domenica 10 febbraio 2019

IL VILLAGGIO SICILIANO DI GIOVANNI COMISSO

Mussomeli, nel nisseno.
Foto ReportageSicilia

"I villaggi, in Sicilia - scrisse lo scrittore Giovanni Comisso nel 1953 ( "Sicilia", Pierre Cailler, Ginevra ) sono estesi come piccole città, perché in essi vi abitano anche i contadini che lavorano la terra attorno per molti chilometri.
Sono le loro case alla periferia e appena si arriva al villaggio si avverte un sentore acuto di stallatico giacché muli e contadini riposano sotto lo stesso tetto.
Di mattina presto prima che si alzi il sole, nel silenzio del villaggio addormentato si sente il trotterellare di questi muli sul selciato, e in groppa tentennano i contadini che vanno al lavoro dei campi lontani.
La struttura delle strade è uguale a tutti i villaggi, vi è un gran corso, dove alla sera la popolazione fa la sua passeggiata ambiziosa.
A questo corso confluiscono dai lati i veicoli, selciati con grosse pietre, percorribili solo a piedi o col mulo.
Ogni famiglia abita una casa, quasi sempre conquistata dagli avi con l'emigrazione in America dove i nascituri andranno a loro volta per costruirsi un'altra casa.
In queste case non vi è il focolare, quindi mancano di comignolo, il cibo parsimonioso viene preparato su un fornello a carbone e quando si guarda il disteso villaggio dall'alto di un monte vicino risaltano queste cubiche case nel gioco di ombra e di luce senza che da alcuna di esse esca un filo di fumo a dare il segno di una vita casalinga.
La cattedrale è sempre di bella fattura, o gotica ricordando i Normanni o barocca ricordando gli Spagnoli.



Dopo vi è il giardino pubblico, quello che chiamano "la Villa", con un belvedere verso il mare o verso la campagna circostante e tra le aiuole sempre fiorite alberi bellissimi e schietti si elevano in sanezza per dare il fresco ai vecchi che dopo cena vanno a godersi la sera fuori dai vicoli…"  

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