Le fotografie pubblicate dal quotidiano "l'Ora" dell'arresto del cantante inglese Arthur Brown, nel corso di un'infuocata interpretazione della canzone "Fire": un evento rimasto nella memoria della manifestazione ospitata allo stadio della Favorita
Per decine di migliaia di sessantenni palermitani, il Festival Pop del 1970 rappresenta oggi un evento identitario della propria post-adolescenza.
Nel luglio di quell'anno, lo stadio della Favorita accolse per tre giorni una manifestazione rimasta nella memoria della città per la rilevanza internazionale dei suoi protagonisti ( con i nomi di Duke Ellington ed Aretha Franklin su tutti ) e per la partecipazione di altri comprimari capaci di memorabili esibizioni.
Quella del cantante inglese Arthur Brown, il pomeriggio del 17, fa parte ormai della storia stessa del Festival Pop.
Al culmine dell'interpretazione del brano "Fire" ( una sorta di inno lucreziano contro la cultura dei compromessi e delle convenzioni sociali, "sono il re del fuoco aureo, e ti porto fuoco per distruggere e fuoco per creare e io ti rivedrò bruciare..." ), Brown - che si era presentato con il viso coperto da una maschera-elmo di fuoco sulla testa ed un mantello rosso che gli scendeva sulle spalle - cominciò a spogliarsi, fino a togliersi per qualche istante gli slip.
Sembra che Brown - già noto per simili performance portate a termine in Europa e Stati Uniti - avesse concordato con gli organizzatori palermitani un'esibizione meno dirompente; di fatto, una decina di minuti dopo il suo spogliarello il vice questore Allotta ed alcuni poliziotti salirono sul palco, bloccandolo e portandolo via quasi a forza.
Mentre il cantante inglese veniva condotto da Boris Giuliano negli uffici della Squadra Mobile, gli spettatori del concerto cominciarono a reclamare il ritorno dell'artista sulla scena; e quando si capì che Brown era stato arrestato, iniziò un fitto lancio di oggetti sul palco ed una accesa contestazione ( al grido "Al Fatah, Al Fatah" ) all'indirizzo del cantante israeliano Igal Bashan.
A colmare la misura di quella convulsa serata, una cantante del gruppo degli inglesi "Arrival" venne aggredita da un gruppo di teppisti, sembra senza alcun intervento da parte delle forze dell'ordine.
Gli animi si calmarono solo qualche ora dopo, quando il pubblico si lasciò trascinare dalle esibizioni di Brian Auger e degli Exception.
Il clamoroso fuori programma del Festival ebbe grande risonanza a Palermo, e venne alimentato anche dal processo per direttissima dinanzi al pretore Mazzamuto che vide Arthur Brown - nel frattempo rinchiuso in isolamento, all'Ucciardone - accusato di atti osceni in luogo pubblico e corruzione di minorenni.
L'udienza si svolse a porte rigorosamente chiuse, in considerazione delle attenzioni suscitate dal caso e dalla presenza, nei corridoi della III sezione penale della Pretura, di numerosi fan di Brown.
Assistito dagli avvocati Sergio Alessi e Salvatore Gallina Montana, l'artista inglese si difese negando di essersi denudato completamente e ammettendo di avere solo bevuto un po' troppo prima dell'esibizione.
Brown - che rischiava di essere condannato sino a tre anni di carcere - ammise "di fare il brutto perché è il mio personaggio"; aggiunse che la sua canzone doveva avere per il pubblico palermitano "il significato di una purificazione dell'anima, attraverso le fiamme".
Le spiegazioni convinsero il pretore Mazzamuto a concedere al cantante la libertà provvisoria, anche per evitare le lungaggini di un'istruttoria sommaria.
La decisione fu forse dettata anche dalla scelta di non sollevare ulteriori polemiche su un arresto criticato da molti organi di stampa ( fra questi, il quotidiano palermitano "l'Ora" - che pubblicò le fotografie dell'accaduto, ora riproposte da ReportageSicilia - e la trasmissione radiofonica della Rai "Per voi giovani" ).
A difesa dell'artista spuntarono poi anche alcuni cartelli esposti durante il Festival da un gruppetto di 5 spettatori, dal contenuto giudicato ingiurioso contro la polizia.
Fu così che il 16enne Luigi Virgillitto, il 17enne Antonio Borzì, il 19enne Pino Piggioli, il 18enne Ferdinando Indelicato e il 33enne Ezio Staffolani vennero denunciati con le accuse di vilipendio alla forza pubblica ed esposizione di disegni osceni.
Il servizio di ordine pubblico dentro e fuori la Favorita - nei giorni della violenta rivolta di Reggio Calabria - fu insomma asfissiante, almeno a leggere quanto scritto in quei giorni da Sergio Buonadonna su "l'Ora":
"E' qui il punto dolente di tutto il Festival Pop.
Un successo di pubblico, un successo di notevoli proporzioni dal punto di vista artistico, ma un neo grosso così.
Polizia e carabinieri in numero incalcolabile, tanti erano gli agenti in borghese, travestiti in ogni tipo di foggia, perfino da 'hippies' coi pantaloni sfrangiati, da capelloni, o le agenti di polizia femminile con abiti ultima moda.
Ciononostante i ragazzi - i meravigliosi ragazzi di questo Pop, che hanno dimostrato di possedere una buona dose di civilità e di non meritare un così ingombante controllo - li hanno riconosciuti tutti, emarginati.
E questo forse ha innervosito quanti cercavano ciò che non c'era o che non hanno saputo trovare: la droga, per esempio, o la contestazione politica..."
Dopo quattro giorni di soggiorno forzato a Palermo, Arthur Brown ebbe infine la possibilità di salire su un aereo in partenza da punta Raisi e di tornare nella quiete della sua casa inglese, nello Yorkshire.
Stranamente, l'artista che con la sua movimentata performance scrisse uno dei capitoli più coloriti del Festival Pop 1970 rinunciò ad incontrare la stampa: una scelta forse consigliatagli da chi ebbe l'interesse a mettere fine alle critiche rivolte alla Questura di Palermo.
Per decine di migliaia di sessantenni palermitani, il Festival Pop del 1970 rappresenta oggi un evento identitario della propria post-adolescenza.
Nel luglio di quell'anno, lo stadio della Favorita accolse per tre giorni una manifestazione rimasta nella memoria della città per la rilevanza internazionale dei suoi protagonisti ( con i nomi di Duke Ellington ed Aretha Franklin su tutti ) e per la partecipazione di altri comprimari capaci di memorabili esibizioni.
Quella del cantante inglese Arthur Brown, il pomeriggio del 17, fa parte ormai della storia stessa del Festival Pop.
Brown in un momento topico di "Fire". Qualche minuto dopo, sarebbe iniziata una vicenda giudiziaria che ha segnato la storia del Festival Pop della Favorita |
Al culmine dell'interpretazione del brano "Fire" ( una sorta di inno lucreziano contro la cultura dei compromessi e delle convenzioni sociali, "sono il re del fuoco aureo, e ti porto fuoco per distruggere e fuoco per creare e io ti rivedrò bruciare..." ), Brown - che si era presentato con il viso coperto da una maschera-elmo di fuoco sulla testa ed un mantello rosso che gli scendeva sulle spalle - cominciò a spogliarsi, fino a togliersi per qualche istante gli slip.
Sembra che Brown - già noto per simili performance portate a termine in Europa e Stati Uniti - avesse concordato con gli organizzatori palermitani un'esibizione meno dirompente; di fatto, una decina di minuti dopo il suo spogliarello il vice questore Allotta ed alcuni poliziotti salirono sul palco, bloccandolo e portandolo via quasi a forza.
Mentre il cantante inglese veniva condotto da Boris Giuliano negli uffici della Squadra Mobile, gli spettatori del concerto cominciarono a reclamare il ritorno dell'artista sulla scena; e quando si capì che Brown era stato arrestato, iniziò un fitto lancio di oggetti sul palco ed una accesa contestazione ( al grido "Al Fatah, Al Fatah" ) all'indirizzo del cantante israeliano Igal Bashan.
Arthur Brown sale sull'auto della polizia che lo condurrà dalla Favorita in Questura. A bordo della vettura si riconosce Boris Giuliano, il dirigente della Squadra Mobile ucciso dalla mafia nel 1979 |
A colmare la misura di quella convulsa serata, una cantante del gruppo degli inglesi "Arrival" venne aggredita da un gruppo di teppisti, sembra senza alcun intervento da parte delle forze dell'ordine.
Gli animi si calmarono solo qualche ora dopo, quando il pubblico si lasciò trascinare dalle esibizioni di Brian Auger e degli Exception.
Il clamoroso fuori programma del Festival ebbe grande risonanza a Palermo, e venne alimentato anche dal processo per direttissima dinanzi al pretore Mazzamuto che vide Arthur Brown - nel frattempo rinchiuso in isolamento, all'Ucciardone - accusato di atti osceni in luogo pubblico e corruzione di minorenni.
L'udienza si svolse a porte rigorosamente chiuse, in considerazione delle attenzioni suscitate dal caso e dalla presenza, nei corridoi della III sezione penale della Pretura, di numerosi fan di Brown.
Il cantante inglese in manette in attesa del rito direttissimo e sotto la scorta di un carabiniere |
Assistito dagli avvocati Sergio Alessi e Salvatore Gallina Montana, l'artista inglese si difese negando di essersi denudato completamente e ammettendo di avere solo bevuto un po' troppo prima dell'esibizione.
Brown - che rischiava di essere condannato sino a tre anni di carcere - ammise "di fare il brutto perché è il mio personaggio"; aggiunse che la sua canzone doveva avere per il pubblico palermitano "il significato di una purificazione dell'anima, attraverso le fiamme".
Le spiegazioni convinsero il pretore Mazzamuto a concedere al cantante la libertà provvisoria, anche per evitare le lungaggini di un'istruttoria sommaria.
La decisione fu forse dettata anche dalla scelta di non sollevare ulteriori polemiche su un arresto criticato da molti organi di stampa ( fra questi, il quotidiano palermitano "l'Ora" - che pubblicò le fotografie dell'accaduto, ora riproposte da ReportageSicilia - e la trasmissione radiofonica della Rai "Per voi giovani" ).
Brown scherza con il fotografo de "l'Ora". All'artista inglese verrà concessa la libertà provvisoria dopo avere rischiato una condanna sino a tre anni di carcere |
A difesa dell'artista spuntarono poi anche alcuni cartelli esposti durante il Festival da un gruppetto di 5 spettatori, dal contenuto giudicato ingiurioso contro la polizia.
Fu così che il 16enne Luigi Virgillitto, il 17enne Antonio Borzì, il 19enne Pino Piggioli, il 18enne Ferdinando Indelicato e il 33enne Ezio Staffolani vennero denunciati con le accuse di vilipendio alla forza pubblica ed esposizione di disegni osceni.
Il servizio di ordine pubblico dentro e fuori la Favorita - nei giorni della violenta rivolta di Reggio Calabria - fu insomma asfissiante, almeno a leggere quanto scritto in quei giorni da Sergio Buonadonna su "l'Ora":
"E' qui il punto dolente di tutto il Festival Pop.
Un successo di pubblico, un successo di notevoli proporzioni dal punto di vista artistico, ma un neo grosso così.
Polizia e carabinieri in numero incalcolabile, tanti erano gli agenti in borghese, travestiti in ogni tipo di foggia, perfino da 'hippies' coi pantaloni sfrangiati, da capelloni, o le agenti di polizia femminile con abiti ultima moda.
Questa immagine sfocata mostra Arthur Brown all'aeroporto di punta Raisi poco prima del suo ritorno in Inghilterra, dopo quattro giorni palermitani di soggiorno giudiziario |
Ciononostante i ragazzi - i meravigliosi ragazzi di questo Pop, che hanno dimostrato di possedere una buona dose di civilità e di non meritare un così ingombante controllo - li hanno riconosciuti tutti, emarginati.
E questo forse ha innervosito quanti cercavano ciò che non c'era o che non hanno saputo trovare: la droga, per esempio, o la contestazione politica..."
Dopo quattro giorni di soggiorno forzato a Palermo, Arthur Brown ebbe infine la possibilità di salire su un aereo in partenza da punta Raisi e di tornare nella quiete della sua casa inglese, nello Yorkshire.
Stranamente, l'artista che con la sua movimentata performance scrisse uno dei capitoli più coloriti del Festival Pop 1970 rinunciò ad incontrare la stampa: una scelta forse consigliatagli da chi ebbe l'interesse a mettere fine alle critiche rivolte alla Questura di Palermo.
Un'immagine del pubblico del Festival Pop 1970 |
Che gli inquirenti non avessero trovato qualcosa di politico e di aggressivo tra il pubblico non è proprio vero: gli artisti israeliani contestati e quasi linciati lo dimostrano: è stato scritto sopra. Punto
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