sabato 8 agosto 2020

SIRACUSA, CONFUSA TRA L'ANTICO ED IL MODERNO

Un vicolo di Ortigia.
Le fotografie del post, dell'archivio Farabola,
illustrarono un reportage di Giuseppe Tarozzi,
opera citata

All'ottobre del 1961 risale un reportage su Siracusa pubblicato dalla rivista del Touring Club d'Italia ed intitolato "Il volto di Siracusa".
All'epoca della pubblicazione, la città contava 62.000 abitanti. 
Lo sviluppo industriale dell'intera provincia, favorito dalla creazione di giganteschi impianti del petrolchimico lungo la fascia costiera dello Jonio, stava in quei mesi trasformando ( a lungo termine, con più guasti che benefici ) l'economia e l'urbanistica di Siracusa.



Di questi cambiamenti diede conto nell'articolo Giuseppe Tarozzi, cronista milanese più volte inviato in Sicilia dal TCI per scrivere di luoghi e personaggi isolani. 
Passate in doverosa rassegna le testimonianze archeologiche ed ambientali - a cominciare dal teatro greco e dal Ciane, con i suoi papiri - Tarozzi colse il peso dei cambiamenti sociali in corso, sottolineando che "anche da queste parti è scoppiato il fenomeno dell'urbanesimo che vede sempre più deserte le campagne e sempre più abitate le città".



La Siracusa visitata allora dal giornalista è ancora "luogo tranquillo e provinciale", ma con una confusione fra antico e moderno resa sempre più evidente da quella "travolgente espansione edilizia" che, in quegli anni, determinò la cancellazione di molta preziosa architettura storica:
"Il primo aspetto è quello di una città moderna, pulita e tranquilla.
Una città dove si respira un'aria decisamente provinciale, ma con molto gusto, e decoro e misura.
Apparentemente si potrebbe quasi dire che Siracusa è divisa in tre parti: una è quella che chiamano la città moderna, che occupa l'isola Ortigia e che si unisce al retroterra con un ponte.
E però, questa parte non ha nulla di veramente moderno, sì bene è la tipica e vecchia città mediterranea.
Moderna, invece, e nel vero senso della parola, è la seconda parte, quella che iniziando dentro l'isola Ortigia, discende al ponte, lo valica e si espande sul litorale, sino a creare una sorta di estesa intercapedine prima della terza parte, che nasce ancor più all'interno, e che è la città archeologica.
Ma, a dir proprio, queste divisioni sono arbitrarie, sommarie e si fanno solo per comodo.
In questa città l'antico ed il nuovo sono dovunque confusi, e la travolgente espansione edilizia, questo continuo progresso, contribuisce e confonderli ancora di più..."

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