Qualcuno dovrà pure cercare e raccogliere le migliaia di storie mai scritte che raccontano cosa sia stata la Targa Florio.
Ancor oggi, basta parlare con gli anziani dei paesi delle Madonie per ricostruire aneddoti ed episodi della gara automobilistica che più di ogni altra al mondo ha intrecciato il contenuto sportivo a quello della cultura degli abitanti e dei luoghi dove l’evento ha avuto svolgimento.
Allo stesso modo, in molti Paesi al mondo – dagli Stati Uniti all’Inghilterra, dal Messico all’Argentina – è frequente raccogliere testimonianze di conoscenza e di affetto verso una manifestazione il cui nome continua ad essere uno straordinario sinonimo di Sicilia; straordinarietà – occorre sottolineare – che non dovrebbe ricondurre solo alla memoria del passato.
Solo i siciliani – probabilmente - potevano decidere di far cadere nell’oblio il patrimonio della Targa, nell’incapacità di valorizzare con iniziative concrete tutto ciò che il nome della “corsa più antica del mondo” potrebbe ancor oggi rappresentare per l’isola.
In questo post – e grazie al prezioso lavoro dell’Associazione Culturale Amici della Targa Florio http://www.amicidellatargaflorio.com/ - REPORTAGESICILIA offre una di quelle tante sconosciute testimonianze su ciò che ha rappresentato lontano dalla Sicilia l’evento delle Madonie.
La storia viene raccontata da una mail proveniente dall’Inghilterra; a scriverla è stato il conte Innocente ‘Dodo’ Baggio, un gentleman driver che negli anni Cinquanta e Sessanta gareggiò sulle strade di Le Mans, delle Mille Miglia e, appunto, della Targa Florio.
Il racconto ricostruisce le circostanze che accompagnarono la sua partecipazione all’edizione del 1963, a bordo di una rossa Jaguar E-Type rubatagli nel porto di Napoli poco prima dell’imbarco per Palermo e fattagli subito ritrovare grazie all’interessamento di un “amico degli amici”.
I ricordi del conte Baggio chiariscono cosa sia stata la Targa Florio per molti piloti stranieri che ebbero la fortuna di parteciparvi: l’amicizia con i driver locali – nel caso in questione, Clemente Ravetto – ma anche un totale ed indimenticabile tuffo nella realtà siciliana, con le sue deformazioni culturali – la presenza della mafia, appunto – e le sue straordinarie attrattive ambientali, rappresentate in questa storia da un viaggio a Vulcano.
Una visita all’isola del gruppo delle Eolie rappresentava allora per tanti facoltosi viaggiatori un tributo al successo internazionale del film ‘Vulcano’, girato nel 1949 dal regista di origini tedesche William Dieterle e con Anna Magnani in veste di attrice protagonista: un rivolo di storia siciliana – anche questa – che sgorga ancor oggi appagante dalla memoria di un anziano e signorile aristocratico del volante.
Tutto questo, ancora una volta – ed anche questo post – grazie a quella infinita ricchezza di doni lasciati dalla Targa Florio.
Di seguito, pubblichiamo il testo della mail in inglese scritto dal conte Innocente "Dodo" Baggio e la sua traduzione in italiano.
"Early February 1963 my wife Gloria and I, along with our Son Tommy who was almost three years old, set out from London for San Remo , where we intended to spend a long visit with my family and then to travel on to Modena where we had many Motor racing friends. Consequently our trip to Sicily, for me to take part in the Targa Florio, started from Modena and it must have been early April when we reached Naples, ready to take the ferry to Palermo. In Naples we parked my Jaguar E type on the embarkation pier in plenty of time to find a nice restaurant near the docks where we enjoyed a wonderful lunch. We then returned to the pier in time to collect the car and embark on the ferry BUT the car was missing!
We reported this fact to the Port Police who said it was no doubt a case of the car being stolen by the Cosa Nostra in Naples ! We then were forced to board the ferry to Palermo by foot, no car or luggage, but luckily with all our documents for both the car and all other personal documents which I always carried with me in a separate shoulder bag.
On arrival in Palermo and met by my brother Nino, who was completely shocked by the fact of the missing Jaguar – along with our entire luggage etc. Very practically he suggested a stop at Fiat before going to his home, and there he consulted with a Don G., a Fiat salesman, renowned to have Mafia connections. Don G. instantly grasped the situation and made a few phone calls to the main land and, with a big grin, returned and told us we should go to the dock the next day to collect the Jaguar which would be arriving on the ferry. Although difficult to believe it, my brother and I went to the dock and fair enough the Jaguar appeared as we were told it would and contained everything, including our clothing and even a full tank of petrol, when it had been only half full when we left it on the docks!
As a result we offered a big dinner to our friend Don G. at a restaurant on the beach at Mondello, which was then to become our favourite eating place.
Unfortunately at almost the same time I received a cable from South Africa to say that Lister Jaguar I had been promise to drive in the Targa Florio, had been damaged beyond repair and was unable to arrive in Palermo – along with my promised co –driver! I therefore notified the Palermo Automobile Club that I would not be able to drive and they then started and exaggerated fuss about me driving in my own car if necessary – having said that this was not possible because I didn’t have a co-driver, someone suggested I should talk to Clement Ravetto who was the son of a Fiat concessionaire.
On his request Clementino selected to try my Jaguar at night up and down Mount Pellegrino as against the Madonie circuit . It was consequently easy for me to establish that Clementino was enthusiastic going up hill but seemed to be almost too conservative racing downhill. Anyway we did what we had to do and at the Targa Florio Ravetto just drove one lap claiming that my brakes were not adequate. As I told you before after the race Gloria, Tommy and I went to Vulcano for a few weeks or so holiday. While there Tommy discovered a fish called Aguglie which were being delivered onto the beach within yards of our “Paglai” accommodation, cooked over charcoal in front of us. Wonderful – It could be said that whilst on Vulcano, that is the only real food Tommy ate! It is here that Tommy had his third birthday too on May 18th!
On our return to Palermo I collected the Jaguar which had acquired new tyres and a complete service and peacefully we went back to the mainland and then drove the way we came with no particularly interesting happenings. Upon arrival in London I discovered that a good bit of money could be made by selling the E type, which Jaguar offered, and claiming that the Dunlop Nylon Tyres I used during the race “were exceptionally good tyres” (which in my opinion they were not!) Never the less they gave us entry into the “Dunlop Book of Records”, and unfortunately I lost the certificate. I sold the Jaguar and consequently bought myself a 2.5 Lancia Carrera"
"All’inizio di febbraio del 1963 mia moglie Gloria ed io, insieme a nostro figlio Tommy che aveva quasi 3 anni, ci mettemmo in viaggio da Londra per San Remo, dove intendevamo stare per una lunga vista ai miei parenti, per poi andare a Modena dove avevamo molti amici conosciuti negli ambienti delle corse.
"All’inizio di febbraio del 1963 mia moglie Gloria ed io, insieme a nostro figlio Tommy che aveva quasi 3 anni, ci mettemmo in viaggio da Londra per San Remo, dove intendevamo stare per una lunga vista ai miei parenti, per poi andare a Modena dove avevamo molti amici conosciuti negli ambienti delle corse.
Da Modena, quindi, continuammo il viaggio verso la Sicilia, dove avrei preso parte alla Targa Florio; ed era inizio aprile quando raggiungemmo Napoli per prendere il traghetto per Palermo. A Napoli parcheggiammo la mia Jaguar E Type sul molo d’imbarco con ancora tanto tempo a disposizione per trovare un gradevole ristorante nel porto, dove pranzammo magnificamente. Quindi ritornammo verso il molo in tempo per riprendere l’auto ed imbarcarci nel traghetto, ma la Jaguar era sparita!
Denunciammo il fatto alla polizia portuale che ci disse che l’auto ci era stata sicuramente rubata da qualcuno di Cosa Nostra di Napoli ( camorra )! Fummo quindi costretti ad imbarcarci per Palermo a piedi, senza più auto e bagagli, ma fortunatamente con i documenti personali e della Jaguar, che abitualmente portavo sempre con me in una borsa separata. Arrivammo al porto di Palermo dove ci aspettava mio fratello Nino che rimase totalmente scioccato dal furto dell’auto e di tutti i bagagli, e che, molto pragmaticamente, suggerì di fermarci ad una rivendita Fiat prima di andare a casa sua; qui parlò con don G., un venditore d’auto noto per avere dei contatti con la mafia. Don G. prese subito in mano la situazione: fece una serie di telefonate in continente e ritornò sogghignando dicendoci di andare al porto il giorno dopo a riprendere la Jaguar che sarebbe arrivata col traghetto. Sebbene fosse difficile da credere, io e mio fratello andammo al porto e la Jaguar apparve esattamente come ci era stato detto, con tutto il suo contenuto, inclusi i bagagli e perfino un’intera tanica di benzina, che era mezzo vuota quando l’avevamo lasciata al parcheggio! Finì che offrimmo al nostro amico don G. una bellissima cena nel ristorante sulla spiaggia a Mondello ( le terrazze dell'Antico Stabilimento Balneare ), che divenne il nostro preferito. Sfortunatamente, quasi allo stesso tempo, ricevetti un cablogramma dal Sudafrica che mi comunicava che la Lister Jaguar che avevo promesso di guidare in occasione della Targa Florio era danneggiata da un guasto irreparabile e non sarebbe arrivata a Palermo, e neanche il co-pilota che mi era stato promesso! Quindi comunicai all’Automobile Club di Palermo che non sarei stato in grado di gareggiare, ma loro pressarono molto affinché io corressi con la mia auto, se fosse stato necessario; avendogli fatto notare che questo non era possibile perché comunque ero senza co-pilota, qualcuno mi suggerì di parlare con Clemente Ravetto, che era il figlio del concessionario Fiat.
Su sua richiesta, Clementino scelse di provare la mia Jaguar durante la notte su e giù per monte Pallegrino, come fosse il circuito delle Madonie. Di conseguenza, fu per me abbastanza semplice capire che Clementino era entusiasta di correre in salita mentre invece era piuttosto prudente nell’affrontare i tratti in discesa. Comunque, facemmo ciò che c’era da fare e alla Targa Florio Ravetto guidò solo per un giro, sostenendo che i miei freni non erano adeguati.
Come già ti raccontai Gloria, Tommy ed io dopo la gara andammo a Vulcano per alcune settimane di vacanza. Mentre eravamo lì Tommy scoprì che c’era dei pesci che si chiamavano aguglie; venivano sbarcati in spiaggia, serviti fin dentro i cortili del nostro bungalow del complesso “I pagghiara” e cotti alla brace di fronte a noi. Buonissimo, si può dire che fu l’unico cibo che mio figlio ha mangiato finché siamo stati a Vulcano! E’ stato proprio sull’isola che Tommy ha festeggiato il suo terzo compleanno, il 18 di maggio.
Al nostro ritorno a Palermo andai a riprendere la Jaguar, a cui era stata fatta una completa messa a punto e montati dei nuovi pneumatici; tornammo tranquillamente in continente, rientrando per la stessa strada che avevamo fatto all’andata, senza che accadesse nient’altro di particolare. All’arrivo a Londra scoprì che la vendita della E Type aveva fruttato un bella somma di denaro, offerta dalla Jaguar, sostenendo che gli pneumatici Dunlop Nylon che avevo usato durante la gara fossero “delle gomme eccezionalmente buone” (che per me, invece, non lo erano affatto!).
Fummo addirittura citati nel “Dunlop Book of Records”, anche se sfortunatamente ho perso questo documento. In seguito ho venduto la Jaguar per comprarmi una Lancia Carrera. 2.5."
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