domenica 22 agosto 2021

L'OSSESSIONE SICILIANA DEGLI SCRITTORI ISOLANI

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Ernesto Oliva-ReportageSicilia


De Roberto, Verga, Pirandello, Rosso di San Secondo, Borgese, Romano, Patti, Brancati, Quasimodo, Tomasi di Lampedusa, Piccolo, Sciascia, Russello, D'Arrigo, Fiore, D'Errico, Bonaviri, Vittorini, Consolo, Bufalino, Camilleri...

L'elenco degli scrittori e ( in minor misura ) dei poeti siciliani fra Ottocento e Novecento rischia di diventare una lista - come questa, basata sulla memoria e su un sommario criterio temporale - che dimentica qualche nome degno di menzione. Una cosa li accomuna tutti, come ha scritto Massimo Onofri nella prefazione del saggio di Salvatore Ferlita "Altri siciliani. Scritti sulla letteratura isolana contemporanea" ( Kalos, 2004, Palermo ):

"Non c'è vero scrittore siciliano che non abbia vissuto, o non viva l'isola come sua precipua ossessione. Questo è il motivo per cui, anche se la Sicilia non esistesse più, continuerebbero a esistere gli scrittori siciliani. Dalla Sicilia non si esce..." 

Qualche anno dopo - nel 2011 - Stefano Malatesta partendo dall'opera di Leonardo Sciascia avrebbe approfondito il tema del rapporto inestricabile fra l'Isola ed i suoi scrittori, nel presente e nel passato e nei legami fra il loro presente ed il loro passato: 

"Come tutti gli scrittori siciliani - si legge in "La pescatrice del Platani" ( Neri Pozza, Editore, Vicenza ) - Leonardo non era mai uscito dai confini dell'isola, letterariamente parlando, e fino alla fine aveva continuato ad arare un terreno già zappettato da decenni a tutti i livelli e in tutta la sua estensione. Si dice che si scrive solo di quello che si conosce molto bene, ma i siciliani hanno interpretato questo adagio in maniera restrittiva.

Gli scrittori milanesi non hanno sempre messo la Lombardia al centro della loro narrazione e gli scrittori romani sono andati al di là del Tevere. L'aspetto più sorprendente di tutta la vicenda è che, nei casi migliori, come quelli di Sciascia e Pirandello, la natura implosiva delle loro opere non ha mai influito sulla loro qualità, come se lo sforzo di dire qualcosa di diverso su argomenti e luoghi trattati fino alla nausea abbia spinto gli autori su piani superiori..." 

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