giovedì 15 ottobre 2015

L'ABBACINANTE STROMBOLI DI ALFREDO CAMISA

Immagini dell'architettura isolana nei decenni  della fuga degli stromboliani verso lontanissime terre d'oltre oceano


Un'anziana donna di Stromboli
tra la bianca edilizia dell'isola delle Eolie.
Le fotografie del post sono di Alfredo Camisa
e vennero pubblicate nell'opera
"Lo Stretto di Messina e le isole Eolie",
edita nel 1960 da Editrice dell'Automobile
per la collana "Italia nostra"

"Il sole estivo rende abbacinante questo mosaico di piccoli cubi contro l'azzurro cupo del mare.
Molte delle porte di Stromboli sono sprangate, e le case disabitate; dall'inizio del secolo la popolazione dell'isola si è ridotta, da 5.000 a 500 abitanti.
L'Australia, la Nuova Zelanda, gli Stati Uniti sono i paesi di emigrazione degli stromboliani, lontano dalla loro terra perennemente ballerina.
La maggiore percentuale della corrispondenza smistata all'ufficio postale di Stromboli giunge o è destinata oltre oceano.
Le case bianche, i tabernacoli, qualche mulino a vento, i fichidindia, Strombolicchio, la lava costituiscono gli elementi ricorrenti dello scarno paesaggio dell'isola"


Era il 1960 quando il fotografo bolognese Alfredo Camisa http://www.alfredocamisa.it  commentò così in una didascalia le fotografie scattate a Stromboli e pubblicate nel volume "Lo Stretto di Messina e le Eolie", edito da Editrice dell'Automobile per la collana "Italia nostra".
Ancora lontana dagli sbarchi estivi in massa dei turisti, in quegli scatti Stromboli appare un luogo in cui l'uomo deve completamente adattarsi alla natura aspra e alla forza incontrollabile del vulcano e del mare.
Nelle immagini di Camisa, l'isola non appare troppo diversa da quella descritta nel 1951 da Fosco Maraini nell'opera "Volto delle Eolie" ( S.F. Flaccovio, Palermo ):



"Il nero di Stromboli è profondo, desolato, quasi sontuoso talvolta; specialmente la sera con le nuvole color rosa e madreperla.
Per contrasto ogni casa è bianca, bianchissima.
L'architettura è la stessa di quella delle case di Panarea, ma l'insieme, non so come, è triste.
Viene da pensare a degli ossi: ossi fra tizzoni smisurati di pietra.
E poi l'isola va lentamente ma sicuramente spopolandosi.
Dalle parecchie migliaia di abitanti di alcuni anni fa si è scesi alle poche centinaia di oggi.
Intere borgate sono deserte; ogni casa appartiene a qualcuno che sta in Australia od in America e che forse ha dimenticato questa proprietà sulla terra riarsa dell'isola.
Infatti uno degli spettacoli più impressionanti di Stromboli ( e di tutte le Eolie ) è quello della Città Morta.


Proseguendo oltre San Vincenzo si raggiunge Piscità, un lungo borgo di casette cubiche e bianche costruite su delle rocce nere e aguzze e che, a suo tempo, doveva ospitare tre o quattrocento persone.
Oggi ne restano una decina: dei vecchi, qualche ragazza, alcuni bambini.
Il posto degli uomini è preso dai gatti e dal silenzio.
Il dramma tellurico di Stromboli non è solo boati e fiamma ossidrica, è qualcosa di umano; gli uomini, le loro case, le loro vicende sono legate indissolubilmente ai vecchi carboni neri del monte..."   


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