lunedì 1 agosto 2022

TORRETTA GRANITOLA, IL MARE DOVE I PESCI AVEVANO I COLORI DEI FONDALI

Torretta Granitola,
in due fotografie di Rudolf Pestalozzi
degli inizi degli anni Cinquanta
dello scorso secolo.
Opera citata nel post


Fu agli inizi degli anni Cinquanta dello scorso secolo che il fotografo svizzero Rudolf Pestalozzi e lo scrittore Giovanni Comisso viaggiarono nell'Isola per un reportage poi pubblicato in "Sicilia", edito nel 1953 a Ginevra dall'editore Pierre Cailler. Il loro girovagare in una regione dai paesaggi ancora quasi non corrotti dal cemento e dagli scempi ambientali li portò a Torretta Granitola. In quel remoto villaggio di pescatori della costa che di là a poco conduce a Selinunte - una comunità crescita a partire dal 1857 intorno ad un primo caseggiato, presto divenuto uno stabilimento di salagione del pesce - la  risorsa era costituita anche dalla pesca di astici ed aragoste nascoste, al largo, in un'ampia secca rocciosa. Le fotografie postate da ReportageSicilia ripropongono due immagini di Torretta Granitola allora eseguite da Pestalozzi. La descrizione del borgo è invece suggerita da questo testo di Comisso:

"Quando il villaggio è sul mare allora ai contadini si aggiungono i pescatori che abitano nelle case vicine al porto per potere dalla finestra guardare la barca in secca sulla spiaggia e il variare del mare.


 

Vanno alla pesca con le lampare nella notte e all'alba ritornano riversando sulla sabbia pesce maculato come pantere, altro rosso e irto come draghi, altro ancora azzurro e verdastro come i fondali da cui proviene. Le lunghe reti vengono portate ad asciugare al sole sul pendio come un senso religioso verso questo strumento della loro fatica notturna, come se portassero lo strascico della Madonna. Le barche dalle prue variopinte d'azzurro, di bianco e di rosso vengono spinte in secca scorrendo su rulli di legno come ai primordi del navigare..."

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