Ruderi di un edificio a Vita, nel trapanese. Fotografie Ernesto Oliva- ReportageSicilia |
"Nel tempo passato, nelle vie principali, dominava la bellezza degli archi dei portali delle case nobiliari, con l'utilizzo della pietra "campanedda" di Salemi e i cantonali realizzati in blocchi di pietra di gesso "balatino". Ora, ahimè, trionfa il segno dell'abbandono... Quel 15 gennaio del 1968, la terra tremò distruggendo interi paesi e apportando immani lutti nel Belìce. Dopo l'evento sismico il paese di Vita venne dichiarato a parziale trasferimento con due zone di dislocazione: quartiere "Comuna" e "Vallonello". Poi, grazie ai nuovi apporti tecnologici e ai progressi della scienza, le due zone sono state recuperate ad una eventuale ricostruzione. Ma ahimè tutto tace nell'oblio. Per il recupero dei due quartieri si sente qualche lontano balbettio..."
Così Luciana Occhipinti nel saggio di Pasquale Gruppuso "Una famiglia. Gli Occhipinti di Vita" ( Comune di Vita, 2023 ), ha espresso l'amarezza per la devastazione e l'abbandono di Vita in conseguenza del terremoto del Belìce.
Il piccolo comune del trapanese è senz'altro meno noto e citato rispetto ad altri paesi - Gibellina, Salaparuta, Poggioreale, Santa Margherita, Montevago - che nel gennaio del 1968 furono più gravemente sconvolti dal sisma. Eppure, ancora ai nostri giorni, anche Vita mostra evidenti segni di quella distruzione urbana che ha contribuito al suo spopolamento. Oggi i residenti sono all'incirca 1.800, la metà di quelli dell'anno del terremoto. Ben più consistente è di contro la comunità di origine vitese - giunta alla terza ed alla quarta generazione - residente in Canada, specie nel comprensorio di Toronto. Stride durante una visita a Vita il contrasto fra la bellezza del paesaggio - una campagna ricca di vigneti e di ulivi - e la silenziosa desolazione delle strade dei quartieri abbandonati dopo il 1968. Col passare dei decenni, i resti di molti edifici nel frattempo diventati di proprietà comunale - circa 500 - sono diventati colpevolmente luoghi di discarica di rifiuti; altri, specie quelli solo parzialmente lesionati, rimangono disabitati, nell'improbabile prospettiva che qualcuno - apprezzando la bellezza del paesaggio vitese - decida di farli rivivere.
Nessun commento:
Posta un commento