Spiaggia di Porto Empedocle. Foto Ernesto Oliva-ReportageSicilia |
Livornese, assiduo frequentatore dell'isola d'Elba, classe 1920, Carlo Laurenzi è stato saggista, romanziere e giornalista. Ha pubblicato i suoi reportage ed elzeviri su "La Stampa", "Il Mondo", "Corriere della Sera" e infine "Il Giornale", di cui fu tra i fondatori. Fra i giornalisti più capaci di raccontare costumi e distorsioni della società italiana del secondo dopoguerra, Laurenzi - come ha ricordato Gian Carlo Benzing - "amava il mare, il gatti e l'astronomia". Agli inizi degli anni Sessanta gli capitò di viaggiare in Sicilia, imbattendosi in un costume che sembra essere tuttora diffuso a Porto Empedocle, così come dimostrato dalla fotografia realizzata qualche giorno fa da ReportageSicilia:
"Nessun bagnante - scrisse Laurenzi in un reportage pubblicato dal secondo volume dell'opera "Sicilia", edita nel 1961 da Sansoni e dall'Istituto Geografico De Agostini per la collana "tuttitalia" - s'illuderà di frequentare la spiaggia di San Leone o quella di Porto Empedocle con lo stato d'animo, la serena ottusità d'un bagnante a Viareggio. Il sole di Agrigento è come una torrida, gialla ruota in un cielo nero per esuberanza di azzurro.
Sono gialle le sponde. Il mare, per lungo tratto, è giallo, finché molto lontano, in una striscia non raggiungibile, trascolora in turchese abbagliante... E' curioso il modo col quale gli agrigentini stanno sulle loro spiagge, delle cui attrattive sono fieri. Non si sdraiano al sole, ovviamente, e di rado si bagnano. Piuttosto, quasi a imitazione dei granchi, corrono... Chi dispone di una bicicletta, di una motocicletta, di un'automobile la spinge senza timore, vola sulla battima come lungo una pista, sollevando spruzzi, aprendo mulinelli di schiuma. Non esiste nulla, per un bagnante tradizionalista, di meno distensivo. Ritengo che nessuna legge locale vieti queste gimkane: una delle automobili che correvano che correvano sul lido di Porto Empedocle, l'ultima volta in cui vi sostai, aveva la targa dei carabinieri.
A un certo punto la macchina si fermò, e quattro giovani carabinieri ne scesero. E improvvisamente dettero inizio a un trastullo balneare di strana semplicità: si disposero in circolo, lanciandosi l'un l'altro una grossa pietra di pomice, come fosse una palla. Erano molto giovani, dicevo; stavano a torso nudo, con i loro calzoni con le bande rosse. Non ridevano, ma sembravano intenti, preda di una noia gioiosa...
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