lunedì 20 settembre 2021

LA LAPIDE CHE A PALERMO RICORDA IL RIPOSO DELLE "STANCHE MEMBRA" DI GARIBALDI

Foto
Ernesto Oliva-ReportageSicilia


Quasi impossibile fare un censimento di lapidi e targhe che in Sicilia celebrano il passaggio di Giuseppe Garibaldi durante la spedizione dei Mille. Una delle più singolari campeggia di certo a Palermo sotto il fastigio nobiliare marmoreo del palazzo Villafranca dei principi Alliata, in piazza Bologni.  A sottolinearne con ironia il contenuto è stato il giornalista e scrittore palermitano Franz Maria D'Asaro

"In Sicilia - si legge in "C'era una volta la Sicilia", pubblicato a Palermo da Edizioni Thule nel 1979 - anche una siesta di due ore può passare alla storia. Purché il beneficiario del pisolino sia Garibaldi, 'fratello di Santa Rosalia', come lo acclamarono i patrioti di Palermo in quella memorabile giornata del 27 maggio 1860. Una giornata fra le più faticose dell'eroe dei due mondi che dal giorno 11 - sbarco a Marsala - era passato di battaglia in battaglia senza potersi concedere un momento di riposo. Il 15, dopo essere riuscito a convincere Bixio che tentennava ( lo persuase con il fatidico 'qui si fa l'Italia o si muore' ), c'era stato l'epico, furibondo scontro di Calatafimi; il 21 aveva visto morire al suo fianco Rosolino Pilo; il 24 aveva condotto il sottile, ma estenuante, gioco d'astuzia per ingannare i borboni con la finta ritirata da Piana dei Greci a Corleone; il 26, ammirando Gibilrossa lo stupendo scenario del golfo, aveva lanciato la famosa promessa a Bixio: 'Nino, domani a Palermo'; il 27 - finalmente - travolte le truppe del generale Lanza, era entrato a Palermo, accolto dal giubilo dei popolani.

Garibaldi era sfinito: adocchiò un bel palazzo in piazza Bologni e chiese di potervi riposare. Era il palazzo Villafranca dei principi Alliata, nel quale si dice abbia dimorato anche Coriolano della Floresta, duca di Salaparuta. Inutile dire con quanto onore Garibaldi fu ospitato: lenzuola fresche, lavabi portatili, un gran fare nelle cucine, un frenetico andirivieni di signori e domestici, tutti mobilitati per rendere comodo e piacevole il soggiorno dell'invitto. Il quale invitto, però, rimase soltanto due ore: pochissime, ma sufficienti per tramandare ai posteri il breve riposo del condottiero. Nella targa murata sul celebre palazzo si legge infatti:

'In questa illustre casa, il 27 maggio 1860, per sole due ore posò le stanche membra Giuseppe Garibaldi, singolare prodezza fra l'immane scoppio delle micidiali armi da guerra, sereno dormiva il genio sterminatore d'ogni tirannide'" 


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