Un vecchio reportage del mensile "Quattroruote" racconta le insidie meccaniche offerte dal circuito stradale delle Madonie nell'anno della vittoria della Porsche di Colin Davis ed Antonio Pucci
Le cronache delle storiche edizioni della Targa Florio hanno spesso sottolineato le insidie di un circuito stradale che metteva a dura prova la meccanica delle vetture in gara.
Le cronache delle storiche edizioni della Targa Florio hanno spesso sottolineato le insidie di un circuito stradale che metteva a dura prova la meccanica delle vetture in gara.
Si è scritto e si è detto che le strade delle Madonie sono state un "banco di prova" per le Case costruttrici; e che grazie alla Targa siano state messe a punto modifiche e miglioramenti alla meccanica di molte automobili di serie.
Ora, ReportageSicilia non è in grado di suffragare una simile verità, conservata forse negli archivi degli studi di progettazione delle aziende automobilistiche.
Certo, però, nel giugno del 1964 il mensile "Quattroruote" avallò questa tesi in un lungo articolo ( "Porsche senza rivali" ) dedicato alla 48a edizione della Targa Florio, disputata il 26 aprile sulla distanza di dieci giri.
Nella scheda intitolata "Considerazioni tecniche", F.Moscarini scrisse che il tormentato tracciato siciliano forniva "utilissime e probanti indicazioni per le migliorie da apportare alle macchine di serie di loro produzione".
Certo, però, nel giugno del 1964 il mensile "Quattroruote" avallò questa tesi in un lungo articolo ( "Porsche senza rivali" ) dedicato alla 48a edizione della Targa Florio, disputata il 26 aprile sulla distanza di dieci giri.
Nella scheda intitolata "Considerazioni tecniche", F.Moscarini scrisse che il tormentato tracciato siciliano forniva "utilissime e probanti indicazioni per le migliorie da apportare alle macchine di serie di loro produzione".
Quell'anno il successo della Targa Florio andò alla Porsche 904 di Colin Davis e Antonio Pucci, unico equipaggio a superare in 7h 10'53" la media dei 100 km/orari ( 100,256 ).
La vettura tedesca diede prova di velocità e robustezza, in una gara molto selettiva:
La vettura tedesca diede prova di velocità e robustezza, in una gara molto selettiva:
"Sul percorso della Targa Florio, tortuoso, difficile, con fondo non sempre perfetto - scriveva ancora F.Moscarini - tutti gli organi delle vetture vengono messi al vaglio duramente e ciò è dimostrato dal fatto che, anche quest'anno, su 64 macchine partite solo 32 si sono classificate, e molte fra queste non sono neppure giunte al traguardo finale.
La Porsche "904" vincitrice guidata da Colin Davis ed Antonio Pucci |
Se esaminiamo le cause dei principali ritiri si possono trarre conclusioni assai interessanti: ad esempio si scopre che gli organi meccanici che hanno meno resistito alle impetuose sollecitazioni sono stati, nell'ordine, le sospensioni ( circa il 50 per cento dei ritiri ), seguite dai differenziali.
I cambi, tutto sommato, non hanno palesato grosse lacune, e così pure i freni ed i motori..."
Sullo stesso tratto del circuito, l'Alfa Romeo "Giulia TZ" di Roberto Bussinello e Nino Todaro |
Quindi il reportage di "Quattroruote" analizzò il comportamento di ciascuna casa costruttrice impegnata in quell'edizione della Targa:
L'Abarth ( "molti ritiri dovuti, pensiamo, ad una insufficiente preparazione delle vetture in una gara così impegnativa e tormentata" ); l'Alfa Romeo ( "bilancio nettamente positivo, dovuto alla regolarità ed al rendimento delle due Giulia TZ preparate dalla Casa" ); l'ATS, ( "ha bisogno, come si suol dire, di 'farsi le ossa' per eliminare quei piccoli inconvenienti che solo nella esasperazione di una corsa possono affiorare" ); la BMC ( "è stata tradita, come altre vetture, dalla trasmissione" ); la Ford ( "da notare che verso la fine della gara alle vetture ancora in corsa si sono rotte le sospensioni: si è così determinato, come avviene in un laboratorio, il cedimento, per affaticamento, di una parte evidentemente non sufficientemente dimensionata" ); la Porsche ( "sospensioni e strutture hanno in parte risentito della durezza della gara, ma la splendida duplice affermazione della Porsche è la più evidente dimostrazione della perfezione raggiunta dalla macchina tedesca" ); e la Renault ( "le vetture preparate dalle connazionali Bonnet e Alpine hanno denunciato debolezza nelle sospensioni e nelle ruote" )
Quell'articolo di "Quattroruote" conteneva poi alcune gustose notazioni sui piloti e sulla Targa Florio del 1964.
Una riguarda Antonio Pucci, il vincitore in coppia con Davis:
"E' un autentico prodotto locale, di quelli con la Targa Florio nel sangue; un veterano della classica siciliana - scriveva C. Mariani - altre volte piazzatosi egregiamente ma mai riuscito nell'impresa più sospirata, la conquista della vittoria assoluta.
Questa volta è andata bene, il traguardo a lungo inseguito è stato finalmente raggiunto; il settimo cielo non è poi così lontano.
Alto, distinto, tanti figli, un paio di baffetti alla 'Divorzio all'italiana': tutti lo ricordano così, lo hanno visto sempre così.
E qualcuno, fiducioso, per non ripetere continuamente il cognome ad un certo punto scrive, parlando di lui, "il baffuto barone siciliano".
Tragico errore: è sempre siciliano, è ancora barone, ma i baffi non li ha più, se li è tagliati.
Adesso magari è convinto che siano stati proprio quelli, i baffi, ad impedirgli fino ad oggi di conquistare l'ambitissima vittoria"
La cronaca di "Quattroruote" scrisse di un altro protagonista di quella Targa Florio: il pilota catanese dell'americana Ford "Cobra", Enzo Arena.
Il suo approdo sul sedile di guida della potente vettura era stato il frutto di un ingaggio seguito alle ottime prestazioni messe in mostra qualche settimana prima al volante di un'Abarth, in Germania:
"E' entusiasta di un pilota scoperto per caso, Peter Schelby ( il dirigente sportivo della Ford, n.d.r ): di Arena, il minuscolo siciliano che sulle strade di casa ha fatto meglio di grossi calibri come Phil Hill, Gurney, Gregory.
Suo è il miglior tempo di tutta la squadra della "Cobra"; e un posto assicurato per tuta la stagione, questo è il più importante.
Schelby accarezza con lo sguardo il sorprendente "picciotto", individuandolo a fatica sulla poltrona nella quale si è sprofondato.
Un vero peso mosca, Arena.
A vederlo impegnato in gara, piccolissimo nel vasto abitacolo del macchinone americano, sembrava di rivedere qualche scena del film "L'uomo invisibile"; e forse qualche concorrente si è sentito il cuore in gola, durante la corsa, nel vedersi superare a fortissima andatura da una vettura apparentemente senza pilota.
Ma c'era, il "manico", e del tutto padrone di quel "camion" capace di quasi 300 all'ora; se non è arrivato fino in fondo, la colpa non è stata sua"
Infine, proprio ad uno dei piloti americani della Ford - di quei piloti cioè abituati a correre su veloci piste, ricavate da vecchi aeroporti - il giornalista del mensile milanese attribuì un'affermazione sprezzante riguardo la durezza del percorso della Targa:
"Questo circuito - afferma convinto uno dei piloti ufficiali della "Cobra" - è stato disegnato e attuato da un gruppo di persone nel periodo più acuto di una colica intestinale collettiva..."
Un passaggio della Ferrari "GTO" di Corrado Ferlaino e Luigi Tamarazzo |
Quell'articolo di "Quattroruote" conteneva poi alcune gustose notazioni sui piloti e sulla Targa Florio del 1964.
Una riguarda Antonio Pucci, il vincitore in coppia con Davis:
"E' un autentico prodotto locale, di quelli con la Targa Florio nel sangue; un veterano della classica siciliana - scriveva C. Mariani - altre volte piazzatosi egregiamente ma mai riuscito nell'impresa più sospirata, la conquista della vittoria assoluta.
Questa volta è andata bene, il traguardo a lungo inseguito è stato finalmente raggiunto; il settimo cielo non è poi così lontano.
Alto, distinto, tanti figli, un paio di baffetti alla 'Divorzio all'italiana': tutti lo ricordano così, lo hanno visto sempre così.
E qualcuno, fiducioso, per non ripetere continuamente il cognome ad un certo punto scrive, parlando di lui, "il baffuto barone siciliano".
Tragico errore: è sempre siciliano, è ancora barone, ma i baffi non li ha più, se li è tagliati.
Adesso magari è convinto che siano stati proprio quelli, i baffi, ad impedirgli fino ad oggi di conquistare l'ambitissima vittoria"
La Ford "Cobra" di Dan Gurney e Jerry Grant |
La cronaca di "Quattroruote" scrisse di un altro protagonista di quella Targa Florio: il pilota catanese dell'americana Ford "Cobra", Enzo Arena.
Il suo approdo sul sedile di guida della potente vettura era stato il frutto di un ingaggio seguito alle ottime prestazioni messe in mostra qualche settimana prima al volante di un'Abarth, in Germania:
"E' entusiasta di un pilota scoperto per caso, Peter Schelby ( il dirigente sportivo della Ford, n.d.r ): di Arena, il minuscolo siciliano che sulle strade di casa ha fatto meglio di grossi calibri come Phil Hill, Gurney, Gregory.
Suo è il miglior tempo di tutta la squadra della "Cobra"; e un posto assicurato per tuta la stagione, questo è il più importante.
Schelby accarezza con lo sguardo il sorprendente "picciotto", individuandolo a fatica sulla poltrona nella quale si è sprofondato.
Un vero peso mosca, Arena.
A vederlo impegnato in gara, piccolissimo nel vasto abitacolo del macchinone americano, sembrava di rivedere qualche scena del film "L'uomo invisibile"; e forse qualche concorrente si è sentito il cuore in gola, durante la corsa, nel vedersi superare a fortissima andatura da una vettura apparentemente senza pilota.
Ma c'era, il "manico", e del tutto padrone di quel "camion" capace di quasi 300 all'ora; se non è arrivato fino in fondo, la colpa non è stata sua"
Infine, proprio ad uno dei piloti americani della Ford - di quei piloti cioè abituati a correre su veloci piste, ricavate da vecchi aeroporti - il giornalista del mensile milanese attribuì un'affermazione sprezzante riguardo la durezza del percorso della Targa:
"Questo circuito - afferma convinto uno dei piloti ufficiali della "Cobra" - è stato disegnato e attuato da un gruppo di persone nel periodo più acuto di una colica intestinale collettiva..."
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