venerdì 25 dicembre 2020

IL PRESEPE DI VINCENZO CONSOLO

Presepe palermitano in cera di Luigi Arini.
Foto Ernesto Oliva-ReportageSicilia


In "I nostri Natali ormai sepolti" - racconto pubblicato nel 2001 in "Cantata di Natale. Racconti per venticinque notti di attesa ( San Paolo, Milano ) - Vincenzo Consolo ricordò le "mele gialle e lucide, dolcissime, che impregnavano la casa di profumo" regalate da compare Panascì. Nelle stesse pagine, descrisse così l'allestimento del presepe negli anni dell'adolescenza, ovvero "la nuda creazione di un ritaglio del mondo", frutto di una ricerca lungo le sponde del torrente Rosmarino, tra Alcara Li Fusi e Sant'Agata di Militello:

"Per il presepe, io e mio fratello Melo andavamo prima d'ogni cosa alla ricerca delle pietra laviche, nere e porose. Erano, queste pietre, la base del presepe, formavano, ammucchiate, montagne, valli e grotte. Veniva poi la raccolta del muschio e dello spino. Ed era questa l'avventura lungo il torrente Rosmarino. Un torrente che scorreva incassato dentro alti terrapieni, in mezzo ai giardini d'arance e di limoni. Era la ricerca del muschio e dello spino, ma era anche la caccia alle rane e ai granchi, che scovavamo nelle gore, nel fango, sotto le pietre..."


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