martedì 21 agosto 2018

I VIZI SICILIANI DI GIUSEPPE GENCO RUSSO

Il riposo di Genco Russo.
La fotografia è tratta da
"Rapporto sulla mafia",
di Felice Chilanti e Mario Farinella
edito da S.F.Flaccovio nel 1964
Si racconta che il boss Giuseppe Genco Russo, tornato in libertà nella sua Mussomeli ormai ultraottantenne e acciaccato da vari malanni fisici, fosse solito incontrare le persone tenendo fra le mani un messale unto e consunto.
Negli anni in cui Genco Russo veniva considerato il potente "patriarca" della mafia siciliana, l'erede di don Calogero Vizzini era solito assistere ogni domenica alla messa sulla prima panca della chiesa madre del paese.
A Mussomeli, tutti i compaesani di "Peppe Juncu" - capo elettore di numerosi leader DC del tempo -  ne lodavano i meriti umani e spirituali: in 7.000, agli inizi del 1964, apposero la loro firma ad una petizione che attestava "stima" nei suoi confronti in vista dell'esame di una richiesta di scarcerazione.
I Carabinieri - che in qualche occasione non disdegnarono di mettersi in posa accanto a Genco Russo durante le processioni paesane -  accertarono poi che tra i firmatari dell'appello figuravano parecchi pregiudicati.
Nello stesso periodo, la stampa nazionale riportò con clamore la notizia che 9 dei 14 alunni di una classe di terza media di Mussomeli ne avesse elogiato la figura in un compito in classe: l'insegnante aveva chiesto loro di indicare un concittadino da ricordare per le qualità umane e morali.
In realtà, prima dell'avvento della "nuova mafia palermitana" - spregiudicata nello gestire gli affari dell'edilizia e dei traffici di droga - Genco Russo dominò contadini, pastori e personaggi politici; e controllò feudi, enti di riforma agraria e banche, accumulando una fortuna stimata in un miliardo di lire.

Genco Russo in processione nel 1954 a Caltanissetta:
un celebre scatto di Nicola Scafidi
tratto da "Nicola Scafidi, fotografie",
edito da Federico Motta Editore ( 2001 )
Il giornalista Pietro Zullino così lo descrisse, in un ritratto che riassume ancor oggi i peggiori vizi di certi siciliani:

"Giuseppe Genco Russo è sicuramente una delle figure più sconcertanti del nostro tempo.
Quando di lui si dice che è il re della mafia, non si deve pensare a una specie di Dillinger isolano.
Egli è l'ultimo erede della grande mafia agricola dell'entroterra siciliano; una mafia assolutamente conservatrice, moderatamente giustiziera, che tenta di mantenere il dominio sui latifondi a dispetto di qualsiasi riforma agraria, e contemporaneamente cerca di spillare denaro, sotto qualsiasi pretesto, allo Stato ed alla Regione.
Il prestigio di questi uomini risiede nel fatto che hanno l'astuzia di trattare con quegli elementi del potere politico che si abbassano a farlo: ecco perché sono i monarchi della mafia"


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