lunedì 23 marzo 2020

IL GRANDE INGANNO DEI CENSIMENTI AD ALCAMO DURANTE IL FASCISMO

Una strada del centro di Alcamo.
Fotografia di Josip Ciganovic,
pubblicata nel II volume dell'opera
"Sicilia", edita nel 1961
da Sansoni ed Istituto Geografico De Agostini

"Dopo il nascondiglio di Giuliano, il più grande mistero della Sicilia è la popolazione di Alcamo"

Con questo incipit, il giornalista Crescenzo Guarino - uno dei protagonisti, anni prima, della resistenza antifascista in Campania - diede sagace attacco ad un articolo pubblicato il 26 ottobre del 1949 dal "Corriere della Sera".
Intitolato "Alcamo la città enigma", lo scritto di Guarino rese noto uno di quei tanti episodi di intrallazzo governativo che il regime aveva fatto in modo di sottoporre a censura sui giornali del tempo: l'alterazione dei dati del censimento della popolazione nella cittadina del trapanese.  

"Prima della guerra etiopica, quando il popolo italiano doveva provare la sua grandezza anche facendo quanti più figli era possibile - spiegò così l'enigma Guarino - le gerarchie di Trapani constatarono con gioia prima ma poi con perplessità che in pochi anni la popolazione di Alcamo aveva obbedito un pò troppo alle direttive.
Perché crescere, in quanto 'il numero è potenza', sì ( l'avevano fatto stampigliare anche sulle mura di quel centro ), ma quelli di Alcamo, nonostante il sole e il vino assai forte, esageravano.
In così breve tempo, per esservi stato quell'aumento, le donne, nel loro amore per la patria, avrebbero dovuto avere ogni anno parti da battere quello delle sorelline Dionne ( le 5 gemelle nate nel 1934 in Ontario divenute protagoniste di una sofferta vicenda giudiziaria ed umana, ndr ).


In verità alle gerarchie non sarebbe spiaciuto il poter mostrare a Roma, in uno di quei rapporti famosi, fino a che punto in quel di Trapani si eseguivano fedelmente le 'direttive'.
Ma il fatto era troppo grosso, e poi restava un dubbio.
Alcamo, una delle roccaforti di mafia più colpite dal prefetto Mori, era fra le più esasperate contro il regime.
Che fosse dunque una beffa?
Si indagò, ma non era una beffa.
Comunque il falso c'era e decine di persone vennero processate per avere alterato i dati del censimento.
Fra gli altri, il podestà Fundarò che non si perdé d'animo e chiamò come avvocato Farinacci.
A nulla valse l'argomento che in fondo, aumentando sulla carta la sua popolazione, Alcamo avrebbe potuto finalmente realizzare il suo grande sogno: la sotto prefettura.
Parecchi ebbero pene severe.
Il podestà, riconosciuto del tutto innocente, fu assolto.
Intanto quest'ombra sulla popolazione di Alcamo rimane.
Il "Dizionario Enciclopedico Moderno" ( settima edizione, 1949 ) indica una cifra: 38.396.
La "Guida" del TCI ( del 1919 ) dice invece: 31.765.
E tutto sembrerebbe chiaro perché è evidente che, in trent'anni, cioè dal 1919 al 1949, la popolazione può essere cresciuta.
Ma l'"Annuario Generale", pure del Touring, del 1932-33, dà ad Alcamo 51.194 abitanti, mentre la "Guida" ( sempre del Touring ) del 1928, un numero maggiore ( 63.051 ).


Ora ci si domanda: siccome il 1928 viene prima del 1949 e allora v'era quasi il doppio degli abitanti rispetto alla cifra più recente, come è possibile che in vent'anni essi siano diminuiti della metà, senza bombe nè epidemie?
Insomma: secondo il "Dizionario Enciclopedico" ( 1949 ) e la "Guida" del Touring del 1919, gli abitanti di Alcamo crescono, secondo la "Guida" del Touring del 1928 ( 63.051  abitanti ) e lo stesso "Dizionario" ( che nel 1949 dà 38.396 abitanti ) diminuiscono.
Dov'è dunque la verità?"  

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