Muretti
a secco, terrazze agricole ed abbeveratoi raccontano la storia di un mondo
rurale siciliano che, specie nelle aree interne dell’isola, offre ancora
numerose testimonianze della loro antica funzione. Nei decenni passati, molti
fotografi raccontavano quella Sicilia “arcaica e pastorale” con un approccio compiaciuto,
più simile alla ricerca del dato folklorico che alla documentazione della
progressiva scomparsa di quel mondo rurale, con i suoi personaggi ed i suoi
luoghi, espressione di una cultura secolare. Questa considerazione sembra
emergere dall’osservazione di questa fotografia che ritrae un gruppo di
braccianti riuniti con i loro cavalli intorno ad un abbeveratoio, forse al
termine di una giornata di lavoro nei campi. L’immagine – tratta dal II volume
dell’opera ‘Sicilia’, edita da Sansoni nel 1962, a firma Publifoto - è stata scattata a Raddusa, nel catanese,
paese di antiche tradizioni agricole, e dove da qualche anno si celebra
annualmente una ‘festa del grano’: gli anziani tornano nuovamente nei campi e
ripropongono le vecchie pratiche della ‘pisatura’ – la trebbiatura –
un tempo così diffusa da rifornire di grano gran parte della provincia catanese.
Il Museo del Grano di Raddusa. L'immagine è tratta da http://www.calatinosudsimeto.it/03/cont_d.asp?CSez_ID=COMU&CCat_ID=CO10 |
A Raddusa,
nel frattempo, è nato anche un Museo del Grano. L’iniziativa è certo lodevole
sul piano culturale, ma suggerisce anche qualche considerazione sulla
drammatica crisi sofferta da una coltura agricola siciliana strozzata dalle
leggi del mercato globale; al punto da essere relegata – come a Raddusa – a oggetto
di cultura museale, ad amara e beffarda materia di folklore.
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