domenica 9 aprile 2023

JACOK JOB E LE SORPRESE DEL TEMPO PASSATO DI ERICE

Suore su una scalinata ad Erice.
Fotografia di Franz Tomamichel,
opera citata nel post

Direttore di Radio Zurich, poeta, narratore e documentarista appassionato della cultura italiana, lo svizzero Jakob Job visitò Erice raccogliendo le sue impressioni in "Sicilia", edito in italiano nel 1971 da Edizioni Silva Zurigo. A parte le lunghe divagazioni sulla storia mitologica della cittadina trapanese e le riserve sul restauro operato nel 1865 all'interno della Chiesa Madre - "una brutta imitazione gotica" - Job non mancò di sottolineare la singolarità dell'urbanistica ericina, vista come un unico corpo architettonico ereditato dal passato:

"... Erice non è una città nella quale si debbono cercare ad uno ad uno i monumenti artistici. Essa tutta è un monumento dei tempi passati. Con la ciclopica parte inferiore delle sue mura, con le sue severe case troppo strette addosso alla strada, con i suoi angusti vicoli contorti e con le sue scalinate, con le sue chiese ed i suoi palazzi, essa è un testimonio muto d'antica grandezza... Dappertutto qualcosa ci afferra sempre di nuovo: l'atmosfera di un tempo passato, che qui si è rinchiusa su se stessa, l'ambiente di questa cittadina che, con mura, torri e porte, con chiese, case e giardini di secoli remoti, penetra nel mondo odierno. Nessun pezzo da mostra, come ad esempio San Gimignano, ma il coronamento di pietra dell'antico monte sacro: ora silente nella sua ricchezza di tradizioni. E v'è una sola cosa veramente importante, oggi: la visione dalle sue mura, dal castello Pepoli, giù verso la parte nord-occidentale dell'isola, Trapani illuminata da bianche saline, le isole Egadi ad ovest, il Capo San Vito proteso verso nord, con il suo faro e, davanti ad esso, il monte Cofano sul quale anche nei giorni più sereni sventolano bandiere di nubi; poi il panorama della costa occidentale giù fino a Marsala il cui vino ci par di gustare sulla punta della lingua..." 


 

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