Un "poliparo" palermitano della Vucciria. La fotografia del post è di ReportageSicilia |
Adesso che anche l'umile cibo da strada è diventato oggetto di business commerciale ( con la ruffiana denominazione di "street food" ) anche il popolare polpo è diventato ( per continuare con l'inglese ) un "must" del consumo alimentare dei turisti in visita a Palermo.
Per i palermitani, invece - specie quelli più legati alle tradizioni gastronomiche di genitori e nonni - il polpo continua ad essere un saltuario sfizio del palato, da gustare magari con qualche goccia di limone.
Dispensatori di questa specialità marinara continuano ad essere i "polipari"; quasi tutte le borgate costiere ne hanno almeno uno, e ciascuno con il suo segreto per la perfetta cottura del polpo.
Famosi sono quelli di Mondello - gestori di locali arredati con mattonelle e piatti in coloratissima ceramica - e quelli meno pretenziosi di Sant'Erasmo e dei quartieri di Ballarò e della Vucciria.
Qui, il polpo esibisce la fine della propria esistenza su un piatto bianco, sotto gli occhi dei passanti e dei turisti cui il "poliparo" - sornione e beffardo all'obiettivo di ReportageSicilia - intende destinare gli otto tentacoli.
Lui, che ha fatto del mimetismo e dell'astuzia le doti per sfuggire alla cattura di cernie, dentici e murene, lui che ha usato le pietre piatte per chiudere il varco della propria tana e le conchiglie ed i sassi bianchi per attirare le sue prede, adesso giace sconfitto tra le "balate" di piazza Caracciolo.
Né, alla fine, gli varrebbe a consolazione il fatto di sapere di avere allietato il palato del turista tedesco Karl o dell'inglese John, vittima dei richiami globalizzati dello "street food" palermitano.
Famosi sono quelli di Mondello - gestori di locali arredati con mattonelle e piatti in coloratissima ceramica - e quelli meno pretenziosi di Sant'Erasmo e dei quartieri di Ballarò e della Vucciria.
Qui, il polpo esibisce la fine della propria esistenza su un piatto bianco, sotto gli occhi dei passanti e dei turisti cui il "poliparo" - sornione e beffardo all'obiettivo di ReportageSicilia - intende destinare gli otto tentacoli.
Lui, che ha fatto del mimetismo e dell'astuzia le doti per sfuggire alla cattura di cernie, dentici e murene, lui che ha usato le pietre piatte per chiudere il varco della propria tana e le conchiglie ed i sassi bianchi per attirare le sue prede, adesso giace sconfitto tra le "balate" di piazza Caracciolo.
Né, alla fine, gli varrebbe a consolazione il fatto di sapere di avere allietato il palato del turista tedesco Karl o dell'inglese John, vittima dei richiami globalizzati dello "street food" palermitano.
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