mercoledì 27 maggio 2020

LA REMOTISSIMA ARTE DEI 'CANNATARI' DI CALTAGIRONE

La scala con 142 gradini
di Santa Maria del Monte, a Caltagirone.
I rivestimenti di maiolica che decorano ogni alzata
furono completati nel 1954.
Foto non attribuita, opera citata nel testo

"Un'etimologia del nome Caltagirone, secondo gli studiosi, - ha scritto lo studioso calatino Pietro Gulino in "Sicilia" ( ottobre 1975 ) - potrebbe essere quella che lo fa derivare da 'Qua'at', che in arabo significa 'collina', o 'giarrone' o 'inzirone': grande vaso o brocca, e perciò 'collina dei vasi'.
Questa sarebbe una riprova del fiorire, in quella città, dell'attività ceramistica al tempo della dominazione araba in Sicilia.
Il calatino padre Francesco Aprile, gesuita, racconta nella sua 'Cronologia di Sicilia', di essere stato testimone oculare quando, nei primi del Settecento, per l'escavazione di un acquedotto, furono trovate a notevole profondità, nella zona della frana del quartiere musulmano, avvenuta nel 1346, molte officine di 'cannatari', come ancor oggi, localmente, vengono chiamati i fabbricanti di terraglie smaltate di uso comune.


Che in Caltagirone si producessero ceramiche ancor molto prima dell'avvento degli Arabi, è testimoniato da scavi eseguiti nei dintorni della città, che hanno portato alla luce vasi ed ampolle antichissimi che conservavano tracce di linee colorate tanto che si può affermare che la tradizione locale sia di derivazione siceliota..."


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