scrittore e giornalista palermitano Franz Maria D'Asaro scrisse nel 1979 una "vademecum" destinato agli automobilisti forestieri sfortunatamente in transito in città: avvertimenti e consigli misti a sarcasmo, non privi di una certa utilità 36 anni dopo...
"Una volta i vigili urbani di Palermo - si legge in "C'era una volta la Sicilia" ( Edizioni Thule ) - erano famosi come quelli di Bolzano e di Barletta per solerzia e zelo: implacabili soprattutto contro i motociclisti rumorosi, gli automobilisti strombazzanti ( l'incurabile piaga degli automobilisti di Palermo e di Napoli ) e le turiste disinvolte che 'scendevano' in Sicilia con sprezzante mentalità di conquista ed alle quali i guardiani della dignità sicula imponevano di entrare nel più vicino negozio di abbigliamento, almeno per coprire le loro lattiginose nudità.
Nelle altre città dell'Isola i vigili urbani di Palermo erano guardati dai colleghi con un misto di invidia e di ammirazione.
Oggi non si sa più se a Palermo i vigili ci siano e, se ci sono, che cosa ci stiano a fare.
Hanno definitivamente abbandonato la città in mano a motociclisti forsennati e ad automobilisti frementi, il cui godimento più inebriante sembra l'uso continuo del clacson, la sistematica violazione di ogni norma di precedenza, il sorpasso a qualunque rischio, il tutto a velocità degne della pista di Monza.
Vigili inesistenti, e, comunque, spettatori inerti.
Parcheggio di auto in piazza Castelnuovo in un'immagine di Publifoto pubblicata nel volume "Sicilia", edito dal TCI nel 1961 |
Se vuoi difenderti, automobilista 'straniero', non sperare nei vigili urbani; non li troverai mai e se, per caso, dovessi miracolosamente imbatterti in uno di loro, stai certo che non farà nulla, tranne che infastidirsi perché tenti di obbligarlo ad intervenire.
Non sono più quelli di una volta: hanno rinunciato persino a rendere ammonitrice la loro presenza.
Se vuoi difenderti, automobilista 'straniero', rendi felice il fremente automobilista 'indigeno': concedigli la gioia di superarti.
Se non lo fai, l'indigeno' diventa una belva pericolosissima: chissà perché, se non gli concedi sempre e comunque la precedenza - anche se guidi una Ferrari e lui una Cinquecento - si ritiene oltraggiato.
E non ti azzardare a discutere perché l'automobilista di Palermo, nel migliore dei casi - se riuscirai ad evitare il peggio - sarà capace di sbalordirti nel trasformare quello che è il tuo diritto, sancito dal codice della strada, nella concessione, da parte sua, di un favore.
Naturalmente, per dovere di ospitalità"
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