mercoledì 13 febbraio 2019

LA FORMA DELLE CANDELE NEI VOTI A SANTA ROSALIA

Devozione palermitana a Santa Rosalia.
Le fotografie riproposte da
ReportageSicilia
vennero pubblicate nel settembre del 1958
dalla rivista "L'Italia", edita dall'ENIT
e dalle Ferrovie dello Stato

"La festa della patrona di Palermo ricorre il 4 settembre ma, dalla vigilia e nel corso di un'intera settimana, attira al suo santuario, sul monte Pellegrino, migliaia di visitatori: operai, artigiani, commercianti e funzionari…"

Così nel 1956 Daniel Simond illustrò in "Sicilia" ( Edizioni Salvatore Sciascia ) i riti palermitani per la ricorrenza della festa di Santa Rosalia, il 4 settembre.
Nel suo saggio, Simond raccontò la partecipazione di fedeli, turisti e curiosi all'affollato rito religioso e pagano accolto nell'area del Santuario di monte Pellegrino.
Due anni dopo, allo stesso evento dedicò un fotoreportage la rivista mensile "L'Italia", edita dall'ENIT e dalle Ferrovie dello Stato.



 
Nell'articolo - datato settembre 1958 e al pari delle fotografie, privo di firma - si legge che una credenza popolare porta a far credere ai palermitani devoti alla Santa che le forme assunte dalle candele votive indichino o meno l'accoglimento dei voti:

"Confusi nella folla dei fedeli, vedremo ascendere al tempio i cortei salmodianti dietro le bandiere votive, i penitenti insieme con i curiosi e le allegre comitive, le congregazioni religiose insieme con i turisti, tutti in un unico viaggio verso la famosa grotta.
Vedremo i lunghi ceri che poi si accenderanno davanti alla veneratissima Santa, alcuni fedeli scalzi per mortificazione, le donne vestite di nero che conducono i figli per mano su per l'erta come per offrire alla Madonna anche la forza casta di quegli innocenti, gli uomini, i carri, le bandiere, gli innumerevoli giochi della festa: una vigilia ardentissima, rumorosa, appassionata come il popolo che vi partecipa.


E' in tutti il presentimento del voto, in un pittoresco miscuglio di sacro e profano: nei grandi occhi dei siciliani, nella notte ancora calda di settembre.
Come bruceranno i ceri?
Una leggenda vuole che il voto a Santa Rosalia sarà accolto se i ceri bruceranno incurvandosi: prosperità o carestia, grazia o maledizione, tutto dipende dal modo in cui i ceri si consumeranno sull'altare.
Tremano le mani nel disporli ai piedi della Vergine, le pupille di dilatano nell'estatica attesa davanti alla fiamma, luci e ombre aumentano l'arcano, le implorazioni e le preghiere fanno eco nella grotta.


Bisogna assistere alla secolare funzione per capire il sentimento religioso di questo popolo che è mediterraneo e scettico e vive alle porte dell'Africa: anche se i ceri non s'incurveranno, si ha il sospetto che questa gente si accorderà con la sua Santa come quattro secoli fa, quando Palermo fu salvata dalla peste perché il corpo di Rosalia fu portato in processione.
Mentre violento ed estenuante si compie il rito nel Santuario, fuori esplode la festa, una festa siciliana.
Tutto il colle è pieno di gente che, propiziatasi la Santa, si abbandona in spensierata allegria più che in ogni altra sagra…"  

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