Lutti di famiglia ad Acitrezza. La fotografia, non attribuita, venne pubblicata il 24 novembre 1953 da "Il Mondo" |
In "Sicilia", pubblicato da Zanichelli nel 1980 con fotografie di Pepi Merisio ed introduzione di Fortunato Pasqualino, un capitolo del volume porta il titolo "Nel segno della morte e della fede". Vi si esamina il rapporto fra siciliani e la morte, di frequente mediato da una religiosità ricca di segni esteriori, talvolta anche festosi. Nei testi che accompagnano le fotografie di Pepi Merisio, a proposito degli annunci mortuari che compaiono ancor oggi sui muri di città e paesi dell'Isola, Claudio Ragaini cita una considerazione del giornalista, saggista e documentarista netino Corrado Sofia:
"Se al tempo di Andromaca e Anchise ci fosse stata la stampa, noi oggi vedremmo, o ci sembrerebbe di vedere, in caratteri greci le diciture di quegli annunzi che resistono al sole e alla pioggia come in nessun altro paese del Mediterraneo..."
Quindi, Ragaini aggiunge di suo:
"C'è un senso profondo, arcaico, che accompagna in Sicilia l'espressione del lutto; qualcosa radicato nel carattere della gente e che si tramanda da secoli, come un sentimento ancestrale e perciò insostituibile. Le donne avvolte di nero dalla testa ai piedi, i segni esteriori che segnano il passaggio della morte, i finimenti stessi dei paramenti, la simbologia del dolore. tutto esprime la partecipazione corale, che non è solo esteriore, ma interna, vissuta come un dramma antico. La morte in Sicilia viene trattata con un cerimoniale che non ha confronti in nessun'altra regione italiana: dolore e rispetto, una visione tragica della vita che attinge le sue radici lontane tra gli antichi greci..."
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