lunedì 24 marzo 2008

CARLO LEVI, LA FORZA DELLA PAROLA


Ci sono pagine di scrittori capaci di descrivere con poche parole ciò un buon reportage televisivo non riuscirebbe a fare, neppure disponendo del miglior tele-operatore e della migliore equipe redazionale.

La parola, del resto, è la base di ogni forma di comunicazione; e basterebbe, a questo proposito, ricordare ciò che spiega questa breve poesia di Emilio Paolo Taormina: "Non lasciare cadere le parole, posale con cura ad una ad una, come pietre, per costruire un muretto"...

Descrivere con le parole è dunque una forma di reportage che può raggiungere risultati di grande forza; e tutto questo spesso si ritrova nelle opere di Carlo Levi, lo scrittore torinese che tra il 1951 ed il 1952 raccolse in Sicilia le storie poi raccontate in 'Le parole sono pietre'.

Questo stralcio di una sua descrizione di Palermo è stata pubblicata nel primo volume dell'opera 'Sicilia', edita nel 1962 da Sansoni e dall'Istituto Geografico De Agostini; due volumi che ci regalano il quadro di una Sicilia scomparsa per sempre, e che saranno presto oggetto di altre attenzioni da parte di 'REPORTAGESICILIA':


"Dal balcone del mio albergo vedo, di là della fila dei caffè domenicali, affollati di gente seduta a conversare davanti ai gelati di gelsomino, e del viale dove corrono le automobili, davanti al palazzo Trabia, sullo spiazzo vago sul mare, di dove partono i fuochi la sera di Santa Rosalia, nell'ombra che scende, le tende di un accampamento di zingari. Una zingara giovinetta balla da sola, davanti alla tenda, nell'oscurità calda della notte. Lontano, sul mare liscio, brillano i lumi delle navi, e altri lumi brillano sul lungo arco della costa, verso il profilo diruto del monte Pellegrino da un lato, e la serie quasi ininterrotta dei paesi dall'altra, fino a Bagheria e alle rocce dell'Aspra. E altre stelle brillano in cielo; e il velluto della notte è simile a quello degli occhi degli uomini che incontri fuggevoli per via, alla struggente, oscura dolcezza dei cuori, all'incanto arcano della bellezza, al mistero dei destini, alla drammatica, tenera meraviglia di Palermo"


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