Fotografie di ReportageSicilia |
"Bisognerebbe volarci sopra, sull'isola, e abbracciarla con una sole veduta nel prisma intero dei suoi colori: il bruno delle montagne, il grigioferro delle sciare, il 'colore del vino' del mare, il giallo delle sabbie, l'insolente azzurro del cielo, il verdecupo dei castagni, il verdeargento degli ulivi, il verdeoro della Conca d'Oro...
E ancora - ha scritto Gesualdo Bufalino in "L'isola nuda" ( Bompiani, 1988 ) - l'arcobaleno dei fiori, il biondo delle chiese e del grano, il candore delle cave e delle saline, il bianco-polvere delle trazzere...
Bisognerebbe, volando a una quota minore, assecondarne studiosamente il profilo: l'alternanza di rilievi e di vallate, di splendori, ombre e foschie...
Il gioco alterno di rientranze e sporgenze, di rive, scogli e speroni...
Le geometrie disegnate dall'aratro sulle colline, dal vento delle dune, dall'onda sugli arenili; contare la manciata di isolotti minori sparsa a piene pugna ai suoi fianchi da un Ciclope seminatore; spiare dall'alto, infine, le inerzie e i moti di quei minimi, incalcolabili puntini neri: il mulattiere che s'arrampica sotto il sole lungo i tornanti di Rocca Novara; il badilante che si riposa al bivio Maltempo sotto l'ombra d'un vecchio carrubbo; il crocchio di berrette scure davanti a una lega di zolfatai, nella piazza di Racalmuto; il morto ammazzato, alle porte di Bagheria, steso su un mucchio di ciottoli, accanto a una moto riversa, la cui ruota gira sempre più lenta nell'aria...
E' paesaggio anche questo, sebbene a terra il sangue s'asciughi veloce, e, con esso, indignazione e memoria.
Basta che scenda la notte e già la Sicilia respira quieta, immemore delle magagne degli uomini.
Se non bastasse ad accusarli tuttora una foresta di antenne, ciminiere, tralicci, tutto un cilicio di spine confitto nella carne dell'isola, del quale è augurabile ch'essa un giorno con uno strattone si liberi, come Gulliver, appena sveglio, dalla fastidiosa rete di Lilliput..."
Se non bastasse ad accusarli tuttora una foresta di antenne, ciminiere, tralicci, tutto un cilicio di spine confitto nella carne dell'isola, del quale è augurabile ch'essa un giorno con uno strattone si liberi, come Gulliver, appena sveglio, dalla fastidiosa rete di Lilliput..."
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