mercoledì 17 gennaio 2018

IL VENDITORE CATANESE DI ASSENZIO IN UNO SCATTO DI MAX SCHELER

Il venditore di assenzio
fotografato a Catania da Max Scheler junior.
L'immagine venne pubblicata nel novembre del 1957
dalla rivista palermitana "Il Ciclope"
Nella Sicilia del secondo dopoguerra, decine di fotografi italiani e stranieri portarono avanti con i loro reportage un prezioso e spesso dimenticato lavoro di documentazione della società isolana.
A loro, si deve il merito di avere tramandato testimonianze sull'evoluzione del territorio e dei costumi siciliani, in un periodo di passaggio - spesso contraddittorio e traumatico - fra civiltà rurale e spinte urbano-industriali.
L'autore dello scatto riproposto da ReportageSicilia è Max Scheler junior, figlio del più noto filosofo e intellettuale tedesco, figura di primo piano della cultura in Germania agli inizi del secolo XX.
La sua immagine di un venditore ambulante catanese di liquore di assenzio  venne pubblicata nel novembre del 1957 dalla rivista palermitana "Il Ciclope".
Il personaggio ritratto da Scheler ricorda quelli descritti in quel periodo in Sicilia occidentale da Danilo Dolci: una folla confusa e infaticabile di guaritori, venditori ambulanti di verdure selvatiche, raccoglitori di rane, lumache e sanguisughe, cenciaioli, cartonari, ferrovecchiari, spiccifaccende e piccoli usurai.


  
In un italiano piuttosto incerto, il banco di vendita di "absinthium speciale di origini indiane" pubblicizza che il liquore "si prepara in campio del caffè", assicurando all'acquirente "corpo sano e fegato sano".
L'ambulante dell'assenzio rassicura poi i potenziali clienti sul possesso delle autorizzazioni sanitarie e di legge, ottenute nel 1948 dal'"Istituto Chimico Farmaceutico dell'Università di Catania" e dalla "Questura di Ragusa".
La fotografia di Max Scheler ricorda il vario e precario mondo del commercio ambulante a Catania nel secondo dopoguerra, alimentato dall'ingegno e dalla necessità di reperire cibo e materiale di uso quotidiano.
Questo venditore di assenzio rievoca certi personaggi catanesi ricordati da Sandro Attanasio ( "Gli anni della rabbia, Sicilia 1943-1947", Mursia, 1984 ), capaci di produrre 

"strani liquori, frutto di alchimie improvvisate, inventati per spegnere l'implacabile arsura che divorava perennemente i soldati alleati"



L'anonimo personaggio ritratto dal fotografo tedesco arricchisce così la galleria di altri intraprendenti ambulanti del tempo: un tale di Siracusa venditore del "kamiel" - un dolcificante ottenuto dallo sciroppo di fichi e dalle carrube - o quel

"geniale quanto disonesto commerciante che fece fortuna rivendendo a grammi una grossa partita di polvere di tabacco comprata per uso agricolo.
La polvere, mescolata a stallatico ben secco, deliziò i bronchi di irriducibili fumatori..."



2 commenti:

  1. Questo commento è stato eliminato dall'autore.

    RispondiElimina
  2. La figura del ciarlatano che propone cure improbabili attraverso alghe, sale, bicarbonato ed altri “ritrovati” scientificamente privi di qualsiasi effetto, rimane di scottante attualità ancora oggi, sebbene risalga al Medioevo. Pertanto, la storia relativa al furbastro mercante di rimedi inutili non è strettamente legata ad un'epoca in cui occupava il vuoto istituzionale che solo diversi anni dopo sarebbe stato riempito dal Servizio Sanitario Nazionale esteso a tutti gli italiani.

    RispondiElimina