Da qualche tempo ReportageSicilia
intendeva dedicare un post a Fosco Maraini.
Il 2012 è l’anno del centenario
della sua nascita ( avvenuta a Firenze il 15 novembre del 1912, dallo scultore
Antonio Maraini e dalla scrittrice Yoi Crosse ), e l’occasione di farlo è
arrivata la mattina di domenica 25 marzo: sulla prima pagina de ‘la Repubblica’
campeggiava infatti un richiamo alle pagine interne del quotidiano, intitolato
‘L’ultimo Sciamano, gli dei senza dio di Fosco Maraini’. L’articolo – firmato
da Franco Marcoaldi – narra del legame che legò Fosco Maraini alle terre
dell’Estremo Oriente, la sua ‘scoperta’ dei Kafiri nell’Hindu-Kush e dello
Shinto giapponese.
Nel testo, Marcoaldi non fa nessuno
riferimento al rapporto fra Maraini e la Sicilia: circostanza che ha offerto a
questo blog l’opportunità di cogliere la proverbiale “palla al balzo”, senza
rischi di offrire con questo post un esempio di semplice copiatura o plagio
dell’articolo ispiratore.
Del legame fra Maraini e l’isola,
ricercatori e studiosi discussero il 3 ottobre 2011 a Palermo, nel corso di una
giornata di studio a villa Zito, organizzata dalla Regione Siciliana. Non
avendo partecipato a quell’evento – concluso da un ricordo della figlia Dacia -
molte informazioni su quell’argomento rimangono precluse. Tuttavia, grazie
anche alla riproposizione di alcune fotografie da lui scattate in Sicilia,
ReportageSicilia tenta di riassumere la storia del rapporto di Fosco Maraini
con una regione tanto lontana dalle estreme terre d’Oriente predilette dall’”ultimo
Sciamano”.
E’ noto che il legame che lo portò
in Sicilia, negli anni Trenta dello scorso secolo – la tradizione parla di un
viaggio da Firenze a Palermo in motocicletta - fu l’amore per la prima moglie,
sposata nel 1935: Topazia Alliata, figlia di Enrico Alliata, duca di Salaparuta
e nipote di Edoardo, quest’ultimo fondatore della casa vinicola Corvo di
Casteldaccia. Da quel matrimonio nacquero Dacia, Yuki e Toni. In quel periodo,
Fosco Maraini frequentò soprattutto le ville settecentesche di Bagheria, dando
sfogo alla sua passione per le scalate – passione poi culminata anni dopo nell’ascesa
delle vette tibetane - affrontando le modeste pareti palermitane di capo Gallo
e di monte Catalfano.
L'obiettivo di Maraini non sfugge all'impulso di fissare su pellicola l'arco roccioso di Mongerbino, in uno scenario naturale molto diverso dalle vette montane predilette dal ricercatore fiorentino. |
I figli non
mitigarono il desiderio di viaggiare di Fosco Maraini, che già a 22 anni aveva
avuto modo di imbarcarsi come insegnante d’inglese a bordo della nave scuola
“Amerigo Vespucci”. Nel 1937, infatti, lo studioso fiorentino si trasferì in
Tibet, per dedicarsi a ricerche etnografiche; quindi – con la famiglia – si
spostò in Giappone, dove sarà internato per non avere nel frattempo aderito
alla Repubblica di Salò.
Nell’estate del 1949, Maraini tornò
in Sicilia da un suo secondo viaggio in Tibet; la miseria e le trasformazioni
del dopoguerra dell’isola e del Sud d’Italia lo indussero a compiervi ripetuti
reportage fotografici.
In quel periodo, l’orientalista
avviò un progetto con l’editore De Donato, poi mai del tutto compiuto: una
raccolta di fotografie da riunire nella pubblicazione ‘Nostro Sud’.
Di quegli anni, sono anche una serie di scatti nell’isola poi pubblicati nel volume ‘Castelli di Sicilia’, edito nel 1956 da Silvana Editoriale d’Arte di Milano, a firma di Alba Drago Beltrandi, in parte riproposti in questo post, insieme ad altre immagini tratte dalla pubblicazione ‘Sicilia’ del TCI nel 1961.
Di quegli anni, sono anche una serie di scatti nell’isola poi pubblicati nel volume ‘Castelli di Sicilia’, edito nel 1956 da Silvana Editoriale d’Arte di Milano, a firma di Alba Drago Beltrandi, in parte riproposti in questo post, insieme ad altre immagini tratte dalla pubblicazione ‘Sicilia’ del TCI nel 1961.
In provincia di Agrigento, il ricercatore fiorentino tributo alla figura di Luigi Pirandello: lo scatto ritrae infatti la casa di famiglia del drammaturgo, in contrada Caos |
Nel frattempo, il divorzio dalla
moglie Topazia Alliata avrebbe contribuito ad allentare il rapporto con la
Sicilia, l’isola che ha rappresentato solo una minima parte del mondo da lui
esplorato.
Proprio questa pluralità di interessi, complica certamente la sintesi sul ruolo di Fosco Maraini nella cultura siciliana ed italiana del Novecento. Una circostanza in qualche modo suggerita da Franco Malcoaldi, con queste parole: “etnologo, fotografo, orientalista, poeta, alpinista, scrittore, documentarista, professore universitario, viaggiatore, Maraini – paradossale a dirsi – ha finito per pagare un prezzo salato a causa di questa straordinaria varietà di interessi: il nostro Paese non ha mai prediletto i ‘grandi dilettanti’ e difatti la sua fama non è paragonabile a quella degli altri due fiorentini che gli sono stati coevi, Tiziano Terzani ed Oriana Fallaci…”.
Proprio questa pluralità di interessi, complica certamente la sintesi sul ruolo di Fosco Maraini nella cultura siciliana ed italiana del Novecento. Una circostanza in qualche modo suggerita da Franco Malcoaldi, con queste parole: “etnologo, fotografo, orientalista, poeta, alpinista, scrittore, documentarista, professore universitario, viaggiatore, Maraini – paradossale a dirsi – ha finito per pagare un prezzo salato a causa di questa straordinaria varietà di interessi: il nostro Paese non ha mai prediletto i ‘grandi dilettanti’ e difatti la sua fama non è paragonabile a quella degli altri due fiorentini che gli sono stati coevi, Tiziano Terzani ed Oriana Fallaci…”.
Dopo la sua morte, avvenuta a
Firenze l’8 giugno del 2004, l’archivio di immagini di Fosco Maraini è stato
affidato al gabinetto Vieusseux della città toscana.
Complimenti per il blog, conto di tornarci in futuro, è molto ricco e molto interessante. Ho preso una foto di Fosco Maraini per il mio post http://stupefatti.blogspot.it/2014/04/mongerbino-bagheria-sicilia-mondo-come.html
RispondiEliminaComplimenti per l'articolo e per il blog, ricco di contributi non scontati sulla Sicilia.
EliminaGrazie per i complimenti a ReportageSicilia, utili per cercare di offrire contenuti meritevoli di attenzione.
Buon lavoro,
ReportageSicilia