venerdì 23 luglio 2021

LA TRACCIA GRECA DEL LUTTO IN SICILIA

Lutti di famiglia ad Acitrezza.
La fotografia, non attribuita,
venne pubblicata il 24 novembre 1953
da "Il Mondo" 


In "Sicilia", pubblicato da Zanichelli nel 1980 con fotografie di Pepi Merisio ed introduzione di Fortunato Pasqualino, un capitolo del volume porta il titolo "Nel segno della morte e della fede". Vi si esamina il rapporto fra siciliani e la morte, di frequente mediato da una religiosità ricca di segni esteriori, talvolta anche festosi. Nei testi che accompagnano le fotografie di Pepi Merisio, a proposito degli annunci mortuari che compaiono ancor oggi sui muri di città e paesi dell'Isola, Claudio Ragaini cita una considerazione del giornalista, saggista e documentarista netino Corrado Sofia:

"Se al tempo di Andromaca e Anchise ci fosse stata la stampa, noi oggi vedremmo, o ci sembrerebbe di vedere, in caratteri greci le diciture di quegli annunzi che resistono al sole e alla pioggia come in nessun altro paese del Mediterraneo..."

Quindi, Ragaini aggiunge di suo:

"C'è un senso profondo, arcaico, che accompagna in Sicilia l'espressione del lutto; qualcosa radicato nel carattere della gente e che si tramanda da secoli, come un sentimento ancestrale e perciò insostituibile. Le donne avvolte di nero dalla testa ai piedi, i segni esteriori che segnano il passaggio della morte, i finimenti stessi dei paramenti, la simbologia del dolore. tutto esprime la partecipazione corale, che non è solo esteriore, ma interna, vissuta come un dramma antico. La morte in Sicilia viene trattata con un cerimoniale che non ha confronti in nessun'altra regione italiana: dolore e rispetto, una visione tragica della vita che attinge le sue radici lontane tra gli antichi greci..." 

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