ReportageSicilia riceve da Paolo Di Salvo questo post.
A Lui va il nostro ringraziamento anche per la documentazione fotografica tratta dal Suo archivio personale, relativa al "triunfu" in onore di Sant'Antonio a Porticello, nel 1979.
Nel saggio "Feste religiose in Sicilia" (1965), che accompagna una straordinaria raccolta di fotografie di Ferdinando Scianna, Leonardo Sciascia ragiona sulla religiosità del popolo siciliano che egli considera totalmente refrattario a tutto ciò che è mistero, invisibile rivelazione metafisica.
Questo particolare modo di intendere e professare la religione si riflette anche nel rapporto con i santi che viene vissuto alla stregua di un normale rapporto sociale e umano.
In Sicilia è infatti frequente trovare, accanto a celebrazioni rispettose delle prescrizioni liturgiche, altre manifestazioni celebrative che, invece, da tali canoni si allontanano.
In Sicilia è infatti frequente trovare, accanto a celebrazioni rispettose delle prescrizioni liturgiche, altre manifestazioni celebrative che, invece, da tali canoni si allontanano.
Tra le celebrazioni devozionali, i “triunfi” e le novene, occasioni fortemente avvertite dal popolo, in passato venivano diffuse dai “ninnariddari” e dai cantastorie ciechi.
Gli “Orbi” erano suonatori e cantori ciechi originariamente riuniti in una Confraternita fondata a Palermo nell'anno 1655, sotto il titolo dell'Immacolata Concezione, da Padre Francesco Drago della Compagnia di Gesù.
Essi avevano il compito, dettato dalla Chiesa, di diffondere presso il popolo testi con argomento di carattere religioso allo scopo di addottrinare le persone attraverso il canto con storie di santi, canti della Natività e della Passione.
Il “triunfu”, la cui tradizione ebbe inizio probabilmente nel XVIII secolo, era una festa di ringraziamento indetta in onore di un santo da parte di chi aveva ricevuto una grazia.
In questa circostanza, davanti ad un’edicola o ad un altarino - riccamente addobbato con fiori, piante e frutta, su cui era disposta l'immagine sacra, un gruppo di suonatori chiamati dal devoto narrava - con una recitazione musicata, la storia e i miracoli del santo.
Solitamente i “triunfisti” formavano una piccola compagnia di almeno tre elementi: violino, chitarra e mandolino. Tra gli ultimi “triumfisti” palermitani vengono ricordati particolarmente Rosario Salerno ( "Zu Rusulinu", suonatore di violino), Angelo Cangelosi (suonatore di chitarra), Fortunato Giordano (suonatore di chitarra e cantastorie cieco), Salvatore Rizzo (suonatore di violino) e Giovanni Pennisi (suonatore di chitarra).
In questa circostanza, davanti ad un’edicola o ad un altarino - riccamente addobbato con fiori, piante e frutta, su cui era disposta l'immagine sacra, un gruppo di suonatori chiamati dal devoto narrava - con una recitazione musicata, la storia e i miracoli del santo.
Solitamente i “triunfisti” formavano una piccola compagnia di almeno tre elementi: violino, chitarra e mandolino. Tra gli ultimi “triumfisti” palermitani vengono ricordati particolarmente Rosario Salerno ( "Zu Rusulinu", suonatore di violino), Angelo Cangelosi (suonatore di chitarra), Fortunato Giordano (suonatore di chitarra e cantastorie cieco), Salvatore Rizzo (suonatore di violino) e Giovanni Pennisi (suonatore di chitarra).
Il “triunfu” si apriva con un allegro brano musicale dal ritmo sostenuto, cui seguiva il racconto della storia del Santo, interrotta da alcune brevi pause durante le quali i fedeli offrivano ai “triunfisti” da bere e cibi tradizionali.
Fra un "miracolo" e l'altro si intrecciavano alla storia vari intermezzi musicali.
Il “triunfu” si concludeva ritualmente con la Litania della Vergine, l'”Abballu di li virgini” e una o più “sunati a cumplimentu”.
L’”Abballu di li virgini” è un canto in cui si descrive una grande festa da ballo indetta in cielo «’nnanzi a Diu Patri e Signuri». Insieme a Maria, danzano le vergini che vengono nominate, in una lunghissima filastrocca, man mano che si avviano alla danza e alla fine del canto.
Ironia, orgoglio, senso di appartenenza ad un rito collettivo: sono solo alcuni degli stati d'animo che possono leggersi nei volti di questi musicisti senza nome |
La cerimonia più frequentemente celebrata era in onore di Santa Rosalia patrona di Palermo, ma c'erano “triunfi” per ognuno dei santi più venerati in ambito popolare.
A Porticello, nella ricorrenza del Santo, i devoti di Sant’Antonio di Padova apparecchiavano numerosi altarini davanti ai quali venivano cantati i “triunfi”.
Oggi i “triunfi”, a parte quello di Santa Rosalia puntualmente riproposto per il Festino, non vengono più eseguiti in contesti di celebrazioni devote, ma prevalentemente in occasione di concerti o rassegne di musica tradizionale.
La performance sonora dinanzi un altarino con l'immagine di un Bambinello, in onore del quale - racconta Di Salvo - il gruppo intonò il motivo "mi scappa la pipì papà" |
Sempre a Porticello, nel giugno del 1979, in occasione delle celebrazioni in onore di S. Antonio, ho avuto la fortuna di ascoltare e fotografare Giovanni Pennisi e Salvatore Rizzo che, già all’epoca, erano rimasti tra gli ultimi eredi della tradizione dei triunfi.
In quella stessa circostanza partecipavano alle celebrazioni anche ensemble non proprio nei canoni della tradizione. Tra questi, una piccola banda alloggiata su un motocarro si spostava da un altarino all’altro suonando le più svariate musiche: ricordo che, dopo diverse bevute, il gruppo eseguì in onore del Santo (che d’altro canto regge in braccio il Bambinello) il motivo “mi scappa la pipì papà”.
testo e fotografie di Paolo Di Salvo
Un'altro momento del "triunfu" in onore di Sant'Antonio a Porticello: anche questa immagine di Paolo Di Salvo evidenzia il carattere socializzante rappresentato dall'evento di natura devozionale |
testo e fotografie di Paolo Di Salvo
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