Anziani di Acquaviva Platani, paese del nisseno fortemente segnato dall'emigrazione. Fotografie di Ernesto Oliva-ReportageSicilia |
Si parla molto di emigrazione straniera, in Italia.
La politica ha fatto suo questo tema, cavalcandolo per fini ideologici ed elettorali, forzando la prospettiva di un problema che richiede decisioni complesse e per la cui soluzione l'ultima cosa necessaria è la sua strumentalizzazione.
Tutto ciò accade mentre la crescente emigrazione dei giovani siciliani sta desertificando la società ed il tessuto economico dell'Isola.
Su questo drammatico tema - e sui dati che ne danno conto ( 12.000 siciliani abbandonano ogni anno la regione, la metà dei quali fra i 15 ed i 34 anni; ad Acquaviva Platani, ad esempio, si contano 928 abitanti e 2.445 residenti all'estero; secondo l'Istat, nel 2065, la Sicilia avrà un milione di abitanti in meno ) - il dibattito politico è invece quasi del tutto assente.
Fatta questa premessa, ci si può dedicare con giusto approccio alla lettura di un romanzo che racconta l'esperienza da migrante di un 30enne siciliano a Milano.
Lo ha scritto Luciano Basile, palermitano, imprenditore di successo con esperienze manageriali in Sicilia e lontano dall'Isola.
Marco - un avvocato che esercita la sua professione in un prestigioso studio legale - sarà costretto a fare i conti con l'esistenziale dilemma che accompagna la vita di tanti conterranei, suddivisi in "siciliani d'alto mare e di scoglio": abbandonare o meno l'Isola per trovare un lavoro e la propria dimensione umana.
Il romanzo si legge tutto di un fiato, ed alla fine - circostanza che può suggerire l'epilogo della storia - dedica una preziosa pagina alla ricetta della pasta con l'anciova.
"Normalmente a Milano il pasto era contenuto e lasciava spazio a languori notturni, fatto che in una trattoria siciliana non si sarebbe mai verificato, ma lavorare nella capitale finanziaria imponeva, oltre ad alcuni riti formali, a una grande puntualità e a un abbigliamento ricercato che gli anziani specialmente del Sud avrebbero accolto con un sorriso stranito, anche piccole porzioni di cibo.
Pensava che occorresse adeguarsi anche a quello stile di vita per poter ambire un domani a diventare un avvocato blasonato con quei titoli top legal o di top partner che solo pochi prescelti avevano avuto l'onore di ostentare.
Gli mancava però la cucina della sua giovinezza, quella della sua tormentata Sicilia e del suo paese in provincia di Palermo, dove le giornate scorrono lente ma i sapori e gli odori sono più autentici e più gustosi; l'aria della nuova città e l'eccitazione per il suo lavoro gli facevano dimenticare momentaneamente quei prelibati ricordi..."
LUCIANO BASILE
"Il successo, il denaro o la felicità?"
Romanzo
140 pp.
MONDADORI
Nessun commento:
Posta un commento