mercoledì 10 giugno 2020

UN ELENCO DI 'NCIURIE DI PESCHERECCI MAZARESI

Pescherecci di Mazara del Vallo.
Foto Ernesto Oliva-ReportageSicilia

L'uso delle "nciurie" - i soprannomi dati a singole persone o famiglie - è ancora diffuso in molte comunità dell'Isola, sia nei piccoli centri urbani che nelle periferie urbane.
In un godibile volume che raccoglie centinaia di testimonianze sulla storia dei pescatori di Mazara del Vallo, edito dal Comune nel 2016 ( "Mazara del Vallo, la voce del suo mare" ) Flora Savona Marrone riferisce una lista di "nciurie" assegnate dai mazaresi ai pescherecci, "antropomorfizzati ed identificati con un soprannome" - scrive nella prefazione Antonino Cusumano - "più che con il loro nome ufficialmente registrato e fissato sulla fiancata dello scafo".

Alcune di queste vecchie "nciurie" di barche si spiegavano con le loro caratteristiche costruttive e, talora, con i difetti di funzionamento:

"Lu Cazzottu" e "Lu Cutugnu", perché erano corte e grosse; "Testa 'Nfunnu", perché aveva la prua molto bassa; "La Peccatrice", perché aveva la prua larga e grossa; "La Cunculina", perché aveva la forma di una bagnarola; "Lu Carrumattu", perché era lunga e grossa; "La Caserma di Carrabbinieri", perché aveva la cabina molto alta; "Buchi Buchi""Boogie Woogie", ndr ), perché il motore faceva ballare la barca; "Dechè Dechè" e "Scim Sciam", perché i motori, mal funzionanti, facevano questi rumori.

Altre barche, ricorda Flora Savona Marrone, erano appellate per le abitudini degli equipaggi o dei proprietari:

"Lu Cufuneddru", perché a bordo tutti fumavano la pipa; "La Munnizza", perché era poco pulita; "Fatti avanti e poche parole", perché il proprietario, appassionato dell'opera dei pupi, quando assisteva agli spettacoli gridava al saraceno, "Fatti avanti e poche parole!"; "La Rattarola", perché i proprietari grattavano soldi da tutte le parti; "Lu Va e Veni", perché portava pochi pesci e l'equipaggio entrava ed usciva dal porto continuamente; "T'ascippu la testa", perché se un ragazzo saliva a bordo mentre la barca era ormeggiata, il proprietario gli gridava minacciosamente "O scinni, o t'ascippu la testa".


Altre barche, invece, meritarono la loro "nciuria" per episodi rimasti impressi nella memoria dei pescatori mazaresi:

"L'ultimu jornu di carnalivaru", perché arrivò in porto l'ultimo giorno di un carnevale; "La 'Nnamurata", perché il proprietario si era innamorato; "Minchia chi è laria!", perché un marinaio, battendo la testa mentre si trovava a bordo, esclamò dolorante la fatidica frase.

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