Non c’è monumento a Palermo più dimenticato per secoli dalla città e poi diventato – dopo il recupero – uno dei suoi simboli culturali: lo Spasimo, o, per essere più precisi, la chiesa di Santa Maria dello Spasimo, nel quartiere della Kalsa.
Fu nel 1995 che il complesso monumentale, con
l’annesso ex ospedale “Principe Umberto”, venne riconsegnato ai palermitani ed
ai turisti; la sua volta a cielo aperto, simile a quelle di San Galgano in
Toscana e della chiesa do Carmo a Lisbona rappresentava un’eccezionale richiamo
per i visitatori.
Oltretutto, lo Spasimo è per la Sicilia
quasi un “unicuum” artistico, grazie alle sue matrici architettoniche
gotico-settentrionali caratterizzate dalla predominanza delle volumetrie, dallo
slancio in verticale di abside a pianta poligonale coperta da una volta
stellare con possenti arcate a sesto acuto e con quattro monofore sguinciate
sui muri conclusivi dell’impianto a croce.
Nato agli inizi del secolo XVI come convento dei padri di Monte Oliveto grazie ad una donazione del giureconsulto palermitano Girolamo Basilicò – devoto alla “Madonna che soffre per il Cristo in croce”, e da qui la denominazione di “Spasimo” – il convento non venne mai completato.
Nato agli inizi del secolo XVI come convento dei padri di Monte Oliveto grazie ad una donazione del giureconsulto palermitano Girolamo Basilicò – devoto alla “Madonna che soffre per il Cristo in croce”, e da qui la denominazione di “Spasimo” – il convento non venne mai completato.
Nel corso dei secoli successivi, l’edificio avrebbe
ospitato via via spettacoli teatrali, un lazzaretto per malati di peste, un
deposito di carrozze del Senato cittadino, un ospizio per poveri, un
sifilicomio, un deposito per la custodia di neve ed, infine, un magazzino di
reperti d’arte provenienti da altri monumenti cittadini.
“La molteplicità degli usi, il lungo abbandono, la totale mancanza di manutenzione – scriverà Renato
Palazzo – può far comprendere lo stato di
abbandono raggiunto e di precarietà delle strutture ed il loro lento ed
inesorabile volgere verso la condizione di rovina”.
Non meno sofferte furono poi gli eventi che
portarono in Spagna – oggi al Museo del Prado – l’opera di Raffaello dedicata
alla Madonna dello Spasimo commissionatagli nel 1516 dallo stesso Girolamo Basilicò.
Il quadro, nel 1661, finì in maniera non documentata nelle mani di tale D.Giovanni Dies che lo donò al
vicerè spagnolo D.Ferdinando D’Ayala: da qui, l’opera di Raffaello prese presto
il mare con destinazione Madrid, presso la corte di Filippo V.
Purtroppo, alcuni interventi di manutenzione
elettrica, nell'agosto del 2009 - ed un
successivo sequestro giudiziario della Procura, legato al rischio di crolli di
intonaci e paramenti murari, nell’ottobre del 2011 - costringono lo Spasimo alla chiusura.
Dal precario deposito di reperti architettonici recuperati all'interno dello Spasimo figurarono numerosi calchi in gesso provenienti dall'Accademia di Belle Arti di Palermo |
Il Comune di Palermo aveva preannunciato un restauro
entro questa estate, ma il timore è che i bilanci in rosso di palazzo delle Aquile
possano nuovamente far cadere lo Spasimo nell’abbandono.
In questa incisione di Minneci e Filippone è evidente lo stato di degrado dello Spasimo già nei primi decenni del secolo XIX: l'opera è datata 1834 |
In attesa che i fatti smentiscano le preoccupazioni
per il monumento della Kalsa, ReportageSicilia ripropone alcune fotografie che
documentano lo stato di degrado dell’edificio prima del 1995.
Le immagini sono tratte dalla pubblicazione “Lo Spasimo”,
un ormai raro libretto edito quell’anno dal Comune di Palermo con testo critico
di Giovanni Palazzo.
"La Madonna che soffre dinanzi il Cristo in croce" è l'opera che Raffaello dipinse nel 1516 per il giureconsulto palermitano Girolamo Basilicò, che donò l'opera al convento dello Spasimo. Il quadro finì in Spagna presso la corte di Filippo V in circostanze poco chiare e si trova oggi esposto al Museo del Prado. L'immagine è tratta da www.museodelprado.es |
:-(((( Peccato tutto allo sfacello.
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