sabato 16 settembre 2017

RICORDI EOLIANI PRIMA DELLA PIENA DEL TURISMO

In navigazione verso le Eolie.
Le fotografie del post sono attribuite
all'assessorato regionale al Turismo
della Regione Siciliana
e vennero pubblicate nel settembre 1963
dalla rivista "Sicilia"
"Le coste sono molto alte e scoscese e il terreno è molto accidentato; il clima è salubre e molto dolce, sia i freddi invernali che i calori estivi sono abbastanza mitigati per l'influenza del mare.
I centri abitati sono piccoli in vicinanza di approdi, numerosissime le case sparse; i luoghi più elevati sono disabitati, sia per le difficili comunicazioni interne che per la scarsa produttività del suolo.
Prodotto minerale importantissimo è la pomice.
Prodotti agricoli esportati sono i vini ( specie la Malvasia e l'Uva Passa ).
Le isole sono collegate fra loro da vari servizi settimanali e bisettimanali di velieri o vaporetti..."

Queste sommarie indicazioni sull'aspetto e sui trasporti da e verso le isole Eolie si leggono in una "Guidagenda di Messina" edita nel 1952 dall'Ente Provinciale per il Turismo.
In quel periodo le Eolie stavano vivendo il loro primo boom turistico, legato al clamore di stampa suscitato dalle produzioni cinematografiche di "Stromboli" ( Terra di Dio ) e di "Vulcano".
Le interpretazioni "rivali" di Ingrid Bergman ed Anna Magnani richiamarono nell'arcipelago messinese frotte di cronisti e fotografi, rompendo il quasi totale isolamento di luoghi fino ad allora consegnati ai cultori della geofisica e della mitologia.




Le dure condizioni di vita nelle Eolie tra la fine degli anni Quaranta e gli inizi del successivo decennio sono state così descritte da Francesco Alliata, uno dei primi esploratori sottomarini dell'arcipelago e produttore cinematografico di "Vulcano"

"Nel 1946 - si legge in "Il Mediterraneo era il mio regno" ( Neri Pozza, 2015 )  nelle Eolie non esistevano alberghi, n'é c'era turismo: abitavamo nelle case abitate dagli emigranti.
In quelle case si rifugiavano anche l'archeologo Luigi Bernabò Brea e un suo giovane allievo siracusano, il conte Piero Gargallo.
Erano alla ricerca delle tracce delle civiltà preistoriche locali e ne avrebbero trovate in abbondanza, oggi raccolte nel museo di Lipari, intitolato appunto al professore Bernabò Brea...
Non esisteva in quelle isole acqua ragionevolmente fresca: nessuna sorgente, soltanto pozzi scavati nella nera rovente roccia e nella rena vulcanica, e cisterne in muratura sotto le case, colme di acqua piovana raccolta d'inverno ed esposte d'estate al sole cocente.
Niente elettricità, quindi neanche l'ombra di ghiaccio artificiale se non a Milazzo, raggiungibile solo una volta al dì e con almeno quattro ore di viaggio..."   

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